Sulla derisione a Giovanna Botteri



Sulla derisione a Giovanna Botteri
di Antonio Bruno Ferro

Come facciamo a deridere una persona quando la deridiamo? La mia riflessione è partita da questa domanda. E la prima cosa che mi è venuta in mente è il modello di donna che ognuno di noi ha in testa. Già! Come deve essere secondo noi una donna?
Per rispondere ho riflettuto sui personaggi femminili dei libri, poi su quelli dei film e ancora su quelli della pubblicità e poi su ciò che penso io.
Il modello di donna nell’immaginario che si è costruito in continue sedimentazioni di imput culturali esterni, è quello della bellezza, dell’eleganza, della raffinatezza, della gentilezza e potrei continuare all’infinito.
Quindi quando dall’esterno la mia retina intercetta la luce dell’immagine di una donna, ecco che io la confronto con il modello che ho al mio interno e comincio a fare delle distinzioni. Il modello di donna che ho in testa, va dal parrucchiere prima di recarsi ad un qualunque evento pubblico, dalla festa di famiglia sino alla sessione di lavoro delle Nazioni Unite. Quindi, se mi capita di vedere la pettinatura della giornalista Giovanna Botteri in Tv, in modo automatico la paragono al modello di donna che va in Tv che io ho in mente e faccio delle distinzioni.
Adesso seguitemi attentamente. Cosa provoca il riso? Lo provoca una situazione in cui una persona ha un comportamento così diverso rispetto alla norma, tale da provocare un irrefrenabile risata. Penso ad esempio ai comici e a quello che dicono e fanno per provocare in noi risate a crepapelle.
Torniamo alla giornalista Giovanna Botteri che in Tv si presenta con i capelli che, per sua stessa ammissione “non sono freschi di messa in piega” ,e zac! Scatta il confronto e la distinzione! E in alcune persone scatta la derisione. Non in tutte, solo in alcune. Forse potrei azzardare a dire nella maggior parte delle persone. Per essere realisti posso affermare che in molte persone scatta il comportamento che è stato poi oggetto di derisione nella trasmissione Tv “Striscia la Notizia” di Ricci, che non mi sembra sia un sostenitore dell’estetica femminile a tutti i costi.
Il fatto è che la sfacciataggine con cui deridiamo è frutto della convinzione che una mela debba essere perfetta in ogni sua parte altrimenti non va venduta.
Come dite? Che c’entra la mela? Ma è la stessa cosa. Il liberismo economico, il capitalismo ha stabilito come deve essere una mela e se c’è una mela che non corrisponde a quelle caratteristiche di forma, dimensione, colore ecc. non può essere venduta. Ed è la stessa cosa per un frigorifero, per la mascherina Covid, per un giornalista, per un padre, per un imbianchino e compagnia bella.
Tutto questo è il frutto della cultura della competizione nella quale viviamo e che, se non decidiamo di abbandonare, continuerà ad escludere i diversi, i vecchi, le donne, i bambini, le persone di pelle gialla, nera e rossa, i gay, le lesbiche e quelle che non vanno al parrucchiere prima di andare in diretta Tv come Giovanna Botteri.

Antonio Bruno Ferro


SAREBBE IL CASO DI APPREZZARE LE PERSONE PER IL LORO VALORE...... MA SIAMO IN ITALIA
“Ho 40 maglie tutte uguali, blu o nere, con lo scollo a V. Lavoro come una dannata tutto il giorno, corro, non ho tempo di pensare all’abito. Tranquilli perché le cambio ogni giorno e le lavo. I capelli? Si capisce che non sono freschi di messa in piega, ma mi pare di essere una donna normale.

Faccio giornalismo, non spettacolo. Sono quasi un’asociale, per niente mondana e queste “attenzioni” mi imbarazzano. Quando mi dicono che passo su “Striscia” non ci dormo la notte. Sono io che devo raccontare, non diventare l’oggetto del racconto».

Giovanna Botteri


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