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Visualizzazione dei post da maggio, 2025

Padre e figlio, due Italie del pensiero: la storia dimenticata dei Zimara

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  Padre e figlio, due Italie del pensiero: la storia dimenticata dei Zimara di Antonio Bruno dottore agronomo Nell’Italia di oggi, che spesso dimentica di avere avuto un passato filosofico grande quanto quello delle arti, due nomi caduti nell’oblio ci raccontano una storia affascinante. È la storia di un padre e un figlio. Di due uomini del Sud. Di due Italie, potremmo dire: quella medievale che resisteva al cambiamento, e quella rinascimentale che cercava nuovi orizzonti. Marcantonio e Teofilo Zimara: chi erano? Il primo nasce attorno al 1470 a San Pietro in Galatina , in quella Terra d’Otranto che ancora oggi conserva tracce di un'antica nobiltà culturale. Studia a Padova, che all’epoca non era solo una città universitaria: era il cuore pulsante della filosofia europea , dove si discuteva di Aristotele come oggi si discute di intelligenza artificiale. Zimara padre era un averroista . Credeva, come Averroè, che l’intelletto umano fosse unico e immortale , non individual...

Lecce, la città che si racconta tra pietra, potere e memoria

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  Lecce, la città che si racconta tra pietra, potere e memoria Autore: Antonio Bruno Istituzione: Associazione dei Dottori in Agraria e Forestali della provincia di Lecce C’è una porta, a Lecce, che non serve a entrare. O meglio: oggi serve solo a entrare nel passato. Si chiama Porta Napoli , e fu costruita nel 1548. Non era una porta qualsiasi. Era un arco di trionfo, un ingresso regale, un segno scolpito nella pietra per dire: “Qui comanda la città, qui finisce il mondo esterno e inizia la civiltà”. Lecce non è soltanto una città bella. È una città che racconta. Le sue chiese barocche, le sue vie acciottolate, i suoi balconi fioriti parlano. E ci raccontano una storia affascinante e, a tratti, inquietante: quella del potere, della convivenza, della memoria. In una parola, della civiltà urbana del Sud d’Italia in età moderna. Nel Cinquecento e Seicento, Lecce era una capitale del Regno di Napoli. Qui i giurati — un’aristocrazia di cittadini benestanti — gestivano la cosa...

I castelli dimenticati: Presicce e Acquarica, la vera eredità dei Normanni in Terra d’Otranto

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  I castelli dimenticati: Presicce e Acquarica, la vera eredità dei Normanni in Terra d’Otranto di Antonio Bruno «Il Sud non ha bisogno di miti, ma di memoria.» Questa frase – che potrebbe essere incisa sul portale di ogni castello dell’Italia meridionale – introduce una verità tanto semplice quanto dimenticata: la storia, anche quella più remota e nascosta, ci riguarda da vicino. In Terra d’Otranto, culla di culture e crocevia di imperi, i castelli normanni non sono soltanto ruderi da cartolina, ma testimoni silenziosi di una civiltà colta, pragmatica, strategicamente geniale. Eppure, fino a poco tempo fa, si negava addirittura la loro esistenza. Il mito da sfatare Per anni si è ripetuto – a torto – che i Normanni non abbiano lasciato tracce significative nel Salento. Una narrazione sbrigativa e superficiale, smentita dai numeri: sotto il regno di Guglielmo il Buono, tra il 1166 e il 1189, si contavano almeno un centinaio di castelli nella sola Terra d’Otranto. Oggi d...

Perché Non Ti Piaci Davvero (E Cosa C’entrano i Tuoi Genitori e la Società) riflessioni dopo la visione del video di Gabriella Tupini PIACERE A SE STESSI

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  Se esiste un canone di bellezza o di comportamento e io non mi sento conforme a quel canone, è probabile che tema di non essere accettato dagli altri. Questo sembra un ragionamento logico, e in apparenza lo è. Ma in realtà non funziona così: gli altri ci accettano nella misura in cui noi stessi ci accettiamo. Quando non ci piacciamo, è più facile che nemmeno gli altri ci trovino piacevoli. Cominciamo a pensare di non piacere perché non siamo abbastanza belli, bravi o buoni. L’origine di questo pensiero, naturalmente, va ricercata nell'infanzia, nei rapporti con i nostri genitori. Qui spesso le persone si infastidiscono e dicono: "Ma ce l’hai sempre con i genitori?" Ebbene sì, perché non si può ignorare la natura dell’essere umano. Se i nostri genitori non ci hanno approvato, interiorizziamo l’idea che ci sia qualcosa di sbagliato in noi. Ognuno reagisce in base al proprio carattere, che è anche in parte innato. C’è chi si ribella, chi cerca disperatamente di compiacer...

Animali fantastici su un cratere di Rudiae e su un pilastro dell'anfiteatro di Lecce

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  Animali fantastici su un cratere di Rudiae e su un pilastro dell'anfiteatro di Lecce di Antonio Bruno Nel cuore antico del Salento, c'è un vaso che racconta una storia incredibile. Si trova nel Museo Archeologico di Lecce, tra tante ceramiche greche, ma questo cratere ha qualcosa di diverso. Qualcosa di stranamente moderno, inquietante, affascinante. Su quel vaso, dipinto a mano duemilatrecento anni fa, compare un animale che non esiste. Ha il corpo di un gallo, il collo lungo e flessuoso di un cigno, la testa di un satiro con barba e corna, le zampe posteriori di una locusta. Una creatura impossibile, un puzzle mitologico, come se l'artista volesse radunare gli dei in una sola bestia. Non è il solo esempio. Già gli studiosi ne parlavano, come il professor Hafner, che citava vasi simili rinvenuti in Grecia e in Asia Minore. Ma nessun altro essere fantastico somiglia a questo. Ed è proprio questa sua unicità a colpire. Era un simbolo? Un rito? Un amuleto per prot...

"Il mistero dei Messapi. Una lingua perduta, un’Italia ancora da scoprire"

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  "Il mistero dei Messapi. Una lingua perduta, un’Italia ancora da scoprire" di Antonio Bruno Francesco Ribezzo era un uomo ostinato. Per quarant’anni ha rincorso una lingua che nessuno parla più da millenni: il messapico. Una lingua che risale ai tempi in cui l’Italia non esisteva, e il Sud era un mosaico di popoli e dialetti. Ribezzo ha raccolto pazientemente ogni frammento, ogni iscrizione rinvenuta nei campi, nelle tombe, sui vasi, per costruire un’opera monumentale: il Corpus inscriptionum Messapicarum . Un’enciclopedia di segni e significati che raccontano non solo parole, ma civiltà scomparse. Ma il lavoro di Ribezzo non si è fermato lì. Dopo la pubblicazione del grande studio di Whatmough a Cambridge nel 1933, e la chiusura della rivista che lui stesso dirigeva, il bisogno di un aggiornamento si fece urgente. Specialmente dopo le scoperte del 1938 a Lecce: tombe, nomi, parole che affioravano dal silenzio di secoli. Ribezzo, con le sue Nuove ricerche , gettava le...