Vita con Leonardo
Leonardo: Don, posso farti una domanda?
Don: Sempre, Leonardo.
Leonardo: È possibile che le ossessioni compulsive siano una difesa?
Don: Possibile? Direi che sono proprio una fortezza, con mura alte e torri ben presidiate.
Leonardo: Una difesa da cosa?
Don: Dal dolore, Leonardo. Dall’intrusione dell’istinto che cerca di mostrarti quello che non vuoi vedere.
Leonardo: Ma com’è possibile? L’istinto dovrebbe guidarci, no?
Don: Certo, ma è anche capace di infliggerci un dolore insopportabile quando i ricordi dell’infanzia riemergono. E così la mente, tiranna astuta, decide di bloccare tutto.
Leonardo: Quindi dici che la mia ossessione per l’ordine, il perfezionismo e il controllo...
Don: ...è il tuo modo di mantenere quella fortezza intatta. Un modo per non lasciare spazio alla flessibilità, perché la flessibilità significa abbassare le difese.
Leonardo: E perché proprio dall’infanzia?
Don: Perché è lì che cancelliamo le cose che ci fanno male. È un periodo fragile, fatto di equilibri sottili. La mente sa che l’istinto non potrebbe sopportare quel dolore e interviene come un custode troppo zelante.
Leonardo: Ma allora perché non ce ne ricordiamo?
Don: Ah, questa è la grande illusione. La gente dice sempre: “Se avessi vissuto qualcosa di terribile, me lo ricorderei”.
Leonardo: Non è vero?
Don: No, Leonardo. Non se lo ricordano. Non te lo ricordi neanche tu.
Leonardo: E come possiamo accettarlo?
Don: Con fatica. L’ingresso di questa consapevolezza non è mai morbido, ma è necessario. Solo abbassando la guardia della tua fortezza potrai vedere cosa si nasconde al suo interno.
Leonardo: Quindi, Don, sto solo cercando di proteggermi?
Don: Esatto, Leonardo. Ma ricordati: una fortezza troppo chiusa finisce per imprigionare anche il suo re.
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