Il quotidiano dell’amare
Il quotidiano dell’amare
L’amore accade nel quotidiano, nei gesti semplici, nel modo in cui ci abitiamo a vicenda. È il riflesso delle nostre condotte, un gioco sottile tra ciò che mostriamo e ciò che nascondiamo, tra le parole che diciamo e i silenzi che lasciamo cadere. Ogni momento è un bivio: lasciamo fiorire l’amore o lo appesantiamo con il peso dell’inconsapevolezza?
La nostra storia di vita, intrisa di un presente culturale frenetico, ci inganna. Non vediamo che spesso agiamo contro ciò che desideriamo conservare. E allora la domanda diventa urgente, bruciante: vogliamo davvero conservare? E se sì, sappiamo come farlo?
Conservare non è accumulare, né stringere forte fino a soffocare. È fare luce sui gesti che feriscono, sugli schemi che ripetiamo senza accorgercene, sulle crepe invisibili che si allargano piano piano. È un atto di presenza, di cura. È guardarsi negli occhi e scegliere, ogni giorno, di nutrire ciò che ci lega, di costruire un terreno fertile dove il nostro convivere possa fiorire.
L’amore non è un evento straordinario, ma il fondamento primario, il terreno che ci sostiene. Ed è lì che possiamo tornare, sempre, per costruire una vita che non solo ci trattiene, ma ci fa crescere. Un vivere che non solo passa, ma rimane. Un convivere che non consuma, ma rigenera. L’amare, infine, è questo: un gesto quotidiano, ma mai banale, di creazione.
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