Una conversazione sui giovani e la loro partecipazione alla vita della Comunità
“Ti è mai capitato di sentirti davvero ascoltato da qualcuno?”
Con questa domanda semplice ma potente, il biologo cileno
Humberto Maturana ci apre a una visione dell’amore come atto trasformativo. Per
lui, l’amore non è solo una sensazione, ma una scelta di relazione: accogliere
l’altro, riconoscerlo, ascoltarlo senza giudizio. È da qui che nasce la
possibilità di crescere, di imparare, di cambiare. E allora, se ci chiediamo
perché tanti giovani oggi si allontanano dal voto o dalla politica
istituzionale, dovremmo partire proprio da qui: ci siamo mai davvero fermati ad
ascoltarli?
Oggi si parla molto di astensionismo giovanile, come fosse
un problema da risolvere con statistiche o campagne di marketing. Ma l’assenza
dei giovani alle urne non è un rifiuto della politica, è piuttosto un grido
silenzioso: “Non mi sento rappresentato. Non mi vedo. Non mi ascoltate.” È qui
che il messaggio di Maturana diventa urgente e attuale: senza amore, non c’è
educazione. Senza ascolto, non c’è vera politica.
Amare, per Maturana, significa creare spazi dove ognuno
possa riflettere su sé stesso, sulle proprie scelte, sulla propria identità.
Una scuola, una famiglia, una comunità che ama è quella che permette di
sbagliare, di fare domande, di cercare il proprio cammino. Una politica che
ama, allo stesso modo, non impone modelli dall’alto, ma si apre al confronto,
al dubbio, alla pluralità.
E invece? Oggi vediamo una politica chiusa, distante,
omologata, che non riflette più la diversità delle persone che dovrebbe
rappresentare. La gran parte dell’elettorato passivo è anziana, maschile, omogenea,
e molte soggettività – giovani, donne, persone LGBTQIA+, migranti, disabili –
ne sono sistematicamente escluse. In questa dinamica, non c’è amore. C’è
mancanza di riconoscimento.
Ma i giovani non hanno smesso di fare politica. La fanno
altrove, in altri modi. La fanno nei collettivi, nelle piazze, nelle lotte per
il clima, nei percorsi intersezionali di solidarietà e cura. Fanno politica con
i gesti, con la creatività, con il desiderio di costruire una società diversa,
più giusta, più viva. È una politica che non cerca potere, ma relazione. Una
politica che somiglia moltissimo all’amore come lo intendeva Maturana: una
scelta quotidiana di responsabilità, di attenzione, di presenza.
Ed è proprio questa forma di amore – radicale, concreta,
educativa – che può trasformare anche la politica istituzionale. Ma per farlo,
serve che chi oggi detiene il potere abbia il coraggio di dismettere
l’arroganza e iniziare ad ascoltare davvero. Senza repressione, senza paura del
dissenso. Solo così potremo costruire un futuro condiviso.
Alla fine, la vera domanda non è perché i giovani non
votano. La vera domanda è: che cosa stiamo facendo – come adulti, come
istituzioni, come educatori – per amarli abbastanza da farli sentire parte di
qualcosa?
Perché, come ci ha insegnato Maturana, amare, davvero,
educa. E solo educando con amore si costruisce una politica che abbia senso per
tutte e tutti.
Grazie Antonio. Personalmente preferirei che si
ammettesse il fallimento intrinseco della democrazia è che le istituzioni si
sgretolassero in favore delle comunità, ma è solo una mia utopia 😄
Secondo Maturana non dovrebbero esistere istituzioni in una
democrazia? è un anarchico insomma 😄
Maturana propone una visione che cerca di superare l'idea di
strutture rigide e gerarchiche imposte dalla società.
Secondo Maturana, le istituzioni e le strutture sociali
dovrebbero essere orientate verso la creazione di una società più cooperativa e
meno autoritaria. Il suo pensiero riguarda principalmente la necessità di
costruire relazioni di reciproco rispetto e comprensione piuttosto che
relazioni di potere o dominanza. Per Maturana, una società basata sulla comunicazione
e sull'ascolto reciproco porta alla costruzione di un mondo più armonioso e
giusto.
Nella sua visione, le istituzioni non dovrebbero essere
viste come forze esterne che impongono regole, ma piuttosto come strumenti per
facilitare il benessere collettivo, basati su un consenso genuino e su una
partecipazione attiva e consapevole di tutti i membri della società.
In un certo senso, quindi, non è che Maturana neghi il
bisogno di istituzioni, ma critica le istituzioni autoritarie e rigide, e
suggerisce che in una democrazia vera, le istituzioni dovrebbero essere
flessibili, basate sulla reciprocità e sul rispetto delle differenze
individuali.
Non si può dire che sia un "anarchico" in senso
stretto, ma sicuramente propone un'alternativa che invita a una visione più
orizzontale della società, in cui i meccanismi di potere sono smontati a favore
della collaborazione e della co-creazione di significato.
Quindi, sì, in un certo senso, Maturana auspica un mondo in
cui non esistano gerarchie rigide, ma piuttosto relazioni fondamentali di
cooperazione. 🙂
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