Un operatore culturale ha il compito di fare ciò che gli piace

 Un operatore culturale ha il compito di fare ciò che gli piace



di Antonio Bruno Ferro
Oggi ho ascoltato la richiesta di un operatore culturale che era interessato a conoscere le esigenze dei cittadini. Ciò perché secondo lui, in tal maniera, sarebbe riuscito ad organizzare delle iniziative in grado di soddisfare le predette esigenze della Comunità di San Cesario di Lecce.
Non penso che sia la strada giusta per chi intende operare nella cultura. Un operatore culturale deve proporre ciò che gli fa piacere mettere in atto, nelle modalità in cui desidera mettere in atto le sue iniziative, magari deve fare in modo di far arrivare la notizia a tutti, ma deve basare la sua azione sulle sue preferenze o su quelle del gruppo con cui opera nella cultura.
Il cittadino ha come unica aspettativa il benessere che gli deriva dal partecipare alle iniziative culturali. Ora siccome ognuno di noi partecipando ad una iniziativa culturale, può provare benessere, indifferenza o disagio, una volta che abbia provato una di queste sensazioni, sarà in base a queste ultime che deciderà se partecipare o meno ai futuri eventi culturali a cura dello stesso operatore.
Questa cosa mi ricorda tanto una mia vecchia zia non più tra noi che quando vedeva prima dell’inizio del film, il leone della warner bros mascotte della MGM, e prima ancora della Goldwyn Pictures, diceva “assa mme lu isciu, ca li filmi te sta marca su tutti belli”.
Un cittadino può tranquillamente provare benessere assistendo a una farsa in dialetto salentino e restare indifferente o addirittura giungere a provare disagio nell’assistere a una commedia di William Shakespeare o a una tragedia di Eschilo, Euripide o Sofocle. Non per questo un operatore culturale che ami Shakespeare o la tragedia greca deve organizzare farse in due atti in dialetto leccese per compiacere il cittadino che ama questo genere di manifestazioni culturali.
Chi deve intercettare i desideri del pubblico pagante è l’impresario che ha un ruolo diverso da quello dell’operatore culturale. Ruolo quello dell’impresario, che può anche coincidere con quello di operatore culturale ma che comunque, resta diverso perché diversi sono gli scopi delle due figure professionali.
Per scendere alle nostre cose sancesariane secondo me, agli operatori culturali, non resta che organizzare ciò che gli piace, ciò che gli da piacere, senza pretendere che i cittadini di San Cesario di Lecce abbiano gli stessi loro gusti. Se alcuni cittadini verranno all’iniziativa da lui organizzata, prenderà atto che quel numero di cittadini intervenuti all’evento, provano benessere nel prendere parte ad iniziative che fanno stare bene anche lui.
Ma chiediamoci quanti concittadini di San Cesario di Lecce partecipano agli eventi culturali che si organizzano nel paese. Sappiamo tutti che, quando va bene, sono appena qualche decina e rappresentano una esigua e sparuta minoranza rispetto agli 8mila abitanti del paese più bello del Mondo.
In conclusione è mia opinione che, chi agisce come operatore culturale, debba badare ad organizzare iniziative che gli fanno provare benessere, senza tener in alcun conto ciò che proveranno gli eventuali cittadini che dovessero prendervi parte. Alla fine della durata dell’evento, sarà lui che ama la cultura che mette in atto a stare bene e non dovrà invece sforzarsi di mettere in atto ciò che a lui è indifferente o che gli dà disagio per far stare bene gli altri.
Antonio Bruno Ferro

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