I pantaloncini corti
Il freddo cambia la composizione delle sostanze che
diventano l’odore dell’aria. Quando respiriamo, molti composti chimici volatili
presenti negli oggetti entrano nel nostro naso ed è perché il vapore acqueo è capace
di catturare le piccole molecole che entrando in contatto con i recettori dell’odorato
che si trasformano in impulsi elettrici dell'odore. Dipende dalla temperatura
dell’atmosfera: più é alta, più vapore acqueo c`é nell'aria, più molecole arrivano
nel nostro naso e più gli odori sono intensi. Adesso invece c’è freddo e il
vapore acqueo si condensa e c’è un odore speciale. L’assenza di odore. L’odore
dell’aria fredda e asettica.
Questa particolare percezione dell’olfatto scatena immagini
e tra queste i pantaloni corti che da bambino portavo in inverno. Quell’odore
mi ricorda il freddo nelle gambe, i fuochi che accendevamo per scaldarci e il
nostro continuare imperterriti a giocare, a correre, al freddo, nonostante tutto.
E il freddo che faceva colare il naso e le grida, e ancora eccoci
correre dietro a un pallone verso la porta fatta da due pietre e finalmente goal!
Niente più freddo, solo l’esplosione di gioia per aver violato quella porta immaginaria
in un campetto incolto vicino casa.
La tua voce che mi chiama, la tua figura che distinguo nel
portone di casa. “E’ ora, fa freddo, torna a casa” e i miei occhi che ti
cercano in quell’aria asettica, in quel freddo che non da tregua. Rientro. C’è
caldo a casa, il calore della famiglia che mi avvolge riempiendomi di sicurezza
e di un senso di felicità senza motivo.
Passare con te la sera sino al tempo di andare a letto per
combattere con quelle lenzuola gelide, continuando a dare calci come quando ero
nel campetto sino a scaldarmi e a scaldare quelle lenzuola. Con sprezzo
rifiutavo la borsa d’acqua calda, non mi sembrava opportuno che un maschio si
facesse precedere da quel tepore fatto di gorgoglii.
E pian piano le palpebre sempre più pesanti e le immagini
della giornata, il naso ancora freddo che mi viene voglia di metterlo sotto le
coperte.
E poi il sonno, buonanotte, a domani.
Antonio Bruno Ferro
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