Ma chi ve l’ha chiesto? Ovvero di come fu che si trasformò la distilleria “De Giorgi” in contenitore culturale

 


Ma chi ve l’ha chiesto?

Ovvero di come fu che si trasformò la distilleria “De Giorgi” in contenitore culturale

Grazie agli studi di Schön (1993), una nuova figura entrò nel panorama della amministrazione e gestione dei beni comuni, il professionista riflessivo. Secondo la teoria positivista della scienza l’amministratore pubblico, Sindaco o Consigliere Comunale era stato fino ad allora uno che aveva vinto le elezioni, e dopo la conquista del potere, in modo avulso dal contesto della Comunità paesana, poteva formulare ipotesi per poi sperimentarle in classi reali, in cui però entrava come detentore del potere, senza quindi prendere in alcun modo parte ad una condivisione con la Comunità che avrebbe dovuto fruire delle sue sperimentazioni. Questa immagine “classica” della gestione del potere nei piccoli comuni è ancora radicata ed è opinione comune che sia diritto di chi ha vinto le elezioni, di fare quello che meglio crede e che meglio gli pare, senza ascoltare i cittadini.

Schön a introduce una disamina tra reflection on action (la riflessione sull’azione, che si realizza in modo retrospettivo) e reflection in action (la riflessione nel corso dell’azione): quest’ultima implica il pensare a cosa si sta facendo mentre lo si sta facendo, senza interrompere l’azione. A questo proposito scrive Schön (1987, pp. 57-58): “[…] Nel presente dell’azione il nostro pensiero serve a risagomare che cosa stiamo facendo proprio mentre stiamo agendo. Sostengo che, in casi come questi, riflettiamo nel corso dell’azione”.

La disamina reflection on action caso Distilleria De Giorgi

La stragrande maggioranza dei cittadini di San Cesario di Lecce, molto semplicemente, non ha inteso fruire di quel contenitore.

La disamina reflection in action caso Distilleria De Giorgi

Se ci fosse stata avrebbe “risagomato” l’azione temeraria dei POTENTI DI ALLORA probabilmente SUGGERENDO a chi l’ha acquistata il compito di gestirla con l’impegno di eventuali sostegni nel caso la cittadinanza avesse partecipato alle attività se mai si fossero messe in atto.

Ma IL POTERE non sente ragioni, fa quello che meglio gli pare, in barba ai proprietari dei beni comuni che siamo noi cittadini.

IL POTERE E’ ARROGANTE E HA SEMPRE RAGIONE!

Buona riflessione

Commenti

Post popolari in questo blog

Gli esami di Stato del 1976

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...

Il pensiero filosofico di Humberto Maturana: l'autopoiesi come fondamento della scienza