Lu spiziottu Pippi Zilli

Sei di San Cesario se ..... sai chi era .... io chiedo conferma Pippi Zilli?

Sei di San Cesario se ………sai chi era Pippi Zilli

Mi viene in mente una scena che ha accompagnato la mia permanenza in Piazza negli anni fine 70 e per tutti gli anni 80. Mi riferisco alla presenza costante all’angolo tra Piazza XX settembre (chiazza cuperta) e Via Cepolla di Pippi Zilli un mio amico.
Quello che faceva a San Cesario per i sancesariani Pippi la chiamano “politica” ma secondo me quello che lui faceva era “vicinanza” alla comunità.
A quell’angolo c’era anche una fontana. Capita a tutti nelle assolate e roventi giornate d’estate di andare a bere alla fontana e magari a quella di quell’angolo dove in una stanzetta microscopica c’era la segreteria comunale della CISL e dentro immancabilmente ci trovavi Pippi, sempre presente.
Lo chiamavano LU SPIZIOTTU ed è Giuseppe Pascali nel suo libro, “Gli Spiziotti. Storia della banda dell’Ospizio Garibaldi di Lecce” che chiarisce a tutti noi che è li che è stato il nostro Pippi. Si! Lui da piccolo era all’Ospizio Garibaldi di Lecce.
Probabilmente è li che ha deciso che lui, piccolo di statura, con lo sguardo vispissimo, si sarebbe interessato agli altri, ai loro problemi. Ma perché lo faceva? Azzardo: forse perchè avrebbe desiderato che qualcuno, quando lui era piccolo lo avesse aiutato lui a risolvere i suoi problemi. Oppure in quell’orfanotrofio si è scoperto utile per gli altri, utile a fare in modo che la vita in quella piccola comunità avesse “un senso” una direzione verso l’amore, perché che cos’è occuparsi degli altri se non AMORE?
Poi tutto questo si tradusse nell’impegno per l’amministrazione Comunale di San Cesario di cui lui era dipendente.
Famoso il confronto tra lui e i vari sindaci che si sono succeduti sino alla data del suo pensionamento e anche con il Sindaco Gigi Lezzi con il quale collaborò come assessore in giunta.
Dopo la pensione continuò il suo impegno come assessore comunale all’Annona e a me disse che l’avrebbe fatto sino all’ultimo, voleva dire sino alla sua morte che intervenne, improvvisa, proprio quando lui era assessore ed io ricoprivo l’incarico di segretario della democrazia cristiana di San Cesario.
In quegli anni quando andavo a Lecce, lui era li, a quell’angolo, oppure al centro de “lu largu te lu palazzu” come una guardia svizzera che protegge il Papa. Già, sempre presente, perché per parlargli non c’era bisogno di prendere appuntamento; ti bastava uscire in piazza e l’avresti trovato li, tutti i giorni anche di Natale e Pasqua.
E l’altra cosa che osservavo era che da lui, ci andavano tutti per chiedere consiglio e per risolvere i problemi quotidiani, non ci andava solo la povera gente, ma professionisti, professori, avvocati, uomini di cultura e Pippi riusciva a dare una risposta a tutti, a fare si che la “desiderata” magicamente di trasformasse in “esaudita”.
Al tempo di Pippi le elezioni si facevano dando le preferenze che potevano essere espresse scrivendo il nome e il cognome del candidato oppure il numero di posizione nella lista.
Lui per far rimanere impresso al suo elettorato il suo numero lo faceva diventare un oggetto, un’immagine che resta indelebile. Così com’è rimasta indelebile nella mia mente l’immagine che usò quando gli diedero il numero 4 (quattro): a tutti lui diceva che dovevano votare LA SEGGIA (la sedia) che ha 4 gambe come tutti sappiamo.
Ciao Pippi, tu stai leggendo quello che ho scritto e sai l’affetto che ho nutrito e nutro tuttora per te. Grazie di tutto Pippi, grazie di tutto quello che m’hai insegnato!

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