Le banche devono inchinarsi all'art. 53 della Costituzione, così come facciamo noi tutti
Le banche devono inchinarsi all'art. 53 della Costituzione, così come facciamo noi tutti
Salvatore Bragantini presidente di Indaco Ventures SGR che è la più grande società di asset management indipendente italiana di venture capital, con una forte specializzazione in aziende che innovano nell'elettronica, nella robotica e nei nuovi materiali, nel medtech, nel biotech – pharma e nel digitale, ha scritto un articolo sulle criticità del Decreto Legge del governo sulla tassazione degli extraprofitti delle Banche pubblicato dal quotidiano DOMANI di oggi 10 agosto 2023 che conclude così:
"Se è scontata l'adesione del m5s, sia cauto il Pd. Per la strada il Dl cambierà, ma al governo ci sono i dilettanti; lasci che si avviluppino nella loro rete."
Premesso che gli interessi attivi sono quelli che la banca incassa come guadagno per aver concesso prestiti o mutui (in linea con i tassi Bce). Gli interessi passivi sono quelli che la banca stessa deve pagare alla clientela, sui conti correnti (oggi quasi a zero) o sui conti deposito. Di fatto gli extraprofitti sono i guadagni che la banca incassa in più con l'aumento dei tassi di interesse, MI CHIEDO E CHIEDO A SALVATORE BRIGANTINI PER QUALE MOTIVO IO DEBBA PAGARE LE TASSE SUI MIEI GUADAGNI E LE BANCHE DEVONO OTTENERE TUTTE LE ATTENZIONI CHE DIFFUSAMENTE DESCRIVE NEL SUO ARTICOLO.
L'Art. 53 della nostra costituzione sancisce che:
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacita' contributiva. Il sistema tributario e' informato a criteri di progressivita'.
Il criterio di progressività prevede che le banche paghino come tutti le tasse in base ai loro guadagni che sono rappresentat dalla differenza tra interessi attivi e passivi.
Penso che Salvatore Brigantini, e le banche, debbano farsene una ragione
Buona riflessione
L'EDITORIALE Il governo e l'extragettito Una norma populista
SALVATORE BRAGANTINI economista
Giorgia Meloni e Matteo Salvini non meritano certo l'accosta-mento a Giovan-ni Giolitti, di cui li gratifica Roberto Saviano, il loro non sarà forse il governo della malavita ma dei vanda-li lo è di certo. Essi faranno danni molto più seti dei wri-ter che sfregiano la Galleria di Milano, e per motivi non più nobili dei loro. Se gli uni dan-no sfogo alla loro nociva crea-tività, gli altri si nutrono di un sostegno costruito sul po-pulismo qualunquistico, in entrambe i casi pagherà pur-troppo il paese. La tassa sugli extra profitti delle banche sembra un giu-sto aiuto a chi è in difficoltà, a spese delle banche-dove ci so-no i soldi" (che non sono loro, bensì dei depositanti). È inve-ce un grave errore a partire dai modi. Non si annuncia un decreto di tale portata la sera, sia pure a mercati chiusi (in Ita-lia non nel mondo), senzadif-fonderne il testo, e in assenza del ministro competente. Co-sì l'indomani la borsa, non po-tendo fare i conti, è crollata. Ciò non sarebbe di per sé un male se il Dl avesse senso com-piuto e rispondesse al pubbli-co interesse non a quello di una coalizione che, forte del 15-20 % dei potenziali eletto-ri, si crede legittimata a tutto. Vedremo come va a finire, in parlamento il testo cambierà: fioccheranno forse le richie-ste di risarcimento alla repub-blica — che a tale governo s'è affidata — per i danni legati a un Dl scritto male e in fretta. Meloni voleva qualcosa di eclatante per sviare il discor-so dal salario minimo e per ce-lare i legami con un passato che non può rinnegare senza tagliare le radici della sua sto-ria più che estranea, ostile al-le basi stesse dell'Italia demo-cratica. Salvini ha chiesto in contropartita, e ottenuto, un provvedimento-bandiera da intestarsi. Il dispregio per le autorità indipendenti fa pen-sare che Banca d'Italia sia sta-ta tenuta fuori nel mirino c'è anche l'Antitrust che vuol mettere sotto la lente i tassi-sti. Perciò il governo vuole spianarla non riduce i sovra-profitti con la concorrenza, cui è allergico, ma vara di fret-ta un provvedimento sui taxi mentre fissa i prezzi dei bi-glietti aerei (non dei traghet-ti) per le isole. Almeno la Consob dovrebbe muoversi a difesa del merca-to, sfregiato più della Galleria prima richiamando il gover-no—lo fece in altre stagioni — a rispettare le norme. poi in-dagando su chi ha guadagna-to dalla vendita di titoli ban-cari, o trafficato in opzioni, nell'imminenza dell'annun-cio. Poi c'è il merito. Per anni le banche han subìto i tassi a ze-ta ora tirano il fiato, ma il mercato le valuta ancora solo metà del patrimonia. Ieri Ales-sandro Penati qui e Francesco Giavazzi sul Corriere criticava-no le distorsioni del DI: tassa l'aumento dei margini d'inte-resse non gli utili lordi. Sfuggono così alla tassa le commissioni; ne profitta la banca che vende prodotti stu-diati spesso a proprio profit-to ma a danno dei clienti. Il rialzo dei tassi comporta per-dite su titoli acquistati e credi-ti concessi; soffrirà la banca che rischia facendo credito. Restano esenti i maxi utili del private banldng legati alle commissioni, e in minima parte al margine d'interesse e riflessi nelle semestrali ora approvate logicamente il mercato li valuta oltre il dop-pio del patrimonio. Come sa-ranno trattati i fondi erogato-ti di credito senza licenza ban-caria? Altro che competenti, la visio-ne della società del governo è il corporativismo, come nel ventennio. Agnellini con tas-sisti e balneari fanno i leoni sulle banche, che per la sopra-tassa stringeranno i crediti a danno del Pil Se è scontata l'a-desione del m5s, sia cauto il Pd. Per la strada il Dl cambie-rà, ma al governo ci sono i di-lettanti; lasci che si avviluppi-no nella loro rete
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