"Dialogo, Diritti e Convivenza: Una Riflessione Aperta sul Conflitto Israelo-Palestinese e la Società Italiana"

 


"Dialogo, Diritti e Convivenza: Una Riflessione Aperta sul Conflitto Israelo-Palestinese e la Società Italiana"

Stasera, presso la sede di Sinistra Italiana a Lecce, in via di Casanello 33, ho partecipato a una conversazione intensa e coinvolgente sul tema del conflitto israelo-palestinese, un argomento tanto delicato quanto complesso.
Durante l’incontro, ho avuto modo di riflettere su alcuni principi fondamentali sanciti dal diritto internazionale, che non solo impongono di intervenire per fermare le violazioni dei diritti umani, ma anche di agire attivamente per favorire una coesistenza pacifica tra i popoli. Come ricorda la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Tuttavia, ciò che accade in quelle terre dimostra quanto siamo ancora lontani da tale ideale.

Un dato che emerge chiaramente è che in Europa stiamo assistendo a una preoccupante crescita di odio, razzismo e indifferenza. Studi recenti, come quello pubblicato dall'European Union Agency for Fundamental Rights (FRA), sottolineano che la discriminazione e i crimini d’odio stanno diventando fenomeni sempre più diffusi, contribuendo a una polarizzazione sociale che rischia di minare le basi della convivenza civile.
Durante il dibattito, qualcuno ha osservato che “non possiamo parlare di ciò che accade laggiù se non ci siamo stati”. Un’affermazione che, se da un lato invita alla cautela, dall’altro non ci esonera dal dovere di riflettere. È evidente, infatti, la presenza di una cultura dell’esclusione: il tentativo di disumanizzare “l’altro”, considerandolo non degno di rispetto, è il primo passo verso la violenza estrema, fino alla negazione stessa del diritto alla vita. La filosofa, storica e politologa Hannah Arendt, nel suo celebre saggio Le origini del totalitarismo (1951), ci mette in guardia contro i pericoli di questa disumanizzazione: “Il primo passo verso la violenza di massa è la negazione dell’umanità dell’altro”.

Che fare?
Il dibattito è stato vivace e ricco di spunti. Gli interventi, tutti estremamente empatici, hanno ruotato attorno a una domanda cruciale: “Vogliamo vivere insieme?”. È solo rispondendo affermativamente a questa domanda che possiamo sperare di costruire una società basata sul rispetto reciproco e sulla legittimazione dell’altro.
Tuttavia, osservando la nostra società, emergono segnali preoccupanti. I dibattiti televisivi sono spesso teatro di una reciproca delegittimazione tra cittadini italiani. Allo stesso modo, nei lavori parlamentari assistiamo a dinamiche di conflitto che poco si conciliano con l’obiettivo di una convivenza costruttiva. A ciò si aggiunge un’evidente disparità nel modo in cui accogliamo le persone. Come ha osservato un partecipante, “Tutti sono disposti ad accogliere chiunque, purché ricco”. In questo senso, un cittadino palestinese benestante viene visto come un turista, mentre uno povero è automaticamente etichettato come migrante.
Non ci sono migranti ricchi. Questo paradosso mette in luce una profonda ipocrisia che permea le nostre società e che richiede un cambio radicale di prospettiva.
Vorrei concludere con un personale apprezzamento a Sinistra Italiana di Lecce per la sensibilità dimostrata nell’organizzare questo incontro. È stato uno spazio aperto a tutti, anche a chi non è iscritto o simpatizzante del partito. Questo tipo di iniziative è ciò di cui abbiamo bisogno per costruire città in cui la conversazione, il confronto e il dialogo siano parte integrante della vita quotidiana. Come sosteneva Umberto Eco, “Il dialogo è il primo passo per sconfiggere l’odio”.

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