"L'arte della convivenza sociale in un tempo di scambi"
L'immagine rappresenta i concetti espressi nella riflessione: un incontro autentico e armonioso tra le persone, in contrasto con la distanza simbolica di un mondo basato sugli scambi. |
"L'arte della convivenza sociale in un tempo di scambi"
Oggi, cari amici, voglio condividere con voi una riflessione che sento più che mai attuale. Parliamo spesso di umanità, di relazioni, e di quel desiderio autentico di stare insieme che sembra risvegliarsi nei momenti di festa. Eppure, mi chiedo: quanto di ciò che facciamo è davvero per il piacere di farlo, e quanto invece è frutto di uno scambio, di un dare e avere?
La convivenza sociale, quella vera, non è uno scambio. È un’arte. È il saper stare insieme senza aspettative, senza calcoli, spinti solo dalla volontà di condividere emozioni e gesti. È quel sentimento puro che ci fa desiderare di vedere negli altri lo stesso impegno che mettiamo noi, per creare qualcosa di autentico, che non sia legato a un ritorno immediato.
Guardando alla società di oggi, però, questa distinzione sembra perdersi. In particolare, quando parliamo di politica e di responsabilità collettiva, il confine tra convivenza sociale e scambio diventa sfumato. Spesso, chi viene eletto dà l’illusione di voler operare per il bene comune, ma poi si muove all’interno del dominio dello scambio: promesse, favori, ritorni personali. È qui che nasce la delusione di tanti cittadini.
Pensate a un uomo che dichiara amore a una donna, la conquista con dolci parole e promesse, ma una volta ottenuto ciò che desiderava, invece di costruire un legame, si limita a regalarle un prezioso diamante. Bello, certo, ma vuoto se a quel dono non segue una vera condivisione. Quell’uomo è disonesto, perché ha lasciato intendere una cosa mentre ne voleva un’altra.
La politica, oggi più che mai, rischia di funzionare allo stesso modo. Promesse di democrazia, di redistribuzione, di solidarietà vengono spesso tradite da comportamenti che appartengono al mero scambio. Non sorprende, allora, che l’esito sia sempre lo stesso, ripetendosi come un copione già visto.
La mia speranza è che questo tempo ci insegni qualcosa. Che ci porti a riscoprire la vera essenza della convivenza sociale, che non è calcolo, ma un impegno reciproco, autentico. Non possiamo aspettarci che il cambiamento inizi dall’alto. Deve partire da noi, dalle nostre relazioni quotidiane, dai nostri gesti più semplici.
Se ognuno di noi inizia a vivere il presente con sincerità, senza aspettarsi sempre qualcosa in cambio, forse un giorno anche chi ha la responsabilità di rappresentarci farà lo stesso. È un pensiero semplice, ma potente.
Buona riflessione e buon cammino, amici.
Antonio Bruno
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