Brano tratto da Pene d'amore: alla ricerca del pene perduto : maschi, ambiente e società di Osvaldo Pieroni



difendere la mandria della quale, a questo punto, la comunità si è eletta proprietaria. Dunque appropriazione ed uccisione costi-tuiscono il fondamento di una società che pratica modi di vita diversi, improntati a diverse disposizioni emozionali. L'uccisio-ne non è un atto attraverso il quale una vita viene mangiata af-finché un'altra possa continuare, ma è invece un'azione attra-verso la quale una vita viene soppressa per conservare un posses-so.
Non vi è nulla di sacrale in questo e l'atto consiste in un vero e proprio assassinio: qui l'animale cacciato è un nemico e la sua uccisione appare necessaria alla costituzione di un nuovo ordi-ne, non più basato sulla coerenza e la convivialità degli esseri vi-venti, ma invece sulla appropriazione e sulla difesa del possesso esclusivo.
Al sentimento che definisce l'appropriazione si ac-compagna l'inimicizia e queste emozioni definiscono i campi della comunicazione (del linguaggio e dei modi di vita) anche all'interno della comunità umana e nelle relazioni tra comunità umane.
Il possesso viene affermato nell'ambito della famiglia come valorizzazione della procreazione e sottomissione ad essa della sessualità femminile. Le donne divengono oggetto di con-trollo — potremmo dire che vengono appropriate — in quanto ri-produttrici e si affermano gerarchie e doveri di obbedienza nel-l'ambito della comunità pastorale.
Cade la fiducia nei processi naturali e l'insicurezza è accompagnata da una continua ansia che porta ad ampliare í margini di appropriazione rispetto ad altri esseri viventi. La crescita della popolazione, che accompa-gna la valorizzazione della procreazione, è una conseguenza di questo "nuovo ordine" che nega unilateralmente l'appartenen-za alla complessa comunità del vivente, escludendo da essa tut-to quanto non appare umano e maschile.
Anche sul piano delle rappresentazioni religiose compaiono nuove figure, divinità po-tenti e spesso terribili che trascendono il vivente e si tratta, in genere, di figure maschili. È in questo ambito che possiamo identificare l'origine delle società patriarcali e, nel medesimo tempo, l'origine della guerra. Con il sorgere dell'inimicizia, na-sce il nemico e gli strumenti di caccia, utilizzati per uccidere i lupi in quanto nemici, diventano strumenti di guerra, armi. Alla crescita incontrollata della popolazione umana nel-l'ambito di un data comunità deve far seguito un corrisponden-
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te aumento di risorse, che comporta da un lato un abuso dei pascoli e dall'altro la necessità di un'espansione territoriale. Il risultato di ciò, nell'incontro con altre comunità umane, fosse-ro esse basate sull'appropriazione o fossero esse matemali, è il conflitto per l'appropriazione degli spazi naturali. È probabil-mente così che, nel medesimo tempo, inizia la guerra, il sac-cheggio, la dominazione politica dei più forti ed armati e la schiavitù. L'appropriazione, vissuta in questo ambito socio-cul-turale come dimensione “naturale", si estende agli esseri uma-ni, alle donne ed ai figli, alle cose, agli animali ed al territorio: tutto può essere catturato con la forza, quella medesima forza con la quale inizialmente veniva ucciso il lupo. Lo schema di seguito proposto mette a confronto due tipi di "conversazioni", ovvero di descrizioni linguistiche della so-cietà che ricorrono nelle interazioni sociali e le strutturano co-me sistema sociale. In altre parole si tratta di due tipi di cul-tura' che si basano su tipi di emozioni incorporate in relazione agli altri ed al mondo circostante. In questa classificazione delle "conversazioni" patriarcali e "matristiche", elaborata da Humberto Maturana, rintracciamo differenti dimensioni di due culture, di due "visioni del mon-do" (potremmo ben dire paradigmi) che rispecchiano da un la-to il pensiero lineare, autoritario e competitivo nei confronti dell'altro e dell'ambiente, e dall'altro invece un pensiero siste-mico, circolare, cooperativo. In questa seconda dimensione ri-troviamo — com'è evidente — la radice del pensiero femminista, del pacifismo e dell'ambientalismo e l'origine della ragionevo-lezza fondata sulla relazione e sulla misura.


6 Secondo Maturana e Verden Zoller l'esistenza umana ha luogo nello spazio relazionale del "conversare". Questo significa che, anche se da una prospettiva biologica noi siamo Homo Sapiens Sapiens, il nostro modo di vi-vere, cioè la nostra condizione umana, si forma nella nostra trama di relazioni con gli altri e col mondo che costruiamo nella nostra vita quotidiana attraver-so il -conversare". Maturana sostiene che una cultura è una rete chiusa di 'conversazioni' e che un cambiamento culturale ha luogo in una comunità umana quando la rete di -conversazioni" che la definisce come tale cambia. Una cultura come rete di "conversazioni" (coordinazioni di “linguaggiare" ed "emozionare') è conservata quando i membri della cultura diventano membri di quella e la realizzano nel viverla. Come tale, l'identità dei membri di una cultura emerge continuamente di nuovo allorché vivono ha cultura che integrano. Tale identità può cambiare se le persone modificano la rete di conversazioni" alle quali partecipano. La loro identità (emozionale e com-portamentale) non preesiste come caratteristica della cultura, ma emerge momento dopo momento allorché loro stessi generano con il proprio comporta-mento quella cultura a cui appartengono.
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Si potrà notare co-me la prima colonna esponga una serie di tratti riferibili alla personalità, che rispecchiano peraltro i risultati della famosa indagine sulla personalità autoritaria della Scuola di Francofor-te.

Questa disposizione emozionale che guida l'azione ha altresì un senso economico: la prospettiva è, infatti, quella dell'accu-mulazione e della crescita, il cui mezzo non è ancora astratto come la moneta, ma reifica la persona (la donna, la sessualità femminile) oltre che la terra e la rende essa stessa oggetto di proprietà e merce intercambiabile.
Il punto centrale dell'analisi di Maturana riguarda le emo-zioni, considerate come comportamento relazionale fondamen-tale La configurazione emozionale specifica l'identità umana. Maturane rovescia l'assunto secondo il quale la razionalità (il comportamento razionale) definisce l'homo sapiens. Rigetta al-tresì il principio che siano le tecnologie a costituire la specificità umana e quella delle successive civiltà.
Il comportamento ra-zionale ha inizio come una caratteristica del vivere dei nostri antenati con il linguaggio, nell'uso che essi fecero delle astrazio-ni di coerenze della loro vita quotidiana nella misura in cui agi-vano come esseri parlanti".
In tal senso furono — come sono — le emozioni a specificare il dominio del comportamento razionale. Secondo Maturana ogni dominio razionale è fondato su pre-messe accettate a priori, ovvero su di un terreno emozionale, e sono quindi le emozioni che determinano il dominio razionale in cui noi stessi operiamo come esseri razionali.
In modo simile noi utilizziamo differenti tecnologie in base a ciò che noi stessi vogliamo ottenere con la nostra prassi, ovvero in base alle no-stre preferenze ed ai nostri desideri.
I mutamenti tecnologici sono dunque correlati ai mutamenti nei desideri, nei gusti, nelle preferenze estetiche, poiché sono questi (e non la tecnologia) che implicano cambiamenti nel modo di vivere.
Sono dunque le emozioni che guidano il nostro vivere, anche quando procla-miamo che noi siamo esseri razionali.
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"Due cose accadono con il nostro modo razionale di vivere.
La prima è che noi usiamo la ragione per sostenere oppure per nascon-dere le nostre emozioni e lo facciamo così di frequente tanto da non renderci conto di ciò che facciamo.
La seconda è che usualmente non siamo pienamente consapevoli delle emozioni in base alle quali noi scegliamo i nostri differenti argomenti razionali.
Il risultato di questo è che raramente siamo consapevoli del fatto che sono le nostre emo-zioni a guidare il nostro vivere, persino quando proclamiamo che noi siamo esseri razionali. E, dal momento che non capiamo le fondamenta emozionali del nostro agire, restiamo imprigionati nella credenza che i conflitti ed i problemi umani siano razionali e, perciò, possano essere risolti attra-verso la ragione, così come (restiamo prigionieri) della credenza che le emozioni distruggano la razionalità e siano una fonte di arbitrio e disordine nella vita umana.
Alla fine di tutto ciò noi non comprendia-mo la nostra esistenza culturale?.
Tutto ciò implica che l'assunto paradigmatico, secondo il quale i conflitti ed i problemi che affronta l'umanità siano ra-zionali e vadano affrontati razionalmente, nasconde e rimuove la base emozionale della nostra esistenza culturale, facendoci cadere nella trappola. Trappola del patriarcato, della tecnolo-gia e del dominio come fini, trappola della guerra.
7 H. Maturana, METADESIGN. Human beings versus frnacbines, or ~chi-ne: as instrunrents of buman designi?, Instituto de Terapia Cognitiva INTE-CO, Santiago del Cile, 1997, in hup://wwwinteco.c1 (traduzione mia).
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