Convivere o competere? Un confronto tra la prospettiva di Ximena Dávila e Humberto Maturana e il neoliberismo economico

 


Convivere o competere? Un confronto tra la prospettiva di Ximena Dávila e Humberto Maturana e il neoliberismo economico 

di Antonio Bruno

Viviamo in un'epoca caratterizzata da profonde tensioni culturali ed economiche che influenzano ogni aspetto della convivenza sociale: istruzione, lavoro, famiglia, e relazioni di mercato. Il neoliberismo economico, paradigma dominante nel nostro tempo, interpreta questi ambiti attraverso la lente dell'efficienza, del profitto e della competizione, trascurando spesso il ruolo della collaborazione e del benessere comune. Come sottolineano Ximena Dávila e Humberto Maturana nei loro scritti, questo approccio rischia di alienare l'individuo e la società dal significato autentico del vivere insieme, che è fondamentale per il progresso umano.

Il neoliberismo economico: una cultura della competizione

Il neoliberismo economico, come descritto da autori quali David Harvey (“A Brief History of Neoliberalism”, 2005) e Noam Chomsky (“Profit Over People”, 1999), pone al centro dell'organizzazione sociale il mercato come arbitro supremo di valori e relazioni. La scuola, il lavoro e perfino la famiglia sono ridotti a funzioni di un sistema che premia la competizione e misura il successo attraverso l'accumulo di ricchezza. Questo modello, basato sull'individualismo economico e sull'efficienza produttiva, è stato criticato per aver frammentato la coesione sociale, riducendo le relazioni umane a meri scambi utilitaristici. Harvey afferma che il neoliberismo ha spogliato le società del loro tessuto solidale, promuovendo disuguaglianze strutturali che alienano l'individuo dal suo ruolo nella comunità.

Dávila e Maturana: educazione come trasformazione e convivenza

In contrasto con questa visione, Ximena Dávila e Humberto Maturana propongono un modello educativo e sociale basato sulla collaborazione e sulla riflessione. Dávila, nel suo scritto, afferma: “L'educazione è la trasformazione in coesistenza”, sostenendo che l'insegnamento non è un semplice trasferimento di conoscenze, ma un processo di trasformazione reciproca tra educatori e studenti. Maturana, dal canto suo, sottolinea che il fine ultimo dell'educazione dovrebbe essere quello di formare cittadini democratici che collaborano, riflettono e agiscono con onestà e responsabilità. Secondo lui, la riflessione è un elemento insostituibile nel percorso educativo, poiché invita a una comprensione più profonda delle scelte e della libertà personale: “Nel momento in cui scegli, hai la meravigliosa esperienza di libertà”.

Contrasto tra visioni

Queste due prospettive mettono in luce tensioni profonde tra una visione del mondo centrata sulla competizione e una basata sulla collaborazione. Nel neoliberismo, l'obiettivo principale è il successo individuale, e la scuola è vista come un luogo dove si formano competenze tecniche utili al mercato del lavoro. La riflessione critica, la costruzione di relazioni autentiche e la promozione del benessere collettivo sono spesso relegate a margine. Di contro, Dávila e Maturana insistono sul fatto che l'educazione dovrebbe essere un processo di crescita umana che mette al centro la coesistenza, il rispetto e l'ascolto reciproco.

La cultura neoliberista è stata anche associata a una forma di alienazione, come sottolinea l'affermazione di Dávila: “Viviamo in una convivenza che si caratterizza per l’alienazione derivata dalla competizione”. Questa alienazione non è solo individuale, ma sistemica: è un allontanamento dai valori fondamentali di solidarietà e interdipendenza che hanno storicamente permesso alle società di prosperare.

Educazione come antidoto all'alienazione

L’educazione proposta da Dávila e Maturana non è solo un antidoto all'alienazione, ma anche una visione alternativa per il futuro. Per loro, formare insegnanti con una prospettiva ampia significa creare una società in cui i cittadini possano vivere insieme rispettandosi e ascoltandosi. Questo approccio contrasta fortemente con l'idea neoliberista di una scuola come luogo di preparazione al lavoro, piuttosto che alla vita. La scuola, come afferma Maturana, è “il campo di formazione dei cittadini” e non solo dei lavoratori.

Prospettive di sintesi e applicazioni pratiche

Il confronto tra queste due visioni invita a una riflessione critica sul nostro modello di sviluppo. È possibile immaginare un sistema economico e culturale che integri alcuni aspetti del neoliberismo, come l’innovazione tecnologica e la valorizzazione dell'iniziativa personale, con i principi di collaborazione e coesistenza di Dávila e Maturana? Forse una possibile via è quella proposta da economisti come Amartya Sen, il quale, nel suo libro “Development as Freedom” (1999), suggerisce che il vero sviluppo economico e sociale non dovrebbe misurarsi solo attraverso il PIL, ma attraverso la capacità degli individui di vivere vite significative in comunità coese.

Conclusioni

La riflessione di Ximena Dávila e Humberto Maturana rappresenta una critica profonda alla logica neoliberista, ma anche un richiamo alla necessità di ridefinire i nostri valori culturali ed economici. Al centro di questa visione vi è l'idea che la convivenza umana non possa essere costruita sulla competizione e sull'accumulo, ma debba invece fondarsi sulla collaborazione, sulla riflessione e sul rispetto reciproco. In un mondo sempre più alienato dalla ricerca del successo materiale, queste idee rappresentano un invito a ripensare la nostra società e il nostro futuro.

Commenti

Post popolari in questo blog

La democrazia a San Cesario è possibile

SANITA' E ISTRUZIONE PUBBLICA

LA PESCA CHE MAMMA REGALA A PAPA’: IL MIO PUNTO DI VISTA DI BAMBINO