Annarita Ingrosso ha scritto di Ezechiele Leandro

 


Annarita Ingrosso
 ha scritto:

Ezechiele lo ricordo da sempre, abitavamo praticamente sulla stessa strada. Grande amico di mio padre, insieme si dedicavano spesso interi pomeriggi. Papà mise a sua disposizione l esperienza di elettricista per illuminare quello che sarebbe stato un vero e proprio tempio dell arte di Leandro. Tra lavoro e racconti ne uscì un profilo umano molto profondo tanto che una volta tornato a casa papà ci raccontava di quanto ne rimaneva meravigliato e impressionato dalla grande intelligenza. Leandro era consapevole che il mondo che rappresentava non era frutto della sua fantasia artistica ma, era il vero mondo. Quello che gli altri dovevano vedere ma non ne erano capaci perché ciechi. Quel mondo che spesso di notte, ad occhi chiusi vedeva e che lo spingeva ad alzarsi e a metterlo in " arte". Quel mondo lo vedeva cosi sin da piccolissimo , quando raccoglieva per strada le pietre. Non capiva perché gli altri bambini le pietre le buttavano mentre per lui avevano un anima. Amava il silenzio, ecco perché amava lavorare di notte.

Il giorno invece serviva per raccogliere gli oggetti illuminati dal sole.

Sulla porta laterale della grande sala, ricordo una radiolina marrone, fissata al muro.

Sempre accesa e con il volume basso ma appena entravi ti diceva....aspetta nu picca cu stutu la radiu...Perché Leandro non era solo un artista ma un vero signore.

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