La Spiaggia di Sant'Isidoro “Il 31 d'Agosto c'è una storia che nasce e un'estate che muore” (racconto)
La Spiaggia di Sant'Isidoro “Il 31 d'Agosto c'è una storia che nasce e un'estate che muore”
La spiaggia di Sant'Isidoro, era un tripudio di colori e di voci, un angolo di paradiso che d’estate si trasformava in una calda festa di sole e vita. Ogni sabato, la sabbia dorata e finissima accoglieva decine di famiglie, gruppi di amici, e ragazzi con i loro sogni. Il mare, calmo e azzurro, sembrava un enorme specchio che rifletteva la gioia di tutti.
In una giornata di agosto, il sole splendeva alto nel cielo, come se volesse baciarti con la sua luce calda e dorata. C’era una folla vivace, si parlava di sport, di Pertini e Bearzot, e l'aria era piena di risate e di chiacchiere. Ma io, con i miei sette anni, ero immerso nel mio piccolo mondo. Fabbricavo castelli di sabbia con paletta e secchiello, immerso in una bolla di concentrazione che ignorava tutto ciò che accadeva intorno a me. In testa un cappello colorato, un protezione contro i raggi del sole, e una gioia pura che solo i bambini sanno provare.
Lei, una ragazzina di poco più grande di me, si muoveva sulla spiaggia con una leggerezza che non avevo ancora imparato a comprendere. Stava senza mutande, correndo felice lungo la riva. Ma io non la notavo neanche, troppo assorto nel mio lavoro di architetto di sabbia. Mi infilavo i braccioli e saltavo a grandi passi nel mare, ignorando tutto quello che non fosse la frescura dell’acqua e il gioco dei miei castelli. L’amore? Non avevo idea di cosa fosse.
Dieci anni più tardi, la spiaggia era cambiata, ma la magia di Sant'Isidoro era ancora intatta. Ero seduto vicino a un falò, con la chitarra in mano, cercando di attirare l’attenzione di chiunque fosse disposto ad ascoltare. Il crepitio delle fiamme mescolava con il rumore delle onde, e il profumo della carne che arrostiva si mescolava a quello delle canne che bruciavano. Non c’era più spazio per i castelli di sabbia, solo per le canzoni e le notti che non finivano mai.
Lei era lì, di nuovo. Questa volta, però, non mi sfuggiva. Bruciava la carne con la stessa disinvoltura con cui dieci anni prima correva sulla spiaggia. Era cambiata, eppure sembrava essere la stessa di sempre. Io cantavo canzoni, facendo finta di niente mentre ingollavo Peroni e urlavo dei dolori che solo l’amore può dare. Ma lei non mi guardava neanche. Le sue risate e i suoi occhi sembravano essere sempre altrove, mentre io ero lì a cercare una connessione che sembrava non arrivare mai.
La spiaggia, una volta ancora, era un palcoscenico di ricordi, lattine degli anni '80, palloni arancioni sgonfiati e il rumore di un treno che passava in lontananza. Guardavo il cielo, cercando di vedere la scia di un aereo, e mi ritrovavo a scavare nella sabbia come un bambino, cercando tesori che sembravano sfuggirmi di mano.
Poi, in un attimo di follia e di bellezza, ci siamo ritrovati stretti sotto la doccia all’aperto, abbracciati, con la paura e la voglia di fare l’amore che ci avevano sorpresi e travolti. Era il 31 agosto, e sentivo che in quell’istante stava nascendo una nuova storia mentre l’estate stava morendo.
Le onde del mare continuavano a infrangersi sulla riva, e i ricordi di un’estate passata erano coperti dalla sabbia, ma per me e lei, quel momento era ora, in tutta la sua intensità. E così, mentre il sole cominciava a calare, capivo che avevo trovato qualcosa che prima non avevo nemmeno cercato. E la spiaggia di Sant'Isidoro, che era stata testimone di tanti giorni e di tanti sogni, diventava ora il teatro di una nuova storia.
Ispirata alla canzone di Brunori Sas - Guardia '82
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