Amare il bambino interiore per guarire: un percorso di crescita personale
Amare il bambino interiore per guarire: un percorso di crescita personale
L’affermazione di Gabriella Tupini secondo cui “se non sei mai stato amato da nessuno, né dai tuoi genitori né da nessun’altro, puoi guarire amando la tua parte bambina, il che significa amare tutti gli esseri viventi bambini e animali cuccioli” offre un interessante spunto di riflessione sull'importanza del rapporto con il proprio “bambino interiore” per il benessere emotivo e psicologico. Questo concetto ha radici sia nella psicologia umanistica che nella letteratura sulla crescita personale, e trova supporto in alcune ricerche scientifiche e filosofiche che esaminano la relazione tra autocompassione, cura di sé e connessione empatica con gli altri.
Il concetto del bambino interiore
Il “bambino interiore” è un termine introdotto dalla psicologia analitica e sviluppato ulteriormente da autori come Carl Gustav Jung, John Bradshaw e Lucia Capacchione. Esso rappresenta la parte di noi che conserva emozioni, bisogni, paure e gioie dell’infanzia. Bradshaw, nel suo libro Healing the Shame That Binds You (1988), sottolinea che i traumi infantili non risolti possono manifestarsi in comportamenti autodistruttivi e in difficoltà relazionali, ma che la guarigione è possibile attraverso l'accettazione e l'amore per il proprio bambino interiore.
Amare il bambino interiore significa riconoscere e validare i bisogni e le ferite emotive che risalgono alla prima infanzia. Questo processo implica praticare l'autocompassione, che è stata oggetto di numerosi studi nella psicologia positiva.
L’autocompassione come strumento di guarigione
Secondo Kristin Neff, una delle principali ricercatrici sull'autocompassione, amare se stessi equivale a trattarsi con la stessa gentilezza e comprensione che offriremmo a un caro amico o a un bambino. In uno studio pubblicato nel 2007 (Self-Compassion and Adaptive Psychological Functioning), Neff dimostra che le persone che praticano l’autocompassione hanno livelli più bassi di ansia e depressione e sono più resilienti di fronte alle avversità. L’amore per il proprio bambino interiore, quindi, può essere visto come una forma di autocompassione focalizzata sull'infanzia emotiva.
Questa idea si collega all’affermazione di Tupini, secondo cui il processo di guarigione può partire dall’amare gli esseri viventi più vulnerabili, come i bambini e gli animali cuccioli. Questi atti di amore e cura esterni possono fungere da ponte per riconnettersi con la parte di noi stessi che richiede cura e attenzione.
L’empatia verso bambini e animali come riflesso dell’amore per sé
La cura per gli esseri viventi più fragili stimola l’empatia, che secondo la neuroscienza è un elemento cruciale per il benessere psicologico. Studi condotti da Tania Singer, neuroscienziata e direttrice del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences, hanno dimostrato che il cervello umano reagisce positivamente quando si prova empatia verso gli altri, attivando le aree associate alla gratificazione e alla connessione sociale (Singer et al., 2004).
Amare bambini e cuccioli, come suggerisce Tupini, potrebbe dunque attivare queste stesse aree cerebrali, creando un circolo virtuoso di empatia e autocompassione. Inoltre, la cura per gli altri è strettamente legata al concetto di “amore altruistico”, descritto da autori come Erich Fromm (The Art of Loving, 1956) come una forma di amore che include anche se stessi.
La pratica del re-parenting
Un approccio terapeutico che supporta questa visione è il re-parenting, una tecnica psicologica che consiste nel “diventare il genitore” del proprio bambino interiore, offrendo a se stessi l'amore e la sicurezza che potrebbero essere mancati nell'infanzia. Questo metodo è stato esplorato da terapeuti come Charles Whitfield nel suo libro Healing the Child Within (1987), che sottolinea come la guarigione emotiva sia possibile attraverso la creazione di un dialogo interiore amorevole e accogliente.
Quando Tupini invita ad amare i bambini e gli animali, si può interpretare questo consiglio come un modo per esercitare il re-parenting. Gli atti di amore e gentilezza verso gli altri diventano un modello per trattare anche se stessi con la stessa attenzione e cura.
Conclusione
L’affermazione di Gabriella Tupini evidenzia una verità profonda: la guarigione emotiva può partire dall'amore per il proprio bambino interiore, espresso attraverso la cura e l'empatia per gli esseri viventi più vulnerabili. La psicologia e le neuroscienze confermano che l’autocompassione e l’empatia sono strumenti potenti per migliorare il benessere psicologico e promuovere la resilienza. Amare i bambini e i cuccioli è non solo un gesto di altruismo, ma anche un modo per riflettere e rafforzare l'amore verso noi stessi. Così facendo, possiamo avvicinarci a una forma più autentica e completa di guarigione interiore.
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