Emanuele Felice, sostenitore di una lettura endogenista dello sviluppo economico

 


Emanuele Felice, sostenitore di una lettura endogenista dello sviluppo economico, attribuisce gran parte delle difficoltà del Mezzogiorno italiano a fattori antropologici e alla qualità della classe dirigente. Tuttavia, questa visione presenta alcune limitazioni significative, che meritano di essere analizzate e confutate.

In primo luogo, l'idea che la classe dirigente meridionale sia intrinsecamente inadeguata ignora il contesto storico, sociale ed economico in cui essa opera. Le disuguaglianze territoriali non possono essere ridotte a un problema di leadership o di "taratura antropologica". Molti fattori strutturali, come la storia coloniale, le politiche di sviluppo diseguali e l'emigrazione, hanno profondamente influenzato la capacità di sviluppo del Mezzogiorno. Questi vincoli strutturali limitano le opportunità e le risorse disponibili, rendendo difficile qualsiasi tentativo di crescita.
In secondo luogo, l'approccio endogenista tende a semplificare una realtà complessa, riducendo il problema del divario economico a una questione di cultura e qualità della governance. Tuttavia, numerosi studi evidenziano che le disparità di sviluppo sono spesso il risultato di fattori esterni e di politiche nazionali che non hanno tenuto conto delle specificità territoriali. Il Mezzogiorno, ad esempio, ha sofferto storicamente di investimenti insufficienti e di politiche che non hanno saputo valorizzare le sue risorse.
Infine, l’idea che il progresso sia esclusivamente nelle mani della classe dirigente ignora il ruolo fondamentale delle comunità locali, delle imprese e della società civile. Il cambiamento può e deve partire dal basso, attraverso pratiche collaborative e innovazioni sociali che possono emergere anche in contesti difficili.
In sintesi, la visione di Felice, pur avendo meriti nel mettere in discussione la qualità della leadership, rischia di trascurare la complessità dei vincoli strutturali e delle influenze esterne che storicamente hanno ostacolato lo sviluppo del Mezzogiorno. È necessario adottare un approccio più integrato e contestualizzato, che consideri le interazioni tra fattori endogeni ed esogeni, per comprendere appieno le dinamiche dello sviluppo regionale.

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