Il Pensiero Complesso e la Semplificazione dei Media

 

Il Pensiero Complesso e la Semplificazione dei Media



Alcuni commenti di iscritti al nostro gruppo, con voci timide e incerte, si rivolgono a coloro che, come me, si sono dedicati alla scrittura complessa, alla riflessione profonda. Loro, scrivono commenti, sperando in uno scontro, di polemiche, e di confronti accesi. Non mi meraviglio di nulla, chi mi conosce lo sa, perché in un mondo mediatico in cui gli ascolti la fanno da padroni, la semplicità e la polarizzazione diventano le regole d'oro.

In questa realtà televisiva, gli elenchi di nomi su lavagne e i quaderni sui tavoli classificano gli opinionisti, spingendoli verso il fronte dell'uno o dell'altro argomento. E questa divisione manichea permea ogni ambito, dai giornali alle discussioni casalinghe, io invece la tengo lontana dal nostro gruppo. Banno i leoni da tastiera sistematicamente perchè come scrivo da anni, questa semplificazione spesso sfugge alla complessità della realtà e ci allontana dalla riflessione critica e dal pensiero articolato.

Il pensiero binario ci spinge ad aderire a schieramenti predefiniti, basati sulla nostra discendenza etnica, religiosa o politica, e tutto ciò riduce la nostra capacità di esaminare obiettivamente i fatti. La necessità di una visione sfumata, del rispetto per la pluralità di prospettive, è sempre più relegata in secondo piano.

Ovviamente, il conflitto israelo-palestinese è un esempio emblematico di questa semplificazione dannosa. La complessità delle sue radici storiche e delle sue implicazioni attuali è paragonata alla difficoltà di capire la musica Jazz. Tuttavia, l'era dell'informazione veloce e delle discussioni polarizzate ha reso difficile l'approfondimento e l'analisi.

In questo contesto, la riflessione sul ruolo degli intellettuali diventa fondamentale. Il compito di chi come me ha dedicato la vita a studiare e comprendere le questioni complesse è sempre più importante. La mia responsabilità non sta nel dettare cosa pensare, ma nell'aiutare gli altri a navigare in un mondo di informazioni complesse e sfaccettate. L'insegnamento e il coinvolgimento attivo nella promozione del pensiero critico diventano cruciali.

Invece faccio notare che la tendenza attuale è quella di semplificare il pensiero, di abbassare il livello di complessità e di eliminare ogni traccia di dubbio. Questo approccio rischia di omogeneizzare il pensiero collettivo, spingendo tutti verso una forma di democrazia dell'ignoranza. La diversità di idee e il rispetto per la conoscenza specializzata vengono messi da parte, e la complessità è scoraggiata.

Tuttavia, questa semplificazione comporta un costo: un impoverimento del dibattito pubblico e un indebolimento della nostra capacità di comprendere il mondo complesso in cui viviamo. Gli aspetti chiave del pensiero critico, come il dubbio, la riflessione e il rispetto per la complessità, diventano vittime di questa semplificazione.

Ecco perché io da tempo ho fatto ritorno alla ricerca della conoscenza, al recupero di un pensiero articolato e sfaccettato. Ecco perché resisto alla tentazione della semplificazione e cerco la profondità e la comprensione nei discorsi pubblici. Questo richiamo è un monito contro la pericolosa deriva verso una società in cui l'ignoranza è accettata come norma, mentre il pensiero complesso è relegato in secondo piano.

In conclusione, invito tutti gli intellettuali a resistere alla semplificazione e all'omogeneizzazione del pensiero pubblico. Ricordo a me stesso l'importanza di preservare il pensiero critico e di rispettare la complessità del mondo in cui viviamo. Il mio è un appello a riconsiderare il ruolo degli intellettuali e a coltivare la conoscenza, in modo che possiamo affrontare le sfide complesse della società contemporanea con saggezza e discernimento.

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