“Lu paise ranne”
Festa di San Cesario, luminarie 2007, foto MGM. |
“Lu paise ranne”
Il mio paese lo ricordo come “lu paise ranne”, ovvero “il
paese grande”.
Sin da quando ero bambina percepivo questo luogo comune come
un motivo di orgoglio, una etichetta di cui essere fiera.
San Cesario, rispetto ai comuni limitrofi, mi appariva
moderno con i suoi servizi avanzati per l’epoca: la stazione ferroviaria;
l’ospedale; le industrie specializzate per la distillazione dell’alcool, le cui
fabbriche con le svettanti ciminiere rimangono preziose testimonianze di
archeologia industriale del territorio; i tabacchifici, fonte di lavoro per una
cospicua manodopera femminile; il mercatino coperto, in stile eclettico di
ascendenza neorinascimentale, che si affaccia sulla Piazza XX Settembre dominata
dalla Torre dell’Orologio (1821), fregiata dello stemma civico, in coerente
architettura revival ottocentesco; la caserma dei Carabinieri; le scuole
elementari, che un tempo ho frequentato nelle mega aule del Palazzo Ducale
(XVII secolo).
Quest’ultimo, edificio topico d’imponenti dimensioni, sede
del Comune dal 1880, domina l’ampia Piazza Giuseppe Garibaldi e sfida, con la
sua regalità, l’austera sacralità della Chiesa Parrocchiale (XVIII secolo). La
sua struttura architettonica, in pietra leccese, si conserva unitaria pur
avendo subito nel tempo rimaneggiamenti e riadattamenti.
Una veduta fedele della facciata del "Palais de St.
Cesar Chez Lecce", che raccolgo nella mia memoria come un‘immagine
favolistica, è il disegno acquerellato di un viaggiatore francese (non turista)
Jean Louis Desprez (o Des Prez, o Des Prèz) tracciato con dovizia di
particolari come souvenir dei luoghi visitati. Ora, mi lusinga che sin dal
Settecento, quando il gran tour (turismo culturale) era una moda tra i rampolli
dell’aristocrazia illuminata, anche il Salento costituiva una meta da scoprire.
Qui non ci si arriva per caso… bisogna scegliere di arrivarci!
Arredano le vie del centro le aristocratiche dimore
patronali definite da sobri tipi architettonici, i cui piani nobili sfoggiano
eleganti balconi mensolati, impreziositi da decori in pietra leccese, dettagli
in ferro battuto, che sono il vanto di un antico sapere artigiano.
L’abitato popolare invece si snoda su tracciati tortuosi che
improvvisamente sbucano in slarghi che precedono le tipiche case-corte:
bianche, dalle scale interne profumate di basilico, dai cortili assolati,
tagliati dalle precise ombre delle semplici architetture. S’intervallano ad
esse numerose chiese di modeste dimensioni, ma d’apprezzabile valore storico-artistico,
come la Chiesetta di San Giovanni (XIV secolo), Sant’Elia (XVI secolo), che
conferiscono all’abitato un’immagine ricca di memoria storica, di
stratificazioni culturali.
Col tempo sono sorti: una seconda Chiesa Parrocchiale; la
nuova sede dell’ufficio postale; l’edificio della scuola Elementare, della
scuola Media; la Biblioteca comunale, l’Unità Sanitaria Locale, il Consultorio
Familiare, un centro anziani, l’ospedale nuovo con ruolo specialistico;
attrezzati impianti sportivi; prestigiose sedi museali, come il Museo d’Arte
Contemporanea (attico Palazzo Ducale), la casa-museo Leandro (Via Cerundolo),
la Loop House Gallery (Palazzo Russo).
I nomi di alcune vie, dedicate ai tanti paesani illustri che
sono stati patrioti (Vincenzo Cepolla), scrittori (Michele Saponaro) e artisti
(Ezechiele Leandro), testimoniano una tradizione fatta di cultura e prestigio
che ha reso San Cesario uno scrigno d’operosità, non solo manuale, ma
soprattutto intellettuale.
Non a caso un antico detto popolare, indelebile nella mia
coscienza di appartenere a questo luogo, recita: “San Cesariu fenesce, fenesce,
ranni e piccicche tutte mesce”, in altre parole, “San Cesario finestre,
finestre” (allude allo sviluppo architettonico), “grandi e piccine tutte
maestre” (allude all’interesse per l’istruzione e, più in generale, per la
cultura, da sempre contemplata nei programmi politico-amministrativi, sostenuta
con pubblicazioni di rilievo) indica appieno questa dualità del sapere,
artigiano e intellettuale, che i sancesariani hanno conservato e difeso come
segno tangibile del proprio carattere, razionale e critico, dubbioso nei
confronti di credenze gratuite.
Ad esempio, la festa patronale, la cui ricorrenza mi ha
offerto l’opportunità di scrivere questi semplici pensieri che riassumono
brevemente la storia del mio paese, ha avuto i suoi anni di crisi,
probabilmente per importanti motivi che sicuramente esulano dal sentire la
festa come atto di fede e che interpreto, invece, come un segno di positiva
ricettività della gente del luogo, la quale non si lascia prendere dall’
inerzia della consuetudine, ma dimostra di saper operare in condizioni di piena
armonia e solidarietà.
Oggi la piazza-giardino, come mi piace chiamarla, detta in
gergo dialettale “largu te lu palazzu, in omaggio a quell’aristocratica
architettura che ha dato prestigio a tutti noi, è il luogo della festa, scena
urbana privilegiata per rendere omaggio al Santo Patrono, per accogliere e
godere degli apparati festivi in perfetta simbiosi col decoro architettonico e
naturalistico.
***
…alcuni dati
Altitudine: 42 mt s.l.m.
Superficie Territoriale: Kmq. 7,98
Distanza dal capoluogo: Km 6
Abitanti: 7.600
Feste: IV domenica di Luglio, Festa Patronale;
Fiere: San Giuseppe della Stella;
Mercati: settimanale, ogni martedì.
Economia: prevalentemente terziaria, artigianale e agricola;
negli ultimi anni il
territorio è interessato da un ampio sviluppo di moderne
strutture commerciali.
Edifici sacri esistenti:
San Giovanni Evangelista (sec. XIII-XIV)
Sant’Elia (sec. XVII)
Cappella palatina di San Giuseppe, già di San Giacomo (sec.
XVII non officiata)
Cappella dello Spirito Santo (sec. XVII)
Chiesa Matrice, Santa Maria delle Grazie (sec. XVII-XVIII)
San Rocco (sec. XVIII)
Cappella della Madonna della Neve (sec. XVIII non officiata)
Maria SS. Immacolata (se. XVIII)
SS. Sacramento e Sacri Cuori (sec. XIX)
SS. Addolorata (sec. XIX Santa Rita)
Cappella della Lacrima (“extra oppido”)
San Salvatore (Sant’Antonio sec. XX)
Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio ( sec.XX)
Confraternite:
Immacolata;
Sacri Cuori;
Società di mutuo soccorso fra
lavoratori.
Maria Grazia Martina
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