Sotto il Manto delle Storie: La Bracera di San Cesario

 

Sotto il Manto delle Storie: La Bracera di San Cesario

La “mamma di San Cesario”, con maestria e ritualità, si preparava a dare inizio al rito della bracera. La sua era una danza familiare, una coreografia che trascendeva il semplice atto di accendere un fuoco; era un'arte tramandata attraverso generazioni, una sinfonia di gesti che creava un legame indissolubile con il passato.

Prendeva il braciere, un oggetto che per gli abitanti di San Cesario era molto più di una semplice fonte di calore. Era la bracera, un simbolo di connessione con la tradizione, un rituale che andava ben oltre la necessità di combattere il freddo. I carboni erano attentamente disposti sotto, sopra ai carboni una creazione che aveva la sua origine nei gusci di mandorle carbonizzate, trasformate in una carbonella unica nel suo genere.

Un fascio di sarmenti di vite, acquisito da venditori ambulanti, si univa al braciere, mentre la mamma disponeva con cura un foglio di giornale accartocciato tra i sarmenti ridotti in pezzi. Era un'arte sottile, una coreografia della quotidianità che assumeva un significato più profondo.

Con passo sicuro, la mamma si dirigeva verso la scatola dei fiammiferi, posperi per gli abitanti di San Cesario. Indossava la mantella sulle spalle, una sorta di mantello che avvolgeva il suo corpo come un manto di storie e tradizioni. Usciva fuori di casa, immergendosi nell'oscurità della notte, pronta a dare vita a quel piccolo fuoco che avrebbe illuminato la sua famiglia.

Il braciere era posizionato all'esterno, consapevole che le prime fasi, con il loro innesco, avrebbero prodotto il fumo che avrebbe invaso la casa. Era un prezzo da pagare per il tepore che avrebbe riempito gli spazi familiari.

Dal 1963 fino a quando la stufa a carboni entrò in funzione, San Cesario si riscaldava così. In quel freddo pungente, la famiglia si stringeva attorno al fuoco, unica fonte di calore che li univa in una cerchia intima. La mamma, nel suo ruolo di custode delle tradizioni, iniziava i racconti, dando vita alle storie di "Giufà" e "cummare furmiculicchia".

Dicono che fossi solo un bambino all'epoca, ma io ero già ciò che sono adesso, solo un po' più basso. Eppure, nel calore di quel fuoco, crescevo insieme alle storie della mia famiglia, immerso nell'eredità di San Cesario, dove il passato danzava con il presente intorno al braciere che ardeva con la luce di mille memorie.

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