Manca l'onestà

 

Manca l'onestà

FEDERICO ZUOLO Professore associato di Filosofia politica all’Università degli Studi di Genova ha scritto un articolo pubblicato sul quotidiano DOMANI di oggi 18 agosto 2023 nel quale afferma che gli intellettuali ed i politici devono essere credibili per essere autorevoli, specificamente poi indica i comportamenti che seguono:

“la presenza pubblica dell'intellettuale (così come del politico) al giorno d'oggi richiede credibilità e capacità che non possono essere date per scontate.

La credibilità ha a che fare con la coerenza dei messaggio con la persona che lo veicola.

Le capacità consistono, invece nell'abilità di poter esprimersi adeguatamente nei diversi canali.

un assunto del populismo (*ti credo solo se ti vedo come persona.)”.

Il prof. ZUOLO nel suo articolo non spiega come mai alcuni intellettuali (ma nessuno dei politici) risultano credibili. Si limita a dire che Michela Murgia è stata CREDIBILE mentre tutti gli altri intellettuali che ha citato non lo sono stati e non lo sono tutt’ora. Mentre per quanto riguarda i POLITICI NON CITA NESSUNO DI LORO CHE HA LE CARATTERISTICHE DI CREDIBILITA’ DELL’INTELLETTUALE MICHELA MURGIA.

Per cercare di spiegare come fanno gli intellettuali ad essere credibili ed autorevoli, vi descriverò come faccio ad esserlo io.

Nello scorso MARZO 2023 in vista delle elezioni che si sarebbero svolte nel giugno successivo a San Cesario di Lecce, un amico mi ha coinvolto in un Movimento che aveva stilato un documento che descrive un orizzonte ideale di riferimento che corrisponde esattamente a ciò in cui credo io (che potete leggere qui dopo il mio articolo*). Io ho detto che non avevo nulla contro gli altri manipoli che si presentavano alle elezioni comunali per chiedere IL POTERE, infatti non hanno coinvolto i cittadini e hanno redatto una lista di nomi che hanno chiesto di essere votati, ma che aderivo al PROCESSO DEMOCRATICO messo in atto da questo terzo gruppo. Io non ho guardato i nomi ed i cognomi dei cittadini che facevano parte di questo manipolo che MANIFESTAVA DI VOLER METTERE IN ATTO UN PROCESSO DEMOCRATICO, mi sono fidato, ovvero ho aderito nella fiducia nell’onestà di quelle persone che avevano redatto quel documento.

Io mi comporto così ciò che dico, lo dico in onestà, pensando quello che dico e agendo di conseguenza a ciò che penso e dico.

Alle elezioni si erano presentati questi tre gruppi, io avevo detto che non aveva alcuna importanza il risultato delle elezioni, ma che era importante continuare a praticare i valori di quel documento.

Il gruppo che sostenevo arrivò ULTIMO alle elezioni, e immediatamente mise in atto comportamenti di competizione che non erano espressamente previsti nel documento.

Seppure io ero disponibile a continuare con loro la collaborazione, a patto di non essere coinvolto in alcun modo nei loro comportamenti competitivi, mi hanno gentilmente fatto sapere, mentre ero in vacanza in Spagna, che la mia presenza nel movimento NON ERA GRADITA.

Inoltre si è detto che i miei comportamenti erano finalizzati a un avvicinamento ai vincitori per ottenere. Non so bene e non mi hanno mai detto cosa pensavano io volessi ottenere.

Miserie umane, ci sono abituato ad avere a che fare con I MISERABILI!

Ecco mi scuserete se vi ho raccontato questo fatto realmente accadutomi l’anno scorso. Da questa mia esperinza ho potuto fare la seguente astrazione:

“gli intellettuali ed i politici oltre che più in generale tutte le persone, NON SONO CREDIBILI E CONSEGUENTEMETE NON SONO AUTOREVOLI PERCHE’ NON SONO ONESTE.

Quello che manca è questa onestà: si dicono cose che non si pensano e poi è del tutto evidente che non si fa nulla.

Per la verità io capisco subito quando il mio interlocutore non vuole fare nulla, perché afferma che lui vorrebbe tanto farlo ma che non ci sono le risorse, che non ci sono i soldi. Ed ecco che c'è la contraddizione tra quello che si pensa (tanto non lo faccio) e quello che si dice (voglio fare questo) e questo è un comportamento disonesto.

Il comportamento rivela l'emozione e il linguaggio mette in relazione la persona con le altre. Quello che quel manipolo di San Cesario di Lecce aveva scritto io lo condivido, lo ripeto, lo penso ed agisco di conseguenza. Io non potevo sapere se le persone di quel manipolo di San Cesario fingevano, se erano delle attrici e degli attori che recitavano la parte che gli avevano dato I LORO CAPI, o se recitavano la parte che gli aveva dato una organizzazione non precisata.

Ora se il prof. Zuolo non ha citato nessun politico che lui ritenga credibile e conseguentemente autorevole, se c'è nelle persone questo dubbio, se c'è il dubbio che tutto quello che proviene dai Partiti è solo una recita, è finto, non corrisponde ai fatti, una ragione deve pur esserci.

Se tu che hai letto le mie parole pensi questo hai le tue buone ragioni perché si vede che in altre esperienze hai riscontrato questo comportamento finto, falso, disonesto. Questo è il vero problema. La disonestà è il vero problema.

Buona riflessione

DOCUMENTO CHE DESCRIVE UN ORIZZONTE IDEALE DI RIFERIMENTO

Un progetto di partecipazione alla vita della nostra comunità, animato dalla passione e dalla voglia di tornare a incontrarci e discutere. Un progetto che guarda alla modernità, innovativo e plurale, che affonda le sue radici nei valori che mi sembrano - oggi e sempre - imprescindibili: la pace, il bene comune, i bisogni di tutti (dai bambini alle fasce sociali ed economiche più in difficoltà).

Un progetto lontano dai personalismi e dai calcoli elettorali di quei pochi che usano le persone come “sommatorie di voti” e intendono la politica come strumento per soddisfare la propria sete di potere, a qualunque costo; “sgomitatori sociali” - come li definiva Pasolini - sete di potere che nascondono maldestramente perchè hanno come unico collante che li unisce l'arrivismo.

Io credo nella forza delle idee e nel coinvolgimento di tutti i cittadini per costruire il paese che tutti insieme vogliamo, per noi stessi e per le prossime generazioni. Credo nella partecipazione come unico percorso possibile perché nessuno si senta escluso. Mai. Credo nell’accoglienza, nella gentilezza, al padre padrone della nostra cultura patriarcale preferisco il grembo accogliente delle madri che custodiscono, accudiscono, accompagnano nella crescita ogni essere vivente.

LA SFIDA DELL'AUTOREVOLEZZA
Il dibattito pubblico non rifiuta gli intellettuali Ma devono essere credibili
FEDERICO ZUOLO filosofo
II dibattito culturale italiano dl quest’estate è partito dalla presa in giro di un personaggio della cultura il caso Alain Elkann è stato il prototipo. Le imbarazzanti lamentele sui giovani d'oggi che vestono e parlano male, e manco lo riconoscono, sono state ampiamente sbeffeggiate. Mettiamo un attimo da parte il fatto che si possa eccepire sull’assunto che Elkann faccia parte del mondo culturale poiché piuttosto rappresenta l'élite capitalista Ciò che conta è che sia percepito come intellettuale e due lui si ponga come tale. Di seguito è arrivato il caso di Chiara Gamberale che si è lamentata di overbooking e dei voli low cost il tema comune è l'indignazione popolare trasversale (di destra e sinistra) verso qualcuno percepito (giustamente o ingiustamente) come privilegiato che assurdamente si lamenta dl fatti noti a tutti. Tra i due casi (Ellcann e Gamberale) è arrivata l'indignazione verso Fassino che ha cercato di difendere l'idea che uno stipendio da parlamentare sia tutt'altro che dorata. Rinnegato da sinistra per la sostanza e I modi dl quest’affermazione, ha fatto molto divertire la destra ed è stato difeso soltanto da qualcuno al centro poiché, si è detto, è stato l'unico ad avere il coraggio di opporsi al qualunquismo populista che vorrebbe svalutare il lavoro della politica di professione. In ogni caso, anche in questa estate 2023, sembra di essere ancora impantanati nell'onda lunga populista che tutto ha travolto (politica, cultura. èlite dl ogni tipo). Apparentemente immune a questa tendenza è il caso di Michela Murgia. Amata da molti detestata e Insultata da altrettanti ha vissuto negli ultimi anni da vera intellettuale social. Non voglio qui ripercorrere la molteplice attività sul tanti canali sociale tradizionali in cui Michela Murgia si era spesa fino alla fine. Voglio piuttosto notare che l'enorme differenza tra la percezione pubblica di Murgia e i casi citati sopra. Sebbene in moltissimi non siano stati d'accordo con le sue posizioni, l'attacco populista tipico (dici certe cose solo perché sei privilegiata») non ha attecchito nei suoi confronti. Qualcuno a destra l'ha evocato, ma con scarso successo perché Murgia ha potuto realmente mostrare una storia personale immune da questo attacco. Ma anche perché la sua presenza pubblica, su giornali, televisioni, social e podcast è stata coerente con il suo pensiero. Detto questo, il confronto tra Murgia e le altre gaffes comunicative di cui sopra potrebbe chiudersi semplicemente dicendo che lei è stata capace di gestire la propria figura in diversi canali mentre altri non lo sono stati. Ma c'è un'implicazione più generale e interessante che forse si può trarre. Gianfranco Pellegrino ha giustamente sostenuto che Murgia è stata lasciata sola dal tanti che pur condividendo molte delle sue battaglie, non le hanno sostenute pubblicamente come ha fatto lei. Quindi Pellegrino ha invitato a colmare questo buco di impegno e presenza pubblica. Ma come evitare che l'Impegno pubblico non si scontri con un ancora diffuso pregiudizio populista che squalifica le battaglie di principio come aliene dalla quotidianità e di pertinenza solo del privilegiati? Come le gaffes comunicative da cui siamo partiti mostrano, la presenza pubblica dell'intellettuale (così come del politico) al giorno d'oggi richiede credibilità e capacità che non possono essere date per scontate. La credibilità ha a che fare con la coerenza dei messaggio con la persona che Io veicola Le capacità consistono, invece nell'abilità di poter esprimersi adeguatamente nel diversi canali. Tutto questo non sembra costituire niente di nuova Ma nella realtà pubblica odierna, la costruzione di credibilità e abilità comunicative è insidiosa poiché si esercita soprattutto mettendo in campo la propria persona sui social. Questa presenza della persona è tanto un portato della tecnologia che rende possibile la moltiplicazione del messaggio sui social quanto un assunto del populismo (*ti credo solo se ti vedo come persona.). In tal senso le gaffes di cui sopra non indicano necessariamente un rifiuto populista della voce pubblica dell'intellettuale impegnato. Esprimono il bisogno dl una figura pubblica che non dia per scontata la propria autorevolezza. Anche se questa conclusione sembra banale, poiché la credibilità di chi emette il messaggio e l'adeguatezza del messaggio sono sempre stati del requisiti di una comunicazione efficace, al giorno d'oggi la sfida dell'intellettuale (e del politico) impegnato è più onerosa. È per questo che come suggerito da Pellegrino, non ci si può limitare a esigere che intellettualità e politica siano credibili e capaci, ma si deve anche riconoscere che chi si prende questo onere dovrebbe essere accompagnato da una più vasta discussione pubblica.

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