e un affanno d'amor mi tormentava,

se un'intima tristezza m'avviliva,

alla mamma correvo... e mi calmava,

alla mamma correvo... e mi capiva,

E, l'affanno mutato in un sorriso,

l'avvilimento in rapida energia,

di nuova fede mi raggiava il viso,

allor quando vivea la mamma mia!

Or sul tavolo chino il capo stanco,

fra le pagine sparse dei miei versi,

nessuno mi dice: basta! E il crine imbianco,

mentre i poveri metri van dispersi.

E, pensando ch'è un futile diletto,

nella prosa dei tempi, la poesia,

la penna spezzerei!... Ma se la getto,

non la raccoglie più la mamma mia.

Anton Menotti Buia

Lecce 19 dicembre 1907

Potrebbe essere un'immagine raffigurante spazio al chiuso
Anna Rita Fanella, Andrea-Chiara Sergio e 1 altra persona
Condivisioni: 1
Mi piace
Commenta
Condividi

Commenti

Post popolari in questo blog

Gli esami di Stato del 1976

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...

Il pensiero filosofico di Humberto Maturana: l'autopoiesi come fondamento della scienza