Humberto Maturana e Ximena Dávila - Il problema non è nella natura, il problema è nell'uomo
La Cop24, è stata la ventiquattresima conferenza sul clima tenuta in dicembre Katowice in Slesia, nel cuore dell’Europa, in quel consessi è intervenuta Greta Thunberg studentessa svedese ha compiuto sedici anni lo scorso 3 gennaio che ha detto «Bisogna tirare il freno a mano», e l’ha detto ricordando gli impegni presi tre anni fa a Parigi per salvare il pianeta da una catastrofe. Le emissioni di Co2 sono in crescita costante e il 2018 sarà peggio del 2017. Marco Bindi dell’università di Firenze uno degli italiani autori dell’allarmante rapporto Onu-Ipcc pubblicato in ottobre dice «L’unico momento in cui le emissioni sono scese è stato il biennio della crisi 2008-2009».
Greta Thunberg è la ragazza con l’impermeabile giallo che ha scioperato da scuola, sedendosi sul pavimento del Parlamento svedese, perché i politici sentissero la pressione e l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni di gas serra. Con la sua protesta gentile e determinata ha conquistato titoli, reportage, pagine e pagine di interviste in tutto il mondo, sino all’invito alla Cnn, ma soprattutto alla conferenza di Katowice, dove il suo discorso alla sessione plenaria è diventato il contenuto più visto su Al Jazeera English nella settimana del 20 dicembre, fra milioni di condivisioni. Greta, che ha una madre cantante lirica sinfonica, un padre attore, una diagnosi da sindrome di Asperger (un disturbo prossimo all’autismo di cui lei racconta «mi fa vedere le cose in bianco o nero. Non mi piace mentire»), incalza politici e adulti sul peso che stanno lasciando sui bambini, togliendo loro il futuro. «La nostra biosfera viene sacrificata perché i ricchi in paesi come il mio possano vivere nel lusso», ha detto alla platea della conferenza per il clima: «È la sofferenza dei molti che paga i lussi di pochi. Nel 2078 festeggerò il mio 75esimo compleanno. Se avrò bambini forse quel giorno mi chiederanno di voi. Mi chiederanno perché non avete fatto tutto il possibile quando ancora c’era tempo per agire».
Quello che scriverò è finalizzato a dimostrare che nuovi modi di vita sono possibili e che questi nuovi modi sono in grado di trasformare la nostra percezione del rapporto uomo-natura.
Le parole che voglio osservare sono cooperazione, cambiamento, agricoltura e vita. Farò alcune riflessioni che suggeriscono che questo scambio può ancora produrre buoni risultati.
Prendo le mosse da una affermazione di Humberto Maturana un famoso biologo cileno: "La storia degli esseri viventi non è una competizione, ma una trasformazione coerente con la conservazione della vita"
Gli esseri viventi si caratterizzano perché continuano a produrre processi metabolici. Tutti i processi metabolici sono ciclici. Ciò che è preservato è la dinamica. Questo ci porta a realizzare che gli esseri viventi sono sistemi ciclici. Fondamentalmente non è necessario nulla al di fuori delle dinamiche molecolari. L'esterno è ciò che attiva i processi.
È un fenomeno storico. E allo stesso tempo diciamo: l'unica cosa che abbiamo è il presente. Il momento più importante di ciascuno è qui ed ora. Se pensiamo a ciò che faremo domani, questo è anche il nostro presente. Il presente è una storia di trasformazioni ininterrotte, miliardi di anni. Gli esseri viventi sono, principalmente, conservatori di vita.
Gli organismi esistono in una rete di accessi. Quando ci preoccupiamo delle questioni ecologiche, siamo davvero preoccupati della reciproca costituzione degli esseri viventi come parte della nicchia ecologica. Gli incontri non specificano cosa succede nell'uno e nell'altro essere. Nessuno di noi può specificare cosa l'altro ascolta per quello che diciamo. Ma siamo meravigliosamente responsabili di ciò che diciamo nel momento in cui lo diciamo. Questa è la nostra condizione di esistenza, non è una limitazione.
Questo presente attuale è un processo storico di trasformazioni nel modo di vivere, nella conservazione della coerenza ecologica. Ecco un fenomeno particolarmente interessante: l'emergere del nuovo. Ci sono circostanze in cui i processi cambiano profondamente. Quindi, appare uno spazio relazionale diverso. Questo è il carattere creativo della storia dell'universo. La ricorsione si verifica quando un fenomeno ciclico è montato sulle conseguenze della sua precedente ricorrenza.
HUMBERTO MATURANA ha dimostrato che gli organismi scivolano e rimangono nel processo di vita, ma non competono, ed è questo il punto centrale. Quindi, se so come si relazionano normalmente, supponiamo tutti gli esseri viventi nella foresta, posso riprodurre elementi di quella coerenza, in modo che vivano armoniosamente tra loro. E se lo desidero posso immettere in quella foresta le piante che voglio e farle partecipare alla foresta che poi sarebbe farle partecipare allo stesso processo. Ma per fare questo devo uscire dalla competizione, perché è la negazione di tutto questo.
La nozione di deriva naturale afferma che la storia degli esseri viventi è la storia della conservazione della loro capacità di adattamento, non dell'adattamento, perché tutto avviene nel presente in continuo cambiamento. Lla competizione ha a che fare con una relazione di rifiuto dell'altro, della sua esclusione, ma gli organismi viventi non lo fanno, gli esseri viventi scivolano tra di loro. Quello che devo vedere è come questa armonia si sia affermata attraverso la storia della biosfera e poi a me non resta che imitarla in azione, ad esempio se voglio diventare un contadino. Ma devo vedere che c'è un problema di competizione, c'è un problema di coerenza nella convivenza in cui ogni corpo realizza la sua nicchia. La storia degli esseri viventi non è una competizione, ma una trasformazione coerente con la conservazione della vita. Conservazione dell'adattamento, non adattarsi a ".
Questo è ciò che facciamo anche nello spazio umano. Non voglio criticare Darwin, ma con la sua elezione naturale è stato creato una Teoria e metodo della conoscenza ovvero un substrato epistemologico di competizione molto potente. Solo che io pensando a tutto ciò che viene fatto in medicina, a tutto ciò che viene fatto nella scienza in generale vedi che tutto avviene con questo substrato di competizione, ma se osservo invece come si presenta la vita tra gli esseri viventi mi viene in mente sempre che un fiore non dice "sono più bello di te". Non c'è competizione tra i fiori, vengono fuori, vengono fuori così.
Quindi quello che faccio di base è GUARDARE: se guardo alla competizione, c'è un mondo diverso da quello che si guarda in un altro modo che si definisce sistemico, in COERENZA all'interno dell'unità ecologista-organismo-nicchia che conosciamo.
Quindi se osservo ciò che si fa, si vede che il problema non è nella natura del problema è negli esseri umani, è in noi. Ho fatto una conversazione con mio padre che è un biologo agronomo e ciò che facciamo in queste conversazioni è rigenerare le nostre anime, in modo che possiamo connetterci con la natura in un modo diverso e anche tra di noi. Il problema più difficile è come preservare questo modo di vivere che non è solo quello delle piante, è oltre. "
"Il problema non è nella natura, il problema è nell'uomo" - Ximena Dávila
"La concorrenza porta alla carenza, che porta alla guerra che porta alla morte. Invece la cooperazione porta all’abbondanza, che conduce alla pace che conduce alla vita." - Ernst Götsch
In realtà facciamo parte di un sistema intelligente e questo sistema intelligente è un macroorganismo. Il macroorganismo può funzionare solo condizionato che le relazioni inter- e intra-specifiche o inter- e intracellulari si basino sull'amore incondizionato e sulla cooperazione e non sulla competizione e sulla fredda competizione. Questa non funziona. Applicando questo principio (di competizione), questo porta all'estinzione di tutto ciò che è vita, cioè conduce alla morte, perché tutti gli esseri soggetti al principio della competizione e della fredda competizione rifiutano. Non importa se è essere umano, vegetale o animale, tutti rifiutano. E l'atto di rifiutare porta alla scarsità. Le carenze si traducono in conflitti che generano guerre. Il risultato della guerra è il fallimento e la conseguenza è la morte. Mentre l'applicazione dei principi di amore e cooperazione incondizionati fa sì che coloro che sono sottoposti a questi principi si sviluppino, producano, guidati dal piacere interiore. Quindi questo si traduce in abbondanza, cioè abbondanza per tutti. L'abbondanza, a sua volta, genera pace. E la pace genera la vita. Cioè, sono due modi. Uno per la morte e uno per la vita. "
Concludo con una domanda che faccio a me stessa e che faccio a ognuno di voi che mi leggete. La domanda è la seguente: “Vogliamo conservare il nostro paesaggio fatto di foreste, spiagge, mare montagne e di tanti animali e piante?” e ancora “Oppure vogliamo conservare il nostro lusso che sta distruggendo il nostro paesaggio?”.
Guardate io penso che l’uomo una volta distrutte foreste, laghi, fiumi, mare e animali e pesci e piante attraverso la tecnologia magari ci farà vivere in bolle di plexiglas in fondo al mare, la tecnologia trova sempre una soluzione. Ma io cosa voglio conservare?
Io come Greta Thunberg voglio conservare il paesaggio così come lo conosco. E’ tutto risolvibile, è solo una questione di desiderio.
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