La vita dura di più o di meno a seconda del posto in cui abiti




La fragilità della vita è emersa in questi ultimi giorni, perché la vita di ognuno di noi è stata messa a repentaglio da questo coronavirus, di cui non si conosce ancora il paziente zero, quello che collega l’infezione alla Cina che è il Paese da cui si è diffuso. Magari ha ragione il biologo Vincenzo Dell’Anna che ha formulato l’ipotesi secondo la quale il virus italiano si sia generato nelle stalle della Pianura Padana e che conseguentemente nulla abbia a che fare con i pipistrelli cinesi.
La fragilità della nostra vita era nota ai nostri progenitori, per sapere come stessero le cose sono andato a vedere le fonti e mi sono stupito nell’apprendere che noi italiani nel 1861, al momento dell’Unità d’Italia, eravamo poco più di 21 milioni e la speranza di vita media non arrivava a 50 anni, senza contare la mortalità infantile. Mi ha fatto riflettere anche la circostanza per cui in quei tempi la principale causa di morte erano le malattie infettive e parassitarie.
Oggi invece abbiamo la percezione di una sicurezza frutto del nostro stile di vita, della nostra cultura, che ha permesso le conquiste tecnologiche che ci fanno sorprendere di ciò che accadeva appena 160 anni fa quando l’Italia divenne un'unica nazione.
Ho poi dato uno sguardo alla Nigeria, perché in tutti i supermercati del Salento leccese ci sono uomini nigeriani vicino ai carrelli. Ma nel nostro territorio, ai margini delle strade, ci sono anche le donne nigeriane e ho appreso che la loro speranza di vita alla nascita è di 53 anni. Mi sono stupito anche di questo.
Mi sono venuti in mente i tanti senegalesi che, altissimi, vendono di tutto e di più in Via Trinchese a Lecce e non senza un ulteriore stupore ho appreso che la loro speranza di vita alla nascita è di 61 anni.
Poi mi sono venute in mente le badanti che vengono dalla Romania e i braccianti agricoli rumeni che per il coronavirus non vogliono andare a lavorare, così come facevano ogni anno, nella Provincia di Lodi, e ho appreso che la loro speranza di vita alla nascita è di 75 anni. Anche questo dato mi ha fatto riflettere perché la speranza di vita alla nascita in Italia è di 82 anni.
La circostanza che vede i nostri progenitori dell’Unità d’Italia con la stessa aspettativa di vita alla nascita dei nigeriani dovrebbe far riflettere ognuno di noi. Io ci sto riflettendo adesso a partire dalla mia vita.
Quest’anno compirò 63 anni e sono così attaccato alla vita che la settimana scorsa, alla notizia che l’infezione del coronavirus era nelle province lombarde e venete, ho avuto paura di perderla. Rifletto e ritengo che ogni essere umano provi lo stesso identico attaccamento, la stessa identica emozione rispetto alla propria vita.
La mia riflessione ha toccato anche la circostanza di essere stato molto fortunato a nascere in Italia in questi anni, perché il progresso di questo paese mi fa sperare di vivere ancora a lungo.
Sono emerse anche delle domande rispetto a questi fatti che ho illustrato. Queste domande nascono dalla mia consapevolezza che sino ad oggi, sino a quando non ho fatto questa ricerca sulle speranze di vita nelle varie nazioni, non avevo mai riflettuto che la durata della vita delle persone del terzo millennio potesse essere così diversa a seconda della città, del paese, del villaggio in cui si vive.
E devo essere sincero, sono titubante nel farle perché mettono in discussione la mia vita, la sua stessa durata. Poi riflettendo ancora, sono arrivato alla conclusione che tutte le domande che sono emerse da queste perturbazioni possono essere sintetizzate in un'unica e sola domanda.
Eccola la domanda: dopo tutto quello che ho scritto, vi sembra giusto che la durata della vita di una persona umana debba dipendere dal luogo in cui è nata?

Antonio Bruno Ferro



Sandro Montagna ha risposto alla mia domanda così:

Antonio Bruno si.... perché in Brasile hanno talmente tanti batteri e virus per via della Foresta Amazzonica che del Corona virus se ne sbattono.Siamo noi che ci siamo abituati a vivere tecnicamente assistiti,non loro....noi moriremo non loro a meno che non si possa andare a caccia in Piazza Sant'Oronzo o al Duomo di Milano. I Romani durante le loro battaglie non portavano molte derrate....il nostro organismo iperpulito e candeggiato non potrà resistere alle intemperie come l'uomo di Neanderthal.Lui,pur vivendo in un Mondo ostile,non si è estinto.Come mai?E oggi il 99% di noi non sa coltivare un orto.E l'ortolano?Sta bene grazie.

Margiotta Antonio ha risposto alla mia domanda così:


Giuste considerazio e unica risposta alla domanda.NO!!! Non è giusto !Vediamo però come possiamo se non eliminare (sarebbe utopistico con j meccanismi commerciali e politici di oggi) ,almeno attuenare queste diversità.?Tento una risposta: - Abolizione del colonialismo politico -commerciale nei paesi poveri;- Aiuti concreti e solidali per alimentare la loro economia; -molta più solidarietà (senza speculazione) e accoglienza non mirata allo sfruttamento,ma indirizzata sulla formazione di coloro che non potendolo fare nei loro luoghi d'origine, lo possano fare dove le strutture sono più avanzate,in modo che ritornando nei loro paesi siano in grado di attuare le conoscenze che hanno acquisito.Lo so che può sembrare utopia,ma tentare è l'unica soluzione

Fernando Buttazzo ha scritto:

Caro Margiotta Antonio, lungi da me difendere Zaia per quello che ha detto sia sui topi che su Pompei (affermazione che, onestamente, non conoscevo). Consentimi però questa parentesi. Facendo la spola tra il Salento e il Veneto mi sono reso conto della differenza fra le due realtà', a te ben note,visto il tuo soggiorno a Riese Pio X.. Senza considerarmi antimeridionalista, posso, per esperienza, dirti che io sono vivo grazie alle cure ricevute all'ospedale di Schiavonia Monselice dopo che al reparto urologia del Vito Fazzi di Lecce mi avevano scambiato analisi e aver subito un'ecografia effettuata in appena 10 secondi. Indipendentemente se i veneti mangiano o no le nutrie io non mi sento di sparare addosso al Governatore Zaia che,per quanto ne sappia, è un ottimo amministratore nè sul servizio sanitario della stessa regione. La caduta di stile c'è stata ma, viste le scuse, dobbiamo perdonargliela. Prima di salutarci volevo farti notare che l'ospedale di cui sopra è quello dove è deceduto il primo paziente affetto da coronavirus, nell'occhio del mirino assieme ai nosocomi lombardi, del Capo del governo Conte . Anche se in Puglia ci sono eccellenze nella sanità, per questo problema, continuerò a curarmi nella bassa padovana una volta finita l'emergenza dell'epidemia. Ti saluto caramente.
Ricordo ai due amici Antonio che la Cina sta già colonizzando l'Africa con la connivenza dei governatori locali In barba alle convenzioni e ai trattati internazionali. Come pensare di abolire queste pratiche quando il nostro vicino Macron sguazza liberamente nello stesso stagno?
Margiotta Antonio ha scritto:

veneta ,ma ho solo stigmatizzato l'inopportunità dell'intervento di Zaia (che oltretutto ha attaccato un popolo che rappresenta il 23% di tutti i turisti che vanno in Veneto).Le cose che hai denunciato sono molto gravi,ma credo che siano attribuibili a negligenza di singoli sanitari che andrebbero denunciati per la loro facinoleria. Durante la mia permanenza a Piombino Dese e poi a -Loreggia, grazia addio non ho avute esperienze con strutture sanitarie,ma nell'alloggio Zimmar dove soggiornano vi erano 7 medici meridionali che lavoravano all'ospedale di Camposampiero che mi raccontavano dell'efficienza di quel nosocomio..Un caro saluto anche a te

Fernando Buttazzo ha scritto:

Caro Antonio Bruno volevi un parere in merito al tenore e alla durata della vita condizionata al luogo in cui si nasce ? Già nel mondo occidentale c'è una bella differenza tra chi nasce in una famiglia alto o medio borghese e chi nasce in una famiglia di disoccupati o in cerca di lavoro. Figuriamoci se non c'è differenza fra chi nasce nelle favelas di Rio e chi nasce al quartiere Soho o Chelsea a Londra. Cosa possono fare i Paesi Ricchi per ovviare o almeno mitigare tutto questo ? A mio parere ben poco perchè si tratterebbe di compromettere il benessere dei propri cittadini. Capisco che qiuesto discorso non piace a chi crede che l'italia in quanto Paese ricco debba farsi carico dei derelitti e dei disperati ma, basta vedere, quello che succede nei Paesi evoluti come il nostro. La Francia chiude Ventimiglia per non fare entrare migranti,La Gran Bretagna ha già messo nero su bianco che accetterà solo migranti con un contratto di lavoro di almeno 26.000 sterline all'anno, gli Stati Uniti stanno facendo il muro con il Messico e via discorrendo .Un appello a tutti gli assertori dell'accoglienza ad ogni costo : ma voi veramente pensate che uno stato come l'Italia possa continuare così senza conseguenze per la tenuta della democrazia ? Ad ognuno la sua risposta

Margiotta Antonio ha scritto:

Fernando ...e intanto nel Veneto hanno bisogno di 60000 migranti per la raccolta dell'asparago bianco che sta rischiando di marcire(si deve raccogliere entro i 3 giorni dalla maturazione)ps notizia e interviste agli agricoltori veneti di ieri nei tg

Fernando Buttazzo ha scritto:

Caro Margiotta Antonio, certo che il Veneto ha bisogno di manodopera ma rimane lavoro stagionale e cioè due tre mesi e basta. Così come la raccolta delle angurie da noi, delle arance in Sicilia ecc. Pensi che i datori di lavoro siano disponibili ad assumere definitivamente questi soggetti ? Io credo che pensino già a come sfruttarli al massimo. Come vedi caro Antonio torniamo sempre al solito discorso. Io non ho nulla in contrario con questi disperati ma, come dicevo prima, la situazione rischia di diventare esplosiva La soluzione ? Ognuno se ne faccia carico

Antonio Bruno ha scritto:

Fernando Buttazzo Eccola la domanda: dopo tutto quello che ho scritto, vi sembra giusto che la durata della vita di una persona umana debba dipendere dal luogo in cui è nata?

Fernando Buttazzo ha scritto:

Antonio Bruno ho riletto la tua domanda e devo dirti che anche se non è giusto le mie considerazioni rimangono le stesse perchè alle domande bisogna dare risposte e, io con i miei piedi per terra, non ne trovo altre

Antonio Bruno ha scritto:


Fernando Buttazzo quindi non trovi giusto che la durata della vita di una persona umana debba dipendere dal luogo in cui è nata?

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