Del Natale di Gesù
III Il Presepio
Come abbiamo visto negli articoli precedenti, Gesù, secondo l'Evangelo di S. Luca e gli Evangeli Apocrifi, appena nato, fu posto in una mangiatoia reclinavit in praesepio. Questo si ritiene oggi concordemente. Difatti, S. Giustino nel 150 ci parla dello speco vicino a Betlemme e del Presepio (Fat- ne) "Dial. cum Trifh., 78,„; ed alquanto più tardi Origene (Contra Celsum. 1, 51) ci fa conoscere che a tempo suo si conservava ancora in Betlemme la mangiatoia, nella quale nacque Gesù.
Verso l'anno 386, Paola, discepola di San Girolamo, così scrive ad Eustochio: (Inter ep. Hier XLVI); "Verum ut ad Villulam Christi et Marise diversorium veniamus, quo sermone, qua voce speluncam tibi pos- sumus Salvatoris exponere! Et illud presse- pe, in quo Infans vagiit silentio magis quam infirmo sermone honorandum est, "Mignė XXII, 490. San Girolamo ne fa pure menzione nell'Epitaffio di Paola, a cui fa eslamare: "Et ego misera atque peccatrix digna sum in dicata deosculari praesepe, in quo Dominus parvulus vagüt (Epistol. CVII ad Esust. c. 10; Migne, P. L. XXII, 886. Eusebio nella vita di Costantino (Libro EI Cap. 41 e segg.), ricorda che la madre di lui, Elena, fece costruire in Betlemme un tempio vicino alla spelonca della natività. Del Presepio se ne fa pure menzione nella "Pia peregrinatio S. Silvae, "Pia peregrinatio S. Silvae. Ad avvalorare questa tesi v'è pure la cele- bre questione se la mangiatoia fosse di le- gno o di pietra. San Girolamo, parlando della mangiatoia, nella quale fu appunto deposto il Bambino Gesù, ci fa credere che questa fosse di pietra: "Osi mihi liceret illud prae- sepe videre in quo Dominus jacuit! Nunc nos Christi quasi pro honore tulimus luteum iet posmus argentum; sed mihi pretiosum illud est, quod ablatum est, argentum e tau rum meretur gentilitas; christiana fides me- retur luteum illud pra sepium. Qui in isto e praesepi natus est, aurum, condemnat et ar- gentum, non condenno eos, qui honoris causa I. fecerunt (neque enim condenno qui in tem aplo fecerunt vara aurea), sed admiror Domi e num, qui Creator Mundi, non inter aurum a et argentum, sed in luto nascitur. Si può confrontare anche l'Ep. CXVIII ad Sabin N. 4 (Migne XXII, 1190; "Ne times ue de praesepi Infans vagiat!... Tu inter ostia quondam presepis Domini, nune altaris, amatorias espistolas fulciebas, quas postea oilla miserabilis, quasi flexo adoratura genu, inveniret et legeret 0.
Nella prima metà del V Secolo (440), San Eucherio, parlando di Betlemme, (Le Locis aliquibus sanctis), ricorda il "Praesepium Domini, exornatum insuper argento et auro il quale fulgenti cella "ambitur, (ed. To co bler pag. 53). Ed un secolo più tardi, circa verso il 570, un pellegrino di Piacenza, che si vuole sia il Martire Sant'Antonino della stessa città, vide parimenti a Betlemme la spelonca "Ubi natus est Dominus, in qua est ipsum praesepium ornatum ex auro et argento. D o (Itiner. Cap. 29 edit. Gryer pag. 178) di cui paria San Girolamo. Così nell'Epistola 103 ad Eustochio egli scrive; in Betlemme ingressa, et in specum Salvatoris introiens, postquam vidit sacrum Virginis diversorium et stabulum, in quo agnovit Bos possessorem suum, et asinus Praesepe Domini sui, ut illud impleretur quod in eodem Propheta scriptum est: Bea tus qui seminat super omnes aquas, ubi bos et asinus calcant,..
Con queste testimonianze concordano San Gregorio Nazianzeno e San Gregorio Nisseno e Prudenzio, indicate dal Cardinale Baronio. Ciò noi abbiamo anche nel Divino Ufficio nella festa della Circoncisione: "Domini au- divi auditum tuum, et timui; consideravi opera tua et expavi; in medio duorum ani- malium jacebat in Praesepio et fuigebat in Coelo (Vedi respons. alla VI lezione).
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Ed ancora in quello della Natività di N. S. Gesù Cristo: "O magnum Mysterium et admirabile Sa- cramentum, ut animalia viderent Dominum natum, jacentm in praesepio (vedi. Respons. alla IV lezione).
Nella spelonca bethlemmitica, si dice che S. Girolamo abbia passato trenta anni della sua vita, dedicato allo studio della Sacra serit- tura ed alla preghiera. La Grotta presente è rivestita di marmo bianco. Una stella d'argento, attorniata da una breve iscrizione: "Hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est", ricorda al Pellegrino il gran Mistero della nostra Redenzione.
Null'altro di speciale relativamente alla nascita del Redentore Gesù Cristo ci conserva oggi la storia. La tradizione e la storia attribuiscono al poverello D'Assisi la pia consuetudine di ricostruire con figure più o meno artistiche la scena del Presepio, per ricordare ai fedeli in modo più vivo il Dies Natalis Christi... che la Chiesa festeggia il 25 dicembre. Noi sappiamo ed è storia recente, che le più antiche rappresentazioni del Natale di Gesù risalgono al IV secolo, quando cioè la Chiesa Romana comincia ad usufruire della sua piena libertà per opera di Costantino. Difatti, fino alla metà circa del secolo XIX non si conosceva, per esempio, alcuna pittura su tal soggetto.
Si sapeva solo che in una chiesa di Gaza esisteva una pittura del VI secolo, rappresentante il Natale di Gesù. Nel 1877 nella Catacomba di San Sebastiano si trovò un affresco, che rimonta al secolo IV (De Rossi pag. 141), rappresentante il Natale, cioè un bambino avvolto nelle fasce, giacente in una culla. Il bue e l'asino fanno capolino sopra il neonato, ed in fondo v'è un busto giovanile col capo nimbato, probabilmente rappresentante Gesù in età più adulta. E' questa l'unica pittura, che si incontra nelle catacombe. La scena del Presepio si trova più spesso riprodotta sui Sarcofagi, di cui il più antico è quello che risale al secolo IV, dove il Bambino è fasciato e giace per terra tra l'asino e il bue e gruppi di pastori in atto di meraviglia. Il Bambino appare quasi sempre nimbato (De Rossi pag. 50%). Della grotta non appare traccia nelle pitture delle catacombe romane. Solo in alcune si trova rappresentata una tettoia sorretta da quattro pali e coperta di paglia e di assicelle. Con l'asino ed il bue, che non mangiano mai, si trovano rappresentate altre persone. La Madonna con due e più pastori, vestiti nel costume tradizionale romano con la tunica e col pedum in mano. La Vergine seduta è il tipo della donna dalle belle forme "pulcra ut luna, eletta ut sol; presso di lei talvolta appare anche San Giuseppe, ma sempre sotto l'aspetto di un giovane. Dal quarto al sesto secolo la rappresentazione del Natale continua per lo più con gli stessi caratteri.
Il motivo principale è il Bambino, per lo più nimbato, avvolto nelle fasce e giacente in una mangiatoia in mezzo ad un bue ed un asino, che si curvano profondamente su di lui. Dal VI secolo in poi, prevale invece l'arte bizantina.
Alla capanna succede una grotta di masso. Il Bambino giace in una mangiatoia ed accanto al quale v'è la madre. In alto brilla la stella dei Magi. San Giuseppe, dall'aspetto di vecchio, è seduto in aria pensierosa, e poco lontano si scorgono le due donne Zolomi e Salome, delle quali parlano i Vangeli Apocrifi, di cui ci siamo occupati precedentemente.
Prof. Giuseppe Carucci
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