San Cesario, Domitilla, Eufrosina e Teodora
Il Venerabile Cesare Baronio, storico della Chiesa, mette in
dubbio il periodo neroniano e prende in considerazione la datazione della
'Passio maxima", che pone il martirio in età traianea perché Cesario è
ricordato anche negli Atti dei SS. Nereo e Achilleo, martirizzati appunto sotto
Traiano. Il nome del diacono compare, come spesso avviene nel ciclo delle
passioni epiche, negli"Acta Nerei et Achille?' (ascrivibili al V-VI
secolo), come colui che si era preso cura della sepoltura di tre vergini uccise
a Terracina. Secondo la tradizione, la nobile Domitilla, nipote di Flavio
Clemente (console nel 95 d. C), fu convertita al cristianesimo dai suoi
servitori Nereo ed Achilleo, che la persuasero a conservare lo stato verginale.
Aureliano, figlio di console romano, si invaghì della sua bellezza e, non
sapendo delle sue scelte cristiane, la chiese in sposa. Al rifiuto della
ragazza, il giovane non si arrese; ancora più attirato e toccato nell'orgoglio
pagano, cominciò a perseguitare la malcapitata Domitilla. Continuamente
respinto, arrivò a spronare l'imperatore affinché la esiliasse a Ponza con
l'accusa di "giudaismo" (nome che i romani davano al nascente
cristianesimo). Sotto Domiziano, Domitilla e suoi servitori furono confinati
nell'isola di Ponza; poi Nereo ed Achilleo vennero trasferiti a Terracina, dove
furono decapitati, per ordine del console Memmio Rufo, perché avevano rifiutato
di prestare il culto all'imperatore. Aureliano si rivolse a due giovani romani
di nascita illustre, Sulpizio eServiliano, promessi sposi delle sorelle di
latte di Domitilla, le vergini Eufrosina e Teodora, affinché queste ultime le
facessero visita per convincerla a sposarlo. Durante questo incontro, Eufrosina
e Teodora si convertirono al cristianesimo, a seguito di alcuni miracoli, e
Sulpizio e Serviliano vennero battezzati da Cesario e Giuliano, grazie
all'interessamento di Domitilla. Aureliano organizzò una grande festa in onore
degli dei pagani con l'intento di costringere Domitilla a ricambiare i suoi
sogni amorosi, ma al culmine dei festeggiamenti ebbe un malore e morì
all'istante. Successivamente anche Domitilla venne a Terracina, dove risiedette
con le due vergini, Teodora ed Eufrosina.
In quel periodo a Terracina il primo cittadino era Lussurio,
il fratello di Aureliano, che per vendicare la sua morte fece condurre Sulpizio
e Serviliano dal prefetto di Roma, Aniano, il quale ordinò la loro
decapitazione in quanto si erano rifiutati di offrire incenso agli idoli. Poi
Lussurio costrinse le vergini a sacrificare agli dei; il rifiuto costò a loro
il martirio: la stanza dove si erano rifugiate venne data alle fiamme c tutte e
tre morirono arse vive. Il diacono Cesario, il giorno successivo, si recò nella
loro stanza ed accertò la loro morte: rimase fortemente sbigottito in quanto le
tre vergini erano in posizione genuflessa, in segno di preghiera ed adorazione,
ed i loro corpi non erano stati bruciati dal fioco; fu aiutato da altri
cristiani a prelevare le spoglie e le depose in meravigliosi sarcofagi, che
sotterrò in una fossa profonda, dando loro degna sepoltura. Esistono alcune
varianti di questo racconto, secondo le quali non fu il nostro diacono a dare
sepoltura ai corpi delle vergini, ma il diacono Ciriaco oppure un vecchio di
nome Cesario. Questo testo è un'interessante testimonianza della circolarità
dei culti, con tendenza alla loro integrazione, e in particolare allo stretto
legame che univa Terracina a Roma: i resti di Nereo, Achilleo e Domitilla
furono sepolti a Roma, sulla via Ardeatina, nelle catacombe costruite proprio
sui terreni della famiglia di Domitilla. Sul luogo della loro sepoltura fu
costruita una Basilica sotterranea, a loro dedicata, tuttora visibile nelle
omonime Catacombe. Il Lanzoni sostiene che l'anonimo autore degli Acta Nerei,
attraverso questo preteso seppellitore delle vergini, abbia inteso onorare un
martire terracinese di nome Cesario. La passione di Cesario e gli Acta Nerei,
rispetto al tempo del martire terracinese, non hanno valore probativo; quindi
non è necessario credere che il nostro martire risalga a tanta remota
antichità. Secondo l'archeologo Pietro Longo, i nomi di Nereo, Achilleo e
Domitilla sono tranquillamente da catalogare come semplici duplicazioni di
martiri e, in mancanza di precisi riscontri storico-archeologici, nulla vieta
di considerarli realmente martirizzati a Terracina, ma certamente non furono
sepolti da Cesario. Una iscrizione posta nella piazza Santa Domitilla a
Terracina ricorda che nel 1619 fu elevata una cappella da Pomponio De Magistris
- vescovo della città - nello stesso luogo dove era ubicata la stanza in cui
Domitilla fu bruciata con le sue compagne.
Brano e disegno tratti dal Libro illustrato sulla vita di
San Cesario, o Cesareo, diacono e martire di Terracina: "CAESARIUS
DIACONUS" / Testi e illustrazioni di Giovanni Guida, 2015. (Studio della
Passio Sancti Caesarii diac. et Iuliani presb. Terracinae mart.)
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