San Cesario di Lecce: il Paese dell’amore ciliegie e campanelline!

La storia della campanella.

La leggenda racconta la storia di un povero pastore che aveva perso la sua unica pecora. Dopo averla cercata ovunque fino allo stremo delle forze, udì in lontananza il leggero tintinnio di una campana, seguì allora la direzione dalla quale proveniva il suono e giunse sul ciglio di un crepaccio dove vi era la sua pecora.
All’improvviso apparve San Michele che, dopo aver salvato la pecora, si tolse dal collo una campanella che regalò al pastorello come portafortuna. Da quel giorno la fortuna del pastorello cambiò e tutti i suoi desideri furono esauditi.
Da allora la campanella divenne il simbolo di portafortuna, ed ancora oggi, secondo la tradizione salentina, viene donata alle persone alle quali si vuole bene.
La fiera delle campanelle è in realtà molto antica perché affonda le sue origini nella festa per la Madonna della Provvidenza o, come la chiamavano i leccesi, la “Madonna delle ciliegie”. Un tempo, infatti, erano questi i giorni in cui la primavera regalava le sue primizie che i fidanzati regalavano alle proprie amate e tradizione vuole che un tempo, in occasione di questa festa, le ragazze ricevessero in dono dai loro innamorati una piccola campanella.
San Cesario di Lecce: il Paese dell’amore ciliegie e campanelline!
di Antonio Bruno
Ci siamo andati ieri a questa fantasmagorica mostra piena di colori e con un numero di espositori che permette di gustare le forme e i colori.
Ma io provo a descrivere la Madonna delle ciliegie, quella festa che metteva addosso la voglia di fare regali, il desiderio di incontrare l’amata e mettergli nelle mani la campanella.


L'aggiu pruate tutte, la spettu a nnanzi alla chiesia te lu largu te lu palazzu, ttrou tutte le scuse cu passu te nanzi ccasa soa. Ma iddrha nu mme uarda mancu nnu picca! Maria mia quantu si beddrha! Na stiddrha intru stu paise ranne ca senza te tie ddenta picciccu picciccu!" Ma moi te portu nna cista te ciliegie ca suntu come li musi toi beddhri e tie me uardi finalmente e me puerti intra allu core tou! Poi te portu puru ddrhu campanieddrhu ca quandiu passu te sentu sunare, a ogni sunata fazzu nna passata e ccussi lu core mio se ristora e ttroa pace sulu cu nnu sguardu su dde tie!

Maria cu lli musi te cerasa
ieu suntu innamuratu e pacciu pe sta strata
te uardu ogne giurnu qualdu iessi sulla porta e spanni rrobbe
me sentu tuttu termulante se giri n'attimu lu sguardu tou diamante
Ma rrubbatu la pace anima mia, ma fattu prigionieru tou
famme passare sta forte malatia se no mueru senza nnu ristoru
nnu fuocu me arde intra allu core
amore, passione, desideriu e tante aure storie
ieni nnu menutu sulu cu mie
fatte ammenu mbrazzare
cu te sentu su dde mie
sta ddentu pacciu, nu vivu cchiui
spusamune prestu
nnu resistu cchiui

Queste parole dette con tutto l’ardore dell’amore hanno caratterizzato tutte le storie della primavera della dolce San Cesario di Lecce. Ancora oggi è possibile vedere questi sentimenti violenti che si sviluppano nella esistenza degli adolescenti che li vivono con preoccupazione perché accade qualcosa di devastante che toglie la pace a la serenità, che toglie il sonno e ti fa diventare dipendente da una persona che non avevi mai visto prima e a cui non avevi mai pensato.
L’amore, la passione e il desiderio è devastante, destabilizza tutto e come un’IUragano sconvolge la vita rinnovandola tutta sin dalle fondamenta.
La festa della campanella, la festa della Madonna della Provvidenza e quindi la Festa della Madonna delle Ciliegie dovrebbe essere ripristinata per accompagnare in questo sbocciare le giovani donne e i giovani uomini che ne rimangono vittime.
L’amore, il desiderio e la passione sono confinati ai margini della vita di ogni giorno, sono vissuti nel privato e nel nascondimento, o nella trasgressione e nello sfogo sfrenato dei sensi a suon di musica ossessivo compulsava.
Ma la passione, l’ardore e l’inquitudine dell’innamorato sono quanto di più bello, dolce e agognato ci possa essere. Non possiamo farlo rimanere confinato nell’oscurità della Nuova Sodoma e Gomorra, quella che descrive l’Italia come un girone dell’Inferno dantesco. L’Italia ha dentro la disperazione della povertà spirituale ma ha anche l’amore che si regala con un cesto di ciliegie e una campanellina!
Noi viviamo in questua Italia, noi viviamo a San Cesario di Lecce: il Paese dell’amore, ciliegie e campanelline!

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