I giovani baseranno sulla speranza che hanno respirato la loro identità adulta



Magari sarà la vecchiaia che mi fa commuovere per tutto ed in continuazione. Ma la lettera di questo ragazzo mi ha fatto venire in mente mia madre, mio padre, il mio maestro Alberto Tangolo, il professore Vito Scardino, il prof. Mario De Nitto Personè, Ottorino Forcignanò, il prof. Pantaleo Mercurio, Natale Marinelli. Perché?
Perché queste persone mi hanno regalato le loro speranze. Si! Loro erano le speranze che vivevano nella loro esistenza, ed io divenivo esse stesse che crescevano in me.
Ricordando queste persone me ne sono venute in mente tante altre, ahimè queste ultime disperate. E il benessere che mi danno ogni istante, i miei insegnanti e mentori, è pari alla tristezza che mi dà il ricordo di questi disperati.
Ma non li citerò, generavano Mondi senza speranza dei quali erano essi stessi prigionieri.
Invece la lettera di questo ragazzo mi ha messo davanti agli occhi perché sono ciò che sono, cosa ha determinato il Mondo che emerge ogni istante da dentro di me.
Buona lettura nella speranza che anche voi, come me, leggendo queste parole ricordiate quei maestri e mentori della vostra vita, per fare lo stesso con i nostri figli e con tutti i giovani con i quali veniamo in contatto ogni istante.

Antonio Bruno Ferro

Lettera di un ragazzo al suo insegnante e mentore

«Ho sentito troppi insegnanti e genitori dire: questi ragazzi non desiderano più, non si appassionano a niente.
La domanda che costoro dovrebbero farsi non è perché noi giovani d’oggi sembriamo non desiderare nulla, ma su cosa sperano loro.
Perché poi i ragazzi quella speranza la assimilano come manna dal cielo, come l’aria, anche se sembra che se ne freghino.
E i giovani baseranno su questa speranza che hanno respirato la loro identità adulta.
Ma la speranza deve essere vera.
Smettano, per carità, di tentare di affascinare o tormentare i loro studenti, apprendisti, figli. Vivano la loro speranza e la mostrino al mondo nelle cose che fanno.
Siano disposti a vivere per essa.
La loro speranza, se e vera, affascina da sola, ma deve essere vera, veramente vissuta».

Ecco la sfida educativa: di che speranza viviamo noi?

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