Il professore Vito Scardino per lasciare la libertà così com’è ora
Ieri sera mentre ascoltavo Nicola Santoro, il cittadino di
Cursi che fu internato nei campi di lavoro in Germania durante la seconda
guerra mondiale, non potevo fare a meno di pensare a un portafoglio ed ad un
tesserino sbiadito, e il numero che mi veniva sbattuto sulla testa con un sonoro “tafaro”
quando chiedevo dell’Italia e del Fascismo. Lui mentre me lo sbatteva in testa
diceva che era diventato un numero in un
campo di lavoro. Che quello era il fascismo e il nazismo, era ridurre un numero
chi non la pensava allo stesso modo di tutti. Ce lo raccontava tutti i pomeriggi
nel Centro di lettura che era la sua classe, quella in cui insegnava la mattina
e, la sera, magicamente, lui stesso la faceva trasformare in un luogo di incontro per la
ricerca.
Il primo, e forse l’ultimo, centro di ricerca di San Cesario
di Lecce nel Palazzo Marulli. Già! Perché l'aula in cui insegnava il Maestro Vito Scardino
era nel Palazzo, al contrario delle altre che erano tutte in fila al primo e al
secondo piano dell'Edificio costruito successivamente e adibito a scuola elementare intitolata a “Damiano Chiesa”. La Scuola Elementare è ormai scomparsa dopo la
perdita dei suoi “scrufulaturi”, luogo adatto a scivolare in questo paesello che ci
ha visto convivere con gli adulti nella nostra infanzia.
Nicola Santoro da Cursi è stato delizioso e il suo racconto
toccante, ed io pensavo allo sguardo del Professore Scardino, alle sue labbra
che avevano sempre una sigaretta lido che accompagnava la sua voce calda,
profonda con cui tratteggiava la sua assoluta preoccupazione di indicarci il
pericolo sempre incombente, e per chiedere il nostro impegno affinché non si
verifichi mai più ciò che si verificò durante il fascismo e la seconda guerra
mondiale.
E nessuno taccia. Io non tacerò mai!
Tutti quelli che, come me, sono nati dagli anni 50 alla fine degli anni 60 sono certo che hanno avuto occasione di ascoltare i racconti del Professore Scardino e quindi, sono altrettanto certo, che tutti noi abbiamo avuto l’esatta dimensione della tragedia che ha toccato i nostri genitori e i nostri nonni.
Tutti quelli che, come me, sono nati dagli anni 50 alla fine degli anni 60 sono certo che hanno avuto occasione di ascoltare i racconti del Professore Scardino e quindi, sono altrettanto certo, che tutti noi abbiamo avuto l’esatta dimensione della tragedia che ha toccato i nostri genitori e i nostri nonni.
Tutti noi allora è necessario ed urgente che raccontiamo questa necessità di lasciare
così com'è ora la libertà, di preservare la possibilità e il diritto di dire quello che
pensiamo, di conservare il sacrosanto diritto di sbagliare e il diritto di potercene andare
quando vogliamo, se quello che stiamo ascoltando non ci piace.
Tutto questo possiamo fare in modo che rimanga così com'è
ora. Io lo faccio e tu cosa vuoi che rimanga così com'è ora?
Antonio Bruno Ferro
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