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Visualizzazione dei post da 2020

Rosso bandiera a San Cesario di Lecce

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 Rosso bandiera a San Cesario di Lecce di Antonio Bruno Ferro Allu paise ranne è gennaio del 1923 e un cavamonti (nnu zzoccatore) è morto di malattia. I compagni della Lega dei cavamonti sono tutti vicino a casa sua. La moglie in lacrime ed i figli. Dio! come avrebbe fatto quella donna a dare da mangiare ai suoi figli. Poi arriva il prete con il capitolo. Prega e distribuisce incenso. Poteva essere chiunque di loro al posto del compagno morto. Il lavoro nelle cave ti riempie i polmoni di polvere e ti uccide, se non ti uccide prima per qualche mossa falsa o per un piede in fallo precipitando nel fondo della tajata (cava). Sono tutti li vicino a casa del compagno morto e arriva la loro bandiera, ROSSA abbrunita a lutto. E vanno verso la chiesa, dietro alla bara, in silenzio. I fascisti che li osservano, che guardano quella bandiera rossa e non il lutto che la imbrunisce che è nero, come le loro camice. Cesarino che ha visto tutto corre al Municipio. Arriva e chiede di parlare

Il vaccino ci ha ridato la speranza

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 Il vaccino ci ha ridato la speranza di Antonio Bruno Ferro Sorrideva. Gli ho chiesto se fosse contento e lui mi ha detto che no, non era contento. Ed io gli ho chiesto del perché sorridesse. Lui mi ha detto che era per il vaccino, per il fatto che sperava di nuovo. E prendiamocela questa speranza, abbracciamola con dolcezza e lasciamoci cullare dalle visioni di tranquillità che ci promette. Resta il fatto che dovremmo riflettere veramente su ciò che della nostra convivenza desideriamo che rimanga esattamente com’è adesso. Già! Cosa desidero sia per sempre, esattamente com’è oggi? I boschi ed i prati, i fiori e gli insetti, il mare e gli animali. Insomma io desidero che sia conservata così com’è ora, tutta la comunità degli organismi viventi che io conosco, di cui sono consapevole, con la quale convivo perché ne faccio parte integrante. La mia speranza, non è solo quella di poter tornare a uscire da casa per passeggiare, o per recarmi in qualunque posto desideri visitare,

Gli uomini che fecero il Papirus

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  San Cesario di Lecce - Cassa del Papirus Dancing Night partendo da destra  Nunzio Mariano  ,   Totu Meu  (alias FRANCO Scippa),   Gianmarco Cairelli , Giuseppe Elia e un irriconoscibile Carlo Panzera (Grazie Totu Meu per avermelo indicato). Come è possibile leggere l'ingresso per gli uomini era di LIRE MILLE, invece l'ingresso donne era gratuito. Nelle discoteche di oggi non è più così, l'uguaglianza ha colpito economicamente le donne che devono pagare il biglietto per l'ingresso nelle discoteche. La foto è di  Gabriella Liaci

Come trascorrevi il periodo del Natale negli anni 60 a San Cesario di Lecce?

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  Il buon Alessio mi ha scritto: "In prossimità del Natale , cosa ne pensi di fare un articolo su cosa si faceva un tempo a San Cesario per Natale?" La prima risposta che mi viene è “nnu sunettu” che i bambini mie compagni di scuola mi insegnarono: A rriatu Natale Nu sacciu cce fare Me piu la pippa E mme mintu a fumare Il Natale di quando ero piccolo io, quello degli anni 60 del secolo scorso.  Nove giorni prima del Natale incominciava la  novena  e la mamma si alzava prestissimo e assonnata andava in Chiesa. Il canto di quegli anni era “Tu scendi dalle stelle” e vi assicuro che sentivo aria di festa nell’aria. A scuola il  Bidello Nino  con il camice grigio preparava un grande presepe nell’atrio della Scuola  Elementare Giovanbattista Saponaro, usava i ceppi di vite divelti che inchiodava su degli assi e poi li ricopriva con dei fogli di carta di giornale intinti in acqua e farina. Quando ascigavano ecco che li colorava e, magicamente, diventavano alte montagne e rigogliose

I comportamenti delle cittadine e dei cittadini a Natale nel tempo del Covid

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  Mauro Marino ha scritto sulla La Gazzetta del Mezzogiorno del 20/12/2020 L’eccesso e il consumo regolano il nostro tempo. La vita che viviamo ci porta a pensare che abbiamo e possiamo pretendere “tutto”, che siamo capaci di dominare “tutto”, che il nostro corpo sia, in questa dimensione del “tutto”, inattaccabile, forte, bello! La fragilità non è contemplata, non è un valore: non vogliamo sentirne parlare, la confiniamo, la oscuriamo, riguarda altri, bene che vada ci salviamo con una chiamata d’occasione alla solidarietà o esponendo il tricolore sui balconi, risvegliando un sentimento nazionale che alla verifica si manifesta finto, senz’anima, senza vera appartenenza. Poco altro. Ciò che pare veramente contare, è il rappresentarsi capaci di essere interpreti del “tutto”: consumarlo, possederlo, ostentarlo quel “tutto”, guai a mostrarsi rispettosi della regola, capaci di umiltà, sobri, si rischia d’essere considerati dei “meschini” non all’altezza della vita. Guai a far critica, solo

A San Cesario di Lecce c’erano una volta le rivendite dei Generi Alimentari

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  La Salumeria Generi Alimentari Rollo Le rivendite di generi alimentari quando io ero piccolo si chiamavano le putei. A San Cesario di Lecce c'erano una volta... 1.       Cantarini Antonio Via Vittorio Emanuele III e poi Via Cerundolo  Pa Padre di Lucio Mazzotta in via Ferrovia , poco prima del passaggio a livello. 2.       La Nzina Via Croce di Lecce era mia madre. È stata dall'Aprile 1956 al Dicembre 1979. Ancor prima dal 1951 era di mio padre. ( Giuseppe Abatianni ) 3.       Dopo ci sono stato io fino al Maggio 1999. 4.       Anna Grande in via Mazzini fino gli anni 70 5.       lu Francu (che vendeva pure le bombole di GPL) di fianco alla chiesa dei sacri cuori 6.       La putea della "Nana via Regina Elena 7.       La sorella di "Nana di via Regina Elena" Ndata" in via Dante. 8.       Gino Lezzi via Sant'Elia gestita 9.       La Giovanna dietro la Giurdana Via Marconi 10.   L'Adele in Via Umberto I 11.   I fratelli Cesar

La salumeria generi alimentari di Adele (Evelina Lezzi)

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  Una donna avvolta in un’atmosfera magica e con una voce affabile e coinvolgente da renderla quasi fatata: era Adele che gestiva un negozio di generi alimentari in Via Umberto I a San Cesario di Lecce. Non ricordo come né quando accadde, so che ci incontrammo a Lecce in piazza Duomo, era una sera dei primi anni 2000, io, mia moglie e mia figlia nel passeggino eravamo li. Quando nostra figlia era una bambina, andavamo spesso a Lecce per le nostre passeggiate in famiglia. Adele in quella splendida cornice barocca, all’interno di una conversazione, mi rivelò un segreto che gli aveva tramandato suo padre, che aveva gestito i generi alimentari assieme a lei. Mi indicò un comportamento che anch’io avevo avuto modo di osservare, infatti nell’attesa di essere serviti i cittadini di San Cesario imbastivano all’interno degli esercizi commerciali ogni genere di discorsi. La putea era anche luogo d’incontro soprattutto per le donne, nella stragrande maggioranza casalinghe, e dei bambini c

LE SIGNORINE MANNO ERANO TRE ovvero la Cartoleria in Via Roma

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  LE SIGNORINE MANNO ERANO TRE Annarita Ingrosso  ha scritto: Le signorine Manno erano tre . Annina era la più anziana solitamente addetta alla vendita. Apriva la porta in qualsiasi ora del giorno, sempre molto disponibile, tranne il pomeriggio presto. Ci ammoniava dicendo " quandu etiti li squri masati nu iti tuzzare la porta". Noi aspettavamo con ansia l'apertura perché se usciva la sorella Luisenna un po più robusta e austera ci intimoriva non poco. Luisenna era la secondagenita, insegnante elementare, solitamente era in negozio nel tardo pomeriggio. La terza della quale non ricordo il nome era l'unica sposata e abitava in via Terragno. Per un periodo intorno agli anni 60 si occuparono anche di intrattenere i bambini piccoli nelle ore mattutine. Che ricordi! Dimenticavo..... avevano il miglior pannolence della zona che profumava di talco misto a naftalina. Luciano Foresta  ha scritto: Sì, le due signorine Manno, una si chiamava Amelia, la terza