Dell'amore e dell'origine del sentimento secondo Gabriella Tupini
Dell'amore e
dell'origine del sentimento secondo Gabriella Tupini
La
riflessione di Gabriella Tupini sulle dinamiche dell'amore e sulla sua genesi
rappresenta una prospettiva che si intreccia con temi profondi di psicologia,
filosofia e antropologia. La frase “Possiamo obbligare noi stessi ad amare
qualcuno? No, non possiamo farlo. Quindi non si può invocare l’obbligo morale
di amare a sé stessi e nessuno può rivendicare il diritto di essere amato da
chi non lo ama” pone l'accento su un principio fondamentale della libertà
affettiva: l’amore non può essere imposto, né preteso, né trasformato in un
dovere morale. A questa affermazione, Tupini collega un tema altrettanto
importante, il rapporto tra la capacità di amare e l’amore ricevuto
nell’infanzia: “Possiamo amare esclusivamente se siamo stati amati dalla
nostra mamma e dal nostro papà. Se non ci hanno amato noi non possiamo amare,
non ne siamo capaci.”
1. L’amore come esperienza di libertà
La prima
parte delle parole di Tupini richiama un concetto antico e universale: l’amore
non può nascere dall’obbligo. Se riflettiamo sulla natura stessa dell’amore, esso
si manifesta come un sentimento spontaneo e profondo, impossibile da forzare.
Forzare qualcuno ad amare o amare sé stessi perché imposto da un codice morale
annulla la libertà e la sincerità che rendono autentico questo sentimento.
Filosofi
come Søren Kierkegaard hanno espresso una visione simile sul tema dell’amore.
Nel suo testo "Le opere dell’amore", Kierkegaard osserva che
l’amore vero è un atto di scelta libero e consapevole, non un dovere imposto
dall’esterno: "Amare è una decisione libera, e nessuno può essere
obbligato a farlo". In una società che spesso cerca di formalizzare e
normare ogni aspetto della vita affettiva, Tupini ci ricorda che nessuno può
rivendicare il diritto di essere amato da un’altra persona. Questo spunto,
tuttavia, non elimina la responsabilità di trattare gli altri con rispetto e
dignità, anche quando non si è in grado di ricambiare un sentimento.
2. Il ruolo dell’infanzia nell’apprendere l’amore
La seconda
parte delle parole di Tupini introduce un tema cruciale: l’origine della
capacità di amare. Tupini suggerisce che l’amore verso gli altri sia
profondamente radicato nella qualità delle relazioni primarie che ogni
individuo vive nei primi anni di vita. Se "mamma e papà" non ci hanno
amato, secondo questa prospettiva, siamo incapaci di amare perché ci manca
l’esperienza fondativa su cui costruire i nostri legami futuri.
Questa idea
trova riscontro nelle teorie psicologiche di John Bowlby, padre della teoria
dell’attaccamento. Bowlby sottolinea che il legame tra il bambino e la
figura di riferimento primaria (spesso la madre) è determinante per lo sviluppo
emotivo e sociale. Nei suoi studi, Bowlby scrive: "Un bambino che non
sperimenta una relazione affettiva sicura con una figura di riferimento
sviluppa difficoltà nel formare legami autentici e amorevoli da adulto" (Attachment
and Loss, 1969). La presenza o l’assenza di un amore genitoriale condiziona
profondamente la percezione di sé e degli altri, lasciando tracce indelebili
nella psiche.
D’altra
parte, la prospettiva di Tupini sembra radicale, suggerendo che l’assenza di
amore nell’infanzia renda impossibile amare. Alcuni studiosi, come Carl Rogers,
invece, ritengono che la capacità di amare non sia completamente preclusa in
assenza di amore primario, ma piuttosto resa più difficile. Rogers, promotore
della psicoterapia centrata sul cliente, crede nella possibilità di
riparare e ricostruire la capacità di amare attraverso relazioni significative
e terapeutiche successive.
3. L’amore e la condizione umana
L’affermazione
di Tupini apre infine uno spazio per riflettere sull’amore come condizione
universale ma vulnerabile dell’essere umano. L’idea che l’amore sia una sorta
di "lingua appresa" fin dalla prima infanzia rende questo sentimento
un terreno fertile ma fragile, da curare con attenzione. In tal senso, la
famiglia riveste un ruolo cruciale nel plasmare non solo l’identità affettiva
di un individuo, ma anche la sua capacità di dare e ricevere amore.
Tuttavia, è
importante ricordare che le esperienze di amore possono essere plurali e
complesse. Alcuni trovano in relazioni diverse, come amicizie profonde o legami
romantici, quelle esperienze di cura e riconoscimento che potrebbero essere
mancate nella prima infanzia. La resilienza affettiva degli esseri umani è
testimoniata da innumerevoli casi di persone che, pur avendo vissuto infanzie
difficili, hanno imparato ad amare e a essere amate in età adulta.
Conclusione
Le parole di
Gabriella Tupini ci invitano a riflettere sulla natura dell’amore come
sentimento non coercibile e sull’importanza delle esperienze di amore precoce
nella nostra capacità di vivere relazioni significative. Non possiamo obbligare
noi stessi o gli altri ad amare, e ciò ci riporta al valore della libertà
emotiva e alla dignità di ogni essere umano. Al contempo, la connessione tra
amore genitoriale e capacità di amare mette in luce la responsabilità sociale e
individuale di garantire ai bambini un ambiente affettuoso e sicuro.
Eppure, anche laddove questa base sembri mancare, la natura umana dimostra una straordinaria capacità di apprendere e trasformare, suggerendo che l’amore, pur essendo fragile, non è mai del tutto impossibile.
Antonio Bruno
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