Si scagliano vicendevolmente parole violente.

 

Si scagliano vicendevolmente parole violente.

Sfogliando i giornali di oggi trovo deprimente la lettura di articoli finalizzati a delegittimare chi ha letto ed apprezzato il libro del Generale Roberto Vannacci, perché condivide le sue idee esposte nel libro stesso, e di questi ultimi tutti impegnati a loro volta a delegittimare quelli che li delegittimano.

Si scagliano vicendevolmente parole violente.

La cosa buffa è che entrambe LE FAZIONI, praticano la nostra cultura patriarcale e quindi, gli estimatori di Vannacci lo affermano in modo chiaro, quelli che si indignano, praticano la stessa cultura senza rendersene conto.

Questo scontro di delegittimazione reciproca e di reciproca mancanza di rispetto è proprio della nostra cultura patriarcale che utilizza la violenza PER SOTTOMETTERE LA FAZIONE AVVERSARIA.

Secondo me, parliamo violenza nella vita di tutti i giorni per riferirci a quelle situazioni in cui qualcuno si muove in relazione a un altro, all'estremo del requisito dell'obbedienza e sottomissione, qualunque sia la forma con cui questa si verifica in termini di morbidezza o bruschezza e dello spazio relazionale in cui ha luogo.

È la negazione dell'altro che porta alla sua distruzione nello sforzo di ottenere obbedienza o sottomissione, che caratterizza le situazioni in cui ci lamentiamo di violenza nelle relazioni umane. Non tutte le relazioni che si verificano in ciò che può fare un osservatore possono essere vissute come uno "squilibrio di potere" e come rapporti di violenza. È l'emozione sotto la quale si vive quel rapporto che un osservatore esterno ad esso vede come "squilibrio di potere" ciò che dà ad una tale relazione il carattere di violento e non violento.

Buona riflessione

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