I cittadini che conversano sono scettici e, tutto sommato, disfattisti

 


Ma per fare cosa?
Per me dovrebbe essere l'unica domanda da fare a chi più realista del re ha già detto che non si può non starci dentro.
Per fare cosa?
Perché i milioni del recovery mica sono neutri, mica si possono spendere in un unico modo.
Rafforzare la scuola e la sanità pubblica o continuare a strizzare l'occhio al privato?
Non si può non starci dentro senza sapere se i porti saranno aperti o chiusi?
Non si può non starci dentro senza sapere se il DDL Zan diventerà legge?
Non si può non starci senza sapere se ci sarà una vera svolta ecosostenibile o l'ennesima inutile colata di cemento?
La indiscussa competenza di Mario Draghi sarà al servizio di quali politiche?
Perché questa genuflessione fantozziana, questa cambiale in bianco, questi media che affogano nell'eiacualazione del solo pronunciare o scrivere il suo nome, sono uno spettacolo imbarazzante.

I cittadini che conversano sono scettici e, tutto sommato, disfattisti

di Antonio Bruno Ferro

La conversazione vera tra i cittadini dovrebbe essere quella proposta dal cittadino Luca Paladini. Ci sono i social per poterla fare, c'è almeno un profilo Facebook a famiglia, ma penso che ce ne siano di più per ogni famiglia. La conversazione per raggiungere la redazione del progetto comune è tra cittadini, includendo anche quelli che hanno le responsabilità di governo così come pare si indirizzi il dibattito in corso che vedrebbe chiamato alla massima responsabilità il cittadino Mario Draghi. Io invece nel dibattito dei pochi che lo stanno facendo, leggo e vedo atteggiamenti remissivi, rinunciatari e tutto sommato disfattisti. E' come se leggessi: "tanto ci saranno solo gli interessi della finanza Mondiale". Non funziona così, la democrazia può essere agita e i Social possono essere uno strumento.

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