Cosa piace a me? Un percorso di scoperta interiore
Cosa piace a
me? Un percorso di scoperta interiore
Nel ritmo
frenetico della vita quotidiana, una semplice domanda può diventare un potente
strumento di consapevolezza: Cosa piace a me?. Al risveglio, ponendo
questa domanda a noi stessi, non stiamo solo scegliendo una preferenza o un
desiderio superficiale; stiamo intraprendendo un viaggio verso una comprensione
più profonda di noi stessi e delle nostre connessioni interiori. Questo
processo implica scoprire qualcosa che è già dentro di noi e che attende solo
di essere riconosciuto e vissuto.
Il legame tra piacere e appartenenza interiore
Dire ad alta
voce ciò che piace a noi significa riconoscere un’appartenenza profonda con
aspetti della nostra anima che spesso rimangono nascosti. Il piacere non è solo
una reazione momentanea o una gratificazione superficiale; è un’espressione
dell’essenza più autentica di chi siamo. Come affermato da Raffaele Morelli,
“l’anima ti ricorda che il piacere è dentro di te”, anche nei momenti di
difficoltà.
Questa
intuizione richiama una tradizione antica e spiritualmente significativa: i
Misteri Eleusini. Ad Eleusi, vicino ad Atene, venivano custoditi i più grandi
segreti dell’anima. I partecipanti ai riti non erano giudicati sulla base della
moralità o del comportamento esteriore, ma piuttosto sulla loro capacità di vedere
e di vedersi. Questo invito alla visione interiore è essenziale per
chiunque voglia evolvere spiritualmente, poiché guardarsi dentro è il primo
passo verso la trasformazione.
Il valore del piacere nelle sfide quotidiane
Attivare la
frase Cosa mi piace? non significa negare i disagi o le difficoltà, ma
riconoscere che, anche nelle giornate peggiori, esiste qualcosa che ci dà
piacere, qualcosa che può riportarci a noi stessi. Questo atteggiamento può
essere visto come un esercizio di resilienza e di gratitudine: invece di focalizzarci
solo su ciò che ci ferisce, possiamo trovare piccoli spazi di piacere che
alimentano la nostra forza interiore.
Secondo il
filosofo greco Epicuro, il piacere è il principio e la fine della vita felice,
purché sia inteso come assenza di turbamenti e presenza di un’anima serena. In
questa prospettiva, chiedersi quotidianamente Cosa piace a me? è un atto
rivoluzionario: ci invita a trovare serenità anche nelle situazioni più
complicate e a coltivare un rapporto positivo con noi stessi.
Un esercizio pratico
Per
integrare questa riflessione nella tua vita quotidiana, prova il seguente
esercizio:
- Al risveglio, dedica cinque
minuti alla domanda: Appena apri gli occhi, chiediti Cosa piace a
me oggi? Non importa se la risposta è semplice (un caffè caldo, il
sole fuori dalla finestra) o profonda (un progetto che ti entusiasma, una
persona che ami). Scrivi la tua risposta su un quaderno.
- Coltiva il piacere nei momenti
difficili:
Durante la giornata, quando incontri una sfida o un momento di disagio,
fermati un attimo e ripeti la domanda. Cerca un elemento che ti piaccia,
anche in quella situazione difficile. Ad esempio, se stai affrontando un
compito stressante, potresti trovare piacere nell’imparare qualcosa di
nuovo o nell’avvicinarti al completamento di un obiettivo.
- Rifletti alla fine della
giornata: Prima
di andare a dormire, rileggi le risposte che hai scritto al mattino e
chiediti: Come il mio piacere ha influenzato la mia giornata?
Noterai come anche piccoli piaceri possono trasformare il tuo stato
d’animo e il modo in cui affronti la vita.
Conclusione
La domanda Cosa
piace a me? è un ponte verso la consapevolezza, la resilienza e la gioia.
Non è solo un esercizio mentale, ma un’abitudine che può cambiare profondamente
il nostro rapporto con noi stessi e con il mondo. Come i Misteri Eleusini ci
insegnano, il segreto per l’evoluzione spirituale non è la perfezione
esteriore, ma la capacità di vedere e onorare ciò che è autentico e prezioso
dentro di noi.
Antonio Bruno
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