La trasmissione delle abitudini e l’illusione della libertà: riflessioni sulla consuetudine e la riflessione critica
La trasmissione delle abitudini e l’illusione della libertà: riflessioni sulla consuetudine e la riflessione critica
La riflessione proposta da Gabriella Tupini mette in luce una dinamica cruciale dell’esistenza umana: la perpetuazione delle abitudini e delle conoscenze acquisite, spesso accettate senza uno spazio di autentica riflessione critica. Questo tema, lungi dall’essere solo una speculazione filosofica, trova profonde radici e riscontri scientifici nelle neuroscienze, nella psicologia e nelle scienze sociali.
Il potere dell’abitudine e l’automatismo decisionale
L’idea che "non pensiamo" e che seguiamo percorsi già tracciati richiama il concetto di pensiero automatico, una forma di elaborazione mentale che opera al di fuori della consapevolezza. Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia e autore di Thinking, Fast and Slow (2011), distingue tra il "Sistema 1" e il "Sistema 2" del pensiero umano. Il Sistema 1 è veloce, intuitivo e automatico, mentre il Sistema 2 è lento, deliberato e riflessivo. Secondo Kahneman, gran parte delle nostre decisioni quotidiane vengono prese dal Sistema 1, che si basa su schemi appresi e abitudini consolidate. Questo spiega come spesso agiamo senza fermarci a riflettere criticamente sulle nostre azioni.
Il meccanismo descritto da Tupini – ovvero l’assenza di una "sosta infinitesimale" che ci permetterebbe di riflettere e decidere consapevolmente – trova quindi una base neuroscientifica: il cervello tende a risparmiare energia affidandosi a schemi preesistenti piuttosto che impegnarsi in un’elaborazione cognitiva più impegnativa. Questo automatismo, pur essendo adattivo in molti contesti, limita la nostra libertà decisionale e la capacità di innovare.
La trasmissione culturale e l’esperienza degli altri
Tupini sottolinea come gran parte delle nostre convinzioni e delle nostre azioni derivi dall’esperienza degli altri, in particolare dai nostri genitori e dagli antenati. Questo fenomeno trova conferma nella teoria della trasmissione culturale. Secondo gli studi di Michael Tomasello, esperto di psicologia evolutiva, gli esseri umani sono caratterizzati da una "cultura cumulativa", che si basa sull’apprendimento sociale e sulla trasmissione intergenerazionale di conoscenze e pratiche (The Cultural Origins of Human Cognition, 1999). Tuttavia, ciò che viene trasmesso non è sempre oggetto di verifica critica da parte dell’individuo.
Le neuroscienze sociali approfondiscono ulteriormente questo tema, dimostrando come il cervello umano sia progettato per imitare. I neuroni specchio, scoperti da Giacomo Rizzolatti e colleghi negli anni ‘90, giocano un ruolo cruciale nell’apprendimento per imitazione. Quando vediamo qualcuno compiere un’azione, i nostri neuroni specchio si attivano come se stessimo compiendo quell’azione noi stessi. Questo meccanismo facilita l’acquisizione di competenze e conoscenze, ma può anche portare a una ripetizione acritica di comportamenti e credenze.
L’inconscio e il rapporto con la natura
Tupini introduce un altro elemento chiave: la distinzione tra attingere all’inconscio, inteso come "esperienza della natura", e affidarsi all’esperienza degli altri. L’inconscio, nella visione junghiana, rappresenta una fonte profonda di saggezza collettiva e individuale. Carl Gustav Jung ha teorizzato l’esistenza di un "inconscio collettivo" composto da archetipi universali, modelli di comportamento innati condivisi da tutta l’umanità. Tuttavia, la società moderna, sempre più orientata verso la razionalità e la tecnologia, tende a soffocare questa connessione con l’inconscio e con la natura.
La psicologia contemporanea ha ripreso e ampliato queste idee, sottolineando l’importanza del mindfulness e della riflessione consapevole per contrastare gli automatismi mentali. Jon Kabat-Zinn, pioniere della mindfulness, sostiene che fermarsi e prestare attenzione intenzionalmente al momento presente può aiutarci a interrompere i cicli di pensiero automatico e a riconnetterci con la nostra esperienza autentica (Wherever You Go, There You Are, 1994).
L’illusione della libertà e la critica delle convinzioni
Quando Tupini afferma che "è tutto già deciso" e che "non siamo liberi", richiama il concetto di determinismo culturale. Pierre Bourdieu, sociologo francese, ha esplorato il ruolo dell’"habitus", ossia l’insieme di disposizioni interiorizzate che guidano il comportamento degli individui. Secondo Bourdieu, l’habitus si forma attraverso l’educazione e le esperienze sociali, portando gli individui ad agire in modi che sembrano naturali ma che in realtà sono profondamente influenzati dal contesto culturale. Questo implica che molte delle nostre scelte non sono realmente libere, ma rispecchiano norme e valori appresi.
Tuttavia, l’antidoto al determinismo culturale risiede nella capacità di sviluppare un pensiero critico. Paulo Freire, pedagogista brasiliano, ha sottolineato l’importanza della "coscientizzazione", un processo attraverso il quale gli individui prendono consapevolezza delle influenze culturali e sociali che modellano la loro visione del mondo (Pedagogy of the Oppressed, 1968). Questa consapevolezza è il primo passo verso una vera emancipazione.
La necessità dell’esperienza diretta
Infine, Tupini osserva che spesso attestiamo come vere cose che "ci hanno raccontato ma che non abbiamo sperimentato". Questa riflessione è supportata da studi sulla conoscenza esperienziale. David Kolb, teorico dell’apprendimento esperienziale, sostiene che l’apprendimento autentico avviene attraverso un ciclo che comprende esperienza concreta, riflessione, concettualizzazione e sperimentazione attiva (Experiential Learning: Experience as the Source of Learning and Development, 1984). La conoscenza che deriva solo dalla trasmissione verbale o culturale è dunque incompleta, mentre l’esperienza diretta permette di verificare e interiorizzare le informazioni.
Conclusione
Le parole di Gabriella Tupini ci invitano a fermarci e riflettere sul modo in cui viviamo e prendiamo decisioni. La scienza conferma che gran parte delle nostre azioni sono guidate da abitudini e influenze culturali, ma offre anche strumenti per sfuggire a questa automaticità. Attraverso la consapevolezza, la riflessione critica e l’esperienza diretta, possiamo riconnetterci con la nostra natura autentica e recuperare almeno in parte quella libertà che spesso ci sembra sfuggire.
Antonio Bruno
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