Ne resterà soltanto uno! [There can be only one]. Dal film Highlander

 

Ne resterà soltanto uno! [There can be only one]. Dal film Highlander

Marco Damilano ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano Domani oggi 27 agosto 2023 in cui riporta delle sue osservazioni che l’hanno fatto giungere alla conclusione che il governo della Signora Giorgia Meloni è molto debole. Per ottenere di non dover indebolire UN SOLO LEADER DAMILANO SEMBRA SUGGERIRE la «pluralità e distinzione di centri di potere diffusi» che, è sua opinione sarebbe il modo per scongiurare la TITANNIA DEL LEADER che storicamente è stata sempre l’EPILOGO della deriva del potere.

Tradotto: per non avere UN TIRANNO, facciamo in modo di avere tanti DUCI E DUCETTI, che si dividono il POTERE così presi come sono dallo scannarsi tra di loro, non saranno dominatori di tutti noi.

Questi comportamenti, come è evidente, sono tutti nella nostra cultura patriarcale che genera TIRANNI. La tesi di Damilano, che riprende l’immagine pluralistica della Costituzione come equilibrio che è legato al principio fondamentale della nostra Costituzione “sulla pluralità e distinzione di centri di potere diffusi”, è stato espresso da Giuseppe Dossetti il 26 aprile 1995 in un discorso all’Università di Parma, finalizzato a contenere lo strapotere del governo di Silvio Berlusconi.

I clericali (DC) che hanno avuto il POTERE in Italia dal 1948 al 1992 facevano così. Ricordo solo che Giuseppe Dossetti faceva parte di quel POTERE CLERICALE e decise di abbandonarlo in favore della vita MONASTICA. Voglio dire che quando i clericali misero in atto “la pluralità e distinzione di centri di potere diffusi”, lui se ne andò a fare altro e sicuramente questo ritiro dal POTERE qualcosa deve pur significare.

Ma sia che ci sia UN DUCE SOLO, o che si preferiscano tanti duci e ducetti, come sembra gradire Damilano, c’è da dire che esiste già l’insieme delle norme sanzionabili da giudici indipendenti dal potere TESE A LIMITARLO ED A SCONGIURARE LA TIRANNIA (jurisdictio) anche se, più volte assistiamo che la struttura del potere stesso (gubernaculum)mette in atto tutto quanto è possibile (TUTTO QUANTO E’ IN SUO POTERE) per limitare l’azione dei giudici indipendenti.

In conclusione sia che a limitare IL POTERE DEL LADER UNICO siano i giudici indipendenti; sia che si metta in atto ciò che fecero I CLERICALI AL POTERE (DC) OVVERO “la pluralità e distinzione di centri di potere diffusi”, un dato di fatto c’è: I LEADER STORICAMENTE SONO DESTINATI A DIVENTARE DEI TIRANNI E PER EVITARLO CON LA GUERRA DELLE ELEZIONI LI SI ESCLUDE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI. Questo lo sanno tutti, ma nessuno lo dice, nemmeno Damilano lo scrive chiaramente, anche se oggi di questo ha trattato nel suo articolo.

In pratica la guerra delle elezioni serva a “FARE FUORI” il leader che si sta avvicinando a diventare un tiranno, sostituendolo con un altro leader, che prima che diventi un tiranno, sarà “FATTO FUORI” con la guerra delle elezioni e sostituito da un altro leader e così via in un’ossessiva coazione a ripetere.

Secondo l’analisi di Damilano, la Signora Meloni sarebbe prossima a questo ineluttabile epilogo.

Buona riflessione

L'EDITORIALE
Nel discorso del presidente c'è il limite che la premier non potrà mai valicare
MARCO DAMILANO ROMA
Sergio Mattarella si avvia a entrare nella stagione in cui passerà i ventuno mesi del secondo mandato, superando Giorgio Napolitano, nella storia repubblicana nessun inquilino del Quirinale ha presieduto (regnato?) quanto lui. Non ha mai cercato un interprete autorizzato delle sue parole, ogni suo intervento è rimasto nel perimetro delle prerogative presidenziali.
Il discorso al meeting di Rimini del 25 agosto non fa eccezione. Un intervento punteggiato da domande
«Su cosa si fonda la società umana? Sul carattere dello scontro? Sull'ostilità verso o il proprio vicino, o il proprio lontano? Sul sentimento dell'odio?».
Punti interrogativi non retorici, sono gli interrogativi a tenere in piedi un discorso pubblico altrimenti costellato da punti esclamativi. In questa estate il punto esclamativo è stato brandito come un'arma tipografica dal generale Roberto Vannacci:
«se la tengano loro la società multiculturale perché a me inorridisce!»
«Cari omosessuali normali non lo siete fatevene una ragione»
Tutti i giornali ieri, hanno imbastito una specie di botta e risposta a distanza tra il presidente della Repubblica e il generale, nel silenzio di tutti gli altri attori della politica, di maggioranza e di opposizione come se tra Mattarella e Vannacci ci fosse il niente.
C’è una regola non scritta, un articolo non espresso nella Costituzione materiale degli ultimi trent'anni, che recita, più o meno: lo spazio di intervento del presidente della Repubblica si allarga man mano che il presidente del Consiglio in carica si indebolisce.
Nel 2011 Napolitano utilizzò proprio il discorso al meeting di Rimini per usare «il linguaggio della verità» sul governo Berlusconi in quasi crisi e sulla inadeguatezza del Pd a costruire un'alternativa dall'opposizione. «Si impone un'autentica svolta. Bisogna andare molto oltre e rapidamente «Per sottolinearlo si tolse la cravatta. Tre mesi dopo Berlusconi cadde. A Rimini due giorni fa. Mattarella è rimasto in cravatta e non c'è una crisi di governo alle porte Ma le sue parole risuonano più forti perché l'estate ha portato un fatto nuova Giorgia Meloni esce dalla pausa agostana più debole.
Le debolezze sono almeno cinque.
L’Europa: il ritorno del patto di stabilità impone un rapporto diverso con Germania, Spagna, Francia in vista di una difficile legge di bilancio la maggioranza divisa tra l'attivismo di Salvini a destra e il malumore di Tajani costretto a rivendicare un ruolo.
Gli sbarchi dei migranti: Mattarella ha detto parole chiarissime citando il disegno dl Makkox sul bambino annegato nel Mediterraneo con la pagella cucita addosso. Tra qualche settimana saranno dieci anni dalla strage dl migranti al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, 368 morti accertati, cominciò l'operazione Mare Nostrum il governo Meloni sarà in grado di ricordarla?
Il partito: l'incarico di vertice alla sorella Arianna suona come una sconfessione di tutto il gruppo dirigente Giorgia non si fida dei Fratelli d'Italia non si fida di nessuno, solo del familiari ma allora perché dovrebbe fidarsi di loro l'elettorato?
Infine, il mondo al contrario lo spettro del nemico a destra (in divisa), attivato dalla incoerenza tra i proclami ideologici della Meloni d'opposizione e la debolezza della Meloni di governo. Su questo ha puntato e vinto (perché rimasto al suo posto nella regione Lazio) il negazionista della matrice fascista della strage di Bologna De Angells.
A queste debolezze non va aggiunta una tensione con il Quirinale per ora. Ma non è formale la citazione finale scelta da Mattarella per il discorso di Rimini Il padre costituente Giuseppe Dossetti, partigiano e poi monaco. Nel 1995 Dossetti aveva lanciato i comitati di difesa e rilancio della Costituzione e a Parma nel discorso citato da Mattarella aveva individuato la ricchezza della Carta del 1908 nella «pluralità e distinzione di centri di potere diffusi» il contrario dell'uomo o della donna sola al comando Ecco il limite che non si può valicare, quello per cui Mattarella si toglierebbe la cravatta.

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