Vita con Leonardo
Vita con
Leonardo
Lunedì
Leonardo è
sempre Leonardo. Ogni volta che lo guardo, la sensazione è quella di aver visto
già un film che mi ha commosso e che non voglio più rivedere, ma che nel
frattempo rivedo ogni giorno.
Abbiamo
parlato di Michelle, la bionda che mi fa battere il cuore come un tamburo, ma
anche quella inafferrabile, quella che non posso mai avere. Lo sapevo, ma è
come se fosse più bella proprio per questo. Leonardo mi guarda e fa: “Sai, io
capisco il fascino dell’impossibile, ma, amico mio, alla fine è solo un po’ di
teatro".
Non capisco
bene cosa voglia dire. Cioè, davvero non capisco. Cos'è un "teatro"
in questo caso? È forse una nuova metafora dell’amore? Una riflessione sulla
vita che non mi entra in testa?
Leonardo ha
questa sua abilità di dire cose che fanno sembrare ogni pensiero più leggero,
ma anche un po’ più complesso. Come se tutti i sentimenti facessero parte di un
gioco che ha solo lui conosce le regole. E io sono qui, in qualche modo
intrappolato, ma anche in attesa di capire cosa sarà.
Martedì
“Non è che
ti piace la sofferenza?”, mi chiede Leonardo, interrompendo una riflessione
profonda sul perché mi senta così impotente rispetto al mio desiderio per Michelle.
La domanda
mi arriva come un pugno nello stomaco. Sapevo che mi avrebbe chiesto qualcosa
del genere. Non tanto perché la domanda fosse giusta o sbagliata, ma perché era
inevitabile che arrivasse.
“Che cosa
vuoi dire con ‘la sofferenza’?” chiedo, cercando di sembrare meno smarrito di
quanto non sia in realtà.
“Beh, ti
fissi su storie complicate, difficili, impossibili. Come se ti piacesse l’idea
di voler qualcosa che non puoi mai avere, come se il dolore fosse l’unico modo
per darti un senso”, risponde Leonardo, sbirciando il suo cellulare come se
stesse cercando di rimanere il meno coinvolto possibile nella conversazione. Ma
lo capisco. Non è che lui non sia coinvolto, è che sa come disinnescare una
bomba emotiva senza nemmeno pensarci troppo.
Mi fa venire
voglia di alzarmi e fare qualcosa di assurdo. Tipo urlare al mondo intero che
mi piace Michelle, anche se non posso averla. Ma Leonardo, nel suo modo freddo
e analitico, mi sta facendo riflettere su qualcosa che non mi è mai venuto in
mente: forse non è la sofferenza che cerco, ma una verità difficile da
accettare.
Mercoledì
Leonardo mi
guarda con i suoi occhi un po’ distratti, ma non può fare a meno di notare che
la mia attenzione è tutta su Michelle, che ogni giorno mi sfugge di più.
“Ti sei mai
chiesto cosa stai davvero cercando?” chiede, con la sua solita domanda che mi
mette in crisi. “Ti piace l’idea di lei, l’immagine che ti fai di lei nella
testa, o forse è il fatto che è proprio fuori dalla tua portata che la rende
così irresistibile?”
Penso che
abbia ragione. Forse quello che mi piace di più di Michelle è la sua
lontananza, il suo essere così perfetta e irraggiungibile che mi fa sentire
come se non ci fosse nemmeno bisogno di fare il passo successivo. Mi basta
amarla da lontano, senza dovermi davvero confrontare con la realtà.
Leonardo
sorride, ma non con la solita leggerezza. “A volte l’amore non è altro che una
proiezione. Vuoi che sia vero, che sia perfetto, che sia esattamente quello che
hai sempre immaginato. Ma, amico mio, la perfezione è una fantasia che può
renderti un po' cieco.”
Giovedì
Oggi è
diverso. Nonostante tutte le riflessioni di Leonardo, oggi mi sono svegliato e
ho capito che Michelle non è una proiezione. La sua bellezza, la sua solarità,
il suo sorriso che illumina tutto… sono reali. E forse, in un’altra vita, in un
altro scenario, ci sarebbe stato un noi.
Ma Leonardo
ha ragione in un certo senso. La perfezione che vedo in lei non è la perfezione
di un amore, ma la perfezione di un sogno che può vivere solo nella mia testa.
Non è qualcosa che si può toccare o afferrare. E questo, forse, è anche ciò che
rende tutto più intenso.
Venerdì
Siamo seduti
in un bar. Leonardo è sempre lì, con il suo sguardo distante eppure presente.
“Non ti
sembra che a volte il vero desiderio sia proprio quello di non desiderare?”
chiede, sorseggiando il suo caffè.
“Cosa
intendi?” rispondo, guardando il mio cappuccino con la stessa aria perplessa.
“Se non
desideri, allora non soffri. Se non desideri, non c'è bisogno di lottare per
qualcosa che non puoi avere. Se non desideri, non ti illudi.”
Mi alzo. Un
pensiero scivola nella mia mente. Leonardo ha una risposta per tutto, ma non so
se sia quella giusta.
In fondo, forse ciò che voglio davvero è solo smettere di cercare qualcosa di impossibile e imparare a desiderare qualcosa che possa essere davvero mio. Ma non è facile, per niente.
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