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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

Due figli

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  Due figli William e Harry hanno commissionato una scultura che rappresentasse la loro mamma. La mamma. Inutile fare quel sorrisetto ironico, l'unico e vero amore sperimentato è quello della mamma. Spero che tutti noi che stiamo guardando questa immagine e che stiamo leggendo queste parole siamo stati in questa convivenza fatta di riconoscimento di legittimità e rispetto reciproci. Solo quella convivenza è umana. L’immagine della convivenza umana che è quella dell’amore è la mamma. Lei c’era quando noi siamo venuti alla luce nella fiducia di essere protetti, nutriti, coccolati e baciati. Questa attuale forma di convivenza sociale della nostra cultura matriarcale patriarcale non ha nulla a che fare con quella che vivemmo con la nostra mamma. Questa convivenza sociale che viviamo non è umana.

Giovanni Buttazzo cittadino di San Cesario di Lecce

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  Giovanni Buttazzo cittadino di San Cesario di Lecce di  Antonio Bruno Auguri a Giovanni Buttazzo, un uomo che è per sempre nostro concittadino anche se è nato a San Pietro in Lama e poi andò via per suggestionare altri luoghi ed altre genti . Si traferì a San Cesario di Lecce nel 1968 e fu mio professore alle Scuole Medie. Portò una ventata di novità nel nostro paese. Fu per sua volontà che il Bollettino Parrocchiale cessò le pubblicazioni e iniziò l'esperienza di "Noi Comunità" il giornale cattolico che si continua a pubblicare ancora ai nostri giorni. Un uomo vero, un innovatore che supera la tradizione e ha visioni di futuro, che rischia e affronta la precarietà a testa alta, con grande eleganza e signorilità, un Magister per tanti concittadini. Grande Giovanni Buttazzo! Augurissimi e continua a fare ciò che hai sempre fatto: amare le persone!

Secondo me ci vogliono narrazioni di San Cesario di Lecce

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  Secondo me ci vogliono narrazioni di San Cesario di Lecce di  Antonio Bruno Riccardo Luna esattamente sei anni fa, il 3 luglio 2015 in una conversazione con Massimo Bray nella splendida cornice della Distilleria De Giorgi ha detto: “La narrazione è il presupposto dell'azione. Immaginarsi il futuro”. Mi è venuto in mente quello che scriveva Ludwig Wittgenstein, ovvero che «i limiti del mio mondo sono i limiti del mio linguaggio» e viceversa. Capite perché secondo me sono importanti le conversazioni tra abitanti di un luogo. Ecco perché secondo me per avere visioni della San Cesario di Lecce che vogliamo non dobbiamo far altro che conversare tra noi. Come quando da ragazzi si coniavano parole nuove di zecca che rimbalzavano di bocca in bocca e di orecchio in orecchio inventando veri e propri comportamenti. Quand’ero ragazzo io era il tempo te “LU ZIU”. Tra noi ci si chiamava con questo appellativo parentale, ZIU NDO’, ZIA CATERINA ecc ecc Eravamo tutti Ziu e le mamme chiedevano il

Secondo me è bello abitare poeticamente San Cesario di Lecce

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  Secondo me è bello abitare poeticamente San Cesario di Lecce di  Antonio Bruno Le convivenze sociali che mi appaiono piene di bellezza ed eleganza mi lasciano pieno di stupore. Mi riferisco a questo Festival della Parola (abitare poeticamente la Città) che si terrà stasera nella vicinissima Lecce, a poco più di 5 chilometri dal “Largo del Palazzo Ducale Marulli”, in un luogo denominato “Collegio Argento” che fu il Seminario Regionale dei Gesuiti, che oggi ospita il Museo Provinciale Castromediano. La parola che diventa perturbazione che a contatto con i sensi ha l’ambizione di far emergere EMOZIONI dal profondo di chi è nella convivenza sociale. Per un’emozione ci ficchiamo sul Tagatà, ci avventuriamo nei vagoni delle Montagne Russe per provare il Brivido della Paura del vuoto oppure paghiamo biglietti e facciamo abbonamenti per immergerci in film dell’Orrore (Horror). Ma pensate a cosa si può fare con le parole. La lingua non ha osso ma rompe il dorso è un vecchio adagio che disting

Raffaella Carrà è identica alle ragazze di San Cesario di Lecce

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Raffaella Carrà è identica alle ragazze di San Cesario di Lecce di  Antonio Bruno Raffella Carrà per me è Canzonissima 1970 e 1971, quelle in cui faceva la prima donna e che presentò Corrado Mantoni. Poi non ho più avuto sue notizie sino al 1984, quando varcai la soglia del 244° Battaglione Regimento Fanteria a Cosenza, dove soldatini di leva nella guardiola dell’ingresso della Caserma sulla strada per Rende, avevano acceso la Tv e guardavano il quiz dei fagioli, che consisteva nel dover indovinare quanti fagioli ci fossero in un barattolo di vetro. Ma tornando a Canzonissima, posso assicurare che mai e poi mai ho guardato Raffaella Carrà come guardo le femme fatale o le dive sensuali. Lei mi fa pensare alla compagna di scuola del liceo, quella che dentro al pullman si sedeva accanto a me con i libri tenuti insieme ai quaderni da un elastico. Una ragazza della porta accanto, con i calzini bianchi e le scarpe di vernice. Io la ricordo come una di quelle ragazze che frequentano le sale p