L'ABBANDONO IN AMORE Gabriella Tupini
L'ABBANDONO IN AMORE Gabriella Tupini
Allora quest'oggi io parlerei
dell'abbandono in amore. Credo che sia un tema caro a molti e, se non lo è caro
in questo momento, lo è stato caro. A parte che oggi gli amori sono di più
lunga durata, non nel senso del tempo ma nel senso dell'età in cui iniziano,
cioè una volta oltre i 40 anni era disdicevole innamorarsi, oggi si innamora a
60 anni e anche a 70 anni, giustamente perché l'età si è allungata e quindi
ovviamente la vita si è allungata, per cui i tempi si allungano.
L'abbandono in amore è una delle cose che
in assoluto fa più male di tutte. C'è gente che per essere stata abbandonata in
amore si suicida, e c'è gente che per essere stata abbandonata in amore
commette un omicidio. I femminicidi sono una conseguenza dell'abbandono della
donna, che spesso l'uomo non sopporta. Allora non può pensare che lei possa
vivere lontano da lui, per cui l'ammazza: così è finito, è finito il problema.
Il che fa capire, fra l'altro, quanto l'uomo sia dipendente dalla donna, una
cosa che le donne spesso ignorano.
D'altronde, dovete pensare che gli uomini,
per rendere le donne dipendenti, ci hanno messo un bel po', perché affinché non
li abbandonassero hanno tolto loro la possibilità di studiare e di lavorare, di
modo che non fossero in grado di mantenersi da sole e dovessero passare
necessariamente dall'autorità paterna a quella maritale, non dovevano poter
vivere da sole. Questo fa capire quanto gli uomini avessero paura della libertà
delle donne e quanto ne abbiano paura tutt'oggi, perché gli uomini hanno più
paura dell'abbandono della donna di quanto non abbiano le donne paura
dell'abbandono dell'uomo. Non è perché la donna sia più forte dell'uomo o
l'uomo più fragile della donna, non c'entra nulla. È perché l'uomo nella donna
rivede la sua prima partner, la madre, mentre la donna nell'uomo rivede il suo
partner, il padre, e l'importanza del padre e della madre per i figli è molto
diversa.
Per i figli, la madre è colei che li ama o
li amerà, se tutto va bene, mentre il padre è quello che soprattutto li
difenderà, se tutto va bene. Quindi un figlio dalla madre si aspetta di essere
amato, e quindi la sua aspettativa d'amore è quella. Una figlia dal padre si
aspetta soprattutto di essere protetta, e la protezione può essere
intercambiabile, l'amore no. Cioè, l'uomo inventandosi questa formula per cui
la donna non doveva lavorare, poi la rese in un certo senso anche più
indipendente, perché un uomo valeva l'altro: poteva soppiantare l'uomo che
amava con un altro, purché la proteggesse, quindi le desse i mezzi per vivere.
Mentre un uomo ha bisogno di un amore preciso, quello della madre, che è un
amore unico. Questa è la ragione per cui gli uomini dipendono di più dalle
donne di quanto le donne dipendano dagli uomini.
Lo vedete anche quando arriva la vecchiaia.
Quando le donne si ritrovano vedove, si vedono fra amiche, si vanno a prendere
il caffè, fanno i viaggetti, fanno le cose, eccetera. Gli uomini difficilmente
li vedete così: gli uomini si chiudono oppure vanno in trattoria, se hanno la
possibilità, farsi preparare il pranzo, perché loro non ne sono capaci,
naturalmente. Non è che sono sciocchi e non ne sono capaci, perché hanno
bisogno di qualcuno che si occupi di loro, devono avere l'illusione di qualcuno
che si occupi di loro, che badi a loro, è un surrogato di un affetto. Di
diciamo una donna: non andrebbe mai in una trattoria perché qualcuno la deve
servire, si trova molto bene a servirsi da sola, c'è anche abituata.
Non dimentichiamo che le donne furono
obbligate a sposarsi. Nel mito delle Danaidi è ben spiegato: volevano che le
cinquanta Danaidi si sposassero, il mito greco, e loro non volevano sposarsi
perché dicevano: "Se noi ci sposiamo, diventiamo schiave". Il che è
vero. Poi il mito dice che anche Giunone fu costretta da Giove a sposarsi,
perché anche Giunone non voleva sposarsi. A parte che in uno specchio arcaico
etrusco ho visto la figura di Giunone che allattava Giove bambino, quindi
evidentemente anticamente era una grande madre, che poi è passata a moglie, e la
donna alla fine ha dipeso dall'uomo perché l'uomo faceva tutto per lei, posto
suo, andava pure in banca, faceva tutto. Anche quando hanno dato il lavoro alle
donne, hanno molto faticato, sia a darglielo. In Italia, il lavoro alle donne è
stato dato soprattutto quando c'è stata l'ultima guerra, perché non c'erano più
gli uomini negli uffici che andarono al fronte. Allora dovettero prendere le
donne, sennò l'amministrazione non la teneva nessuno. Poi molti erano morti
anche lì, sono stati sostituiti e così via. Ma in tutti i paesi d'Europa
parliamo dell'Europa: le donne sono sempre pagate meno degli uomini con le
stesse mansioni, perché all'uomo dà fastidio questa specie di emancipazione.
Quindi, la paura dell'abbandono è sentita
soprattutto dall'uomo, ma è sentita anche dalle donne, eh, intendiamoci. Perché
la paura dell'abbandono è così forte, è così grande? Voglio dire, quando una
persona viene lasciata, pensa che non troverà mai più una persona come quella,
ma non è tanto questo. Pensa che non troverà più una persona, cioè che non
troverà una persona che l'amerà, pensa che non potrà mai più rinnamorarsi, il
che non è vero, perché poi è passato un certo periodo, le energie della libido
ritornano alla persona e si rimettono in gioco. Ma anche se questo accade
diverse volte, è una tragedia. Ben lo sanno i narcisisti, che si prendono più
donne o più uomini, ma i narcisisti sono più uomini che donne, in genere, per
la paura proprio di essere lasciati, abbandonati.
Nel matriarcato, la donna si univa a chi le
voleva lei, non aveva paura di essere abbandonata, non desiderata, non gli
fregava niente. D'altronde, agli uomini di allora non fregava niente di essere
lasciati, stavano tutti paciosi e tranquilli, ognuno faceva l'amore con chi
voleva. D'altronde, i figli erano figli di tutti e sicuramente stavano meglio
di quelli di adesso. La paura dell'abbandono è terribile, può portare al
suicidio, perché dietro c'è l'abbandono del genitore.
Allora scriviamolo a lettere cubitali: la
paura di essere abbandonati dal proprio amore è la paura di essere abbandonati
dal genitore, ovvero in quell'abbandono noi riviviamo l'abbandono del genitore.
Naturalmente, le persone possono dire che siamo tutti stati abbandonati dai
genitori, certo che no, ma spesso sì. Quelli che hanno più paura di essere
abbandonati in amore sono in genere quelli che sono stati abusati da bambini, e
qui torna il discorso dell'abuso, dell'abuso che impazza nel mondo, l'abuso dei
bambini, che noi non vogliamo vedere, che non vogliamo che si sappia. Perché il
complesso edipico fu inventato da Freud per coprire quello che aveva scoperto
nelle sue pazienti. Ma poverino, gli avevano detto: "Guarda che se tu
continui a dire questo, tu non solo ti cacciamo via da neurologo dell'ospedale
dove lavorava, ma ti chiudiamo pure la società analitica, cioè tu non lavori
più". E lui è stato onesto, lo dice: "Io sono stato abbandonato da
tutti, tutti mi hanno chiuso le porte in faccia", perché aveva usato dire
che aveva delle pazienti che erano state abusate sessualmente dai padri, non si
doveva dire che esisteva l'abuso.
Lì ci fu la lotta fra Mason e gli altri,
che alcuni sostennero che Freud era stato onesto in quanto si era accorto del
complesso edipico, aveva ritrattato quello che aveva detto perché aveva capito
di essersi sbagliato ed era stato onesto ad ammettere il suo sbaglio. In
realtà, lui non si era accorto di essersi sbagliato, lui doveva salvare la
pelle. Lui aveva una famiglia, lui doveva lavorare, non poteva morire di fame,
è anche comprensibile. Per cui lo scrisse all'amico Fliess, medico con cui ebbe
un carteggio credo una quindicina d'anni, grandissimo amico, e gli scrisse
questa cosa in due lettere che la società freudiana c'ha e che non intende
ancora tirare fuori, perché non gli piace, perché dell'abuso non si deve
sapere.
Io, come ho scritto 40 anni fa, circa,
stavo alla clinica universitaria, alla quarta clinica psichiatrica
dell'università di Roma, e facevamo ricerca scientifica e pubblicavamo ricerca
in una società scientifica. A un certo punto, io dissi ai miei colleghi
psichiatri, biologi, psicologi eccetera: "Perché non facciamo una ricerca
più seria, quella dell'abuso?" E loro mi dissero: "Ma che dici,
eccetera". Io ero obbligata alle cartelle cliniche dei pazienti, perché
noi volevamo dimostrare che curavamo gratis i pazienti. Mi ricordo che ci
pubblicizzava Laub pubblica e diceva al popolo romano: "Guardate che vi
curano gratis". Venivano da noi, curavamo la depressione, gli facevamo
prima il controllo delle difese umanitarie e poi successivamente quelle dei
linfociti. Insomma, potevamo dimostrare come le popolazioni linfocitarie si
alzassero, quindi le difese immunitarie si sollevassero quando cadeva la
depressione. Ma questa è una cosa che sapevano tutti, però non era dimostrata,
ma lo sapevano. Per cui io dissi: "Proviamo invece a far capire quanto
sono frequenti gli abusi". E quando gli altri mi dissero: "Ma che
dici?", io risposi: "Qui sono tutti abusati". Perché io ero
sempre stata quella che aveva visto gli abusi.
Allora presi le cartelle cliniche che noi
eravamo obbligati a tenere, le feci vedere, le feci leggere, lessi i sogni e
lessi la mia interpretazione dei sogni e dissi: "Se voi li interpretate
diversamente, ditemelo". E naturalmente, di fronte alla cosa, non poterono
dire di no, e alla fine mi dissero chiaramente: "Guarda, Gabriella, che se
noi lo diciamo, chiudiamo domani". E di fronte a questo non c'era niente
da dire, perché la gente non piace sapere queste cose. Che non è solo una
notizia, è un fatto di difendere o meno i bambini. Se noi non vogliamo sapere
quanti abusano dei bambini, quante famiglie, soprattutto perché soprattutto
avviene in famiglia, abusano dei bambini, noi non difendiamo i nostri bambini.
Allora, cosa c'entra l'abuso con
l'abbandono? Perché tanti mi dicono: "Lei fa delle divagazioni e si perde
tutto e non ci capiamo niente". Magari no, questo ha un senso. Perché
quando l'abbandono è estremizzato, quando fa paura in maniera estremizzata, c'è
quasi sempre, dico quasi sempre per non dire sempre, un abuso dietro, e spiego perché.
Perché quando un bambino viene abusato, ci sono tre fasi. Uno è l'orrore e il
terrore, che è il bambino che sente lo schifo terribile, la paura violenta, il
panico di quello che gli viene fatto. Poi successivamente lo copre, e se lo fa
piacere, anche perché in genere l'abusante dice che è una manifestazione
d'amore, e quello ci crede. A volte ci sono anche degli abusatori che sono
quasi innamorati della figlia, è un tipo di abuso. Terza fase: l'abusato è
cresciuto, al padre o alla madre non piace più, lo lascia, dice un abbandono
che è devastante, perché nonostante il bambino si sia adattato alle cose
peggiori, viene abbandonato, quello che lui ha fatto non è valso a niente.
Ricordo una mia paziente abusata che
sognava di stare per terra a gambe larghe, nuda, che la gente passava e non se
la filava, e lei diceva: "Nessuno vuole fare con me, non valgo
niente". Ed era quello che aveva subito da bambina. Ovviamente, allora,
nonostante il bambino si sia adattato alle cose peggiori, viene abbandonato dal
genitore e ha un dolore enorme, terribile. Ma anche questo poi lo cancella, che
la mente aiuta i bambini a cancellare, non gli adulti, eh, attenzione. Quando
mi domandano: "Gli adulti sanno di aver abusato?", sì, sempre. Non
c'è cancellazione, c'è far finta di non vederlo e di non saperlo, ma la memoria
c'è, è nel bambino che viene cancellata. Allora, l'abbandono lascia un ricordo
terribile, che non è il ricordo di quello che è accaduto, ma della sensazione,
e cioè: io non valgo, io verrò abbandonato perché non valgo.
Qui si hanno spesso le persone che
tormentano i propri partner con la gelosia immotivata: "Hai guardato
quello nella vetrina? Ti sei truccata perché vuoi conquistare qualcuno? Perché
ti sei cambiata d'abito per andare a lavorare? Perché ti va di uscire con
quella tua amica? Chi incontri poi?". E quella pensa: "Oddio, che
strazio". Quindi, spesso i casi di ripeto, dico spesso per non dire
sempre, i casi di gelosia immotivata sono derivati da un abuso. Quella persona
avrà tutta la vita la paura di essere abbandonata o tradita. Se viene
abbandonata, anche lì sono cose terribili. Per esempio, il narcisista
abbandonato: il narcisista viene demonizzato in una maniera allucinante, sta
malissimo, perché lui si trova anche più donne possibili per non subire
l'abbandono, che per lui è di una devastazione totale. Ripeto, è lui, ma lo
sono anche delle donne, però lo sono soprattutto gli uomini, quando si ripete
l'abbandono per qualsiasi causa.
Improvvisamente, al soggetto abbandonato
gli si riapre un file che è quello dell'infanzia ed è terribile. Lui rimane
solo, abbandonato da tutti per sempre, non ha scampo e pensa al suicidio.
Spesso il narcisista, quando viene abbandonato, pensa al suicidio, anche se ce
n'è un'altra, ma non è perché lui sia cattivo di animo, semplicemente perché
sta tentando di mettere uno scudo a una cosa che l'ha devastato da bambino.
Ogni tanto c'è qualcuno, donna in genere, che mi dice: "Perché lei
presenta in questo modo i narcisisti, quando sono delle belve assetate di sangue
che fanno male ai figli, ai cosi, eccetera?". Hanno la moglie, i figli,
le. Eh, a me viene da dire: "Allora perché ci state insieme?".
Narcisisti ho conosciuto brave persone e pessime persone. Non è il disturbo
mentale che cambia la persona. Esistono psicotici che sono brave persone,
esistono psicotici che sono dei delinquenti che potrebbero uccidere. La
malattia non rende cattiva o buona la persona, dipende la persona come già è di
sé, di per sé.
Quindi, quando c'è un abbandono devastante,
e badate bene che a volte la persona che ci abbandona non è quella che noi
amavamo. Io ho avuto casi di persone che si sono stufati del partner, anzi gli
dicevano: "Senti, me, mi sa che ci dobbiamo lasciare, eccetera".
Improvvisamente, quello si sveglia e dice: "Senti, sai che ti dico? Me ne
vado io". Lì succede l'ira di Dio. Quello che voleva abbandonare si sente
abbandonato e si sfascia il mondo, sta malissimo, improvvisamente
attaccatissimo all'altro, perché ci rivede l'abbandono del genitore. Questo è
molto frequente.
Per questo, quando dico parlo di amore,
l'amore non è sempre una malattia, però lo è spesso. L'amore è una bella cosa,
esiste pure, ma l'amore con le farfalle allo stomaco non è amore, è un'altra
cosa. L'amore sano è un amore tranquillo, che ha fiducia nell'altro, da ambedue
le parti. L'amore sano vero dà fiducia all'altro, non pensa che quell'altro lo
tradirà. Quando invece si ripresenta l'abbandono che rievoca l'abbandono
dell'infanzia, succede l'ira di Dio. Improvvisamente, la persona c'ha
l'abbandono più brutto della sua vita, si sente morire, vorrebbe suicidarsi,
non riesce più a vivere, indipendentemente dal rapporto che ha avuto con questa
persona, perché sta rivivendo l'abbandono del genitore. L'abbandono del
genitore è grave sia perché è un genitore ed è uno dei due pilastri della sua
vita, e il bambino ne ha bisogno, sia perché lui gli ha dato tutto, si è
immolato completamente per questo genitore secondo i desideri del genitore,
eppure non gliene è venuto niente, il genitore l'abbandona lo stesso, cioè
risuccede la stessa cosa che succedeva prima. Il dolore è grandissimo e
fortissimo.
Per cui, quando notate che se l'altro vi
lascia e non era questo grande amore, improvvisamente vi sentite devastati,
vuol dire che c'è qualcosa dietro. Allora riandate all'infanzia e a vedere qual
è il genitore che vi ha abbandonato, andate a vedere perché vi ha abbandonato,
andate a vedere cosa vi è accaduto nell'infanzia, perché quella cosa vi
devasterà anche la prossima volta, quando qualcun altro vi abbandonerà, sarà la
stessa tragedia. Cioè, voi penserete che nessuno vi amerà mai più, come quando
si perde un genitore. Il genitore è insostituibile, e quindi è una vera
tragedia, perché non può essere sostituita la persona. Mentre nell'amore si fa
che l'amore è una merce che viaggia, oggi a me, domani a te, che la gente si
perde, si lascia, lì per lì fa male sicuramente, ma poi tutto ritorna a posto.
Invece, lì dà una tragedia terribile, incontenibile, che in certi casi arriva
pure al suicidio.
Un saluto a tutti, arrivederci.
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