Gli Stati Uniti e l’Iran vogliono dominare invece di collaborare





Sto riflettendo da ieri su questa circostanza, sulla aggressione, l'uccisione di esseri umani e sulle reazioni che stanno emergendo. Quello che accade in una parte del Mondo determina una deriva che interessa tutti, nessuno escluso. Ecco perché ai miei amici che pensano di risolvere ogni problema con la riaffermazione dello Stato nazionale io dico che meglio sarebbe la fondazione di un’unica Società globale.
Viviamo nell’unica società che è l’umanità. Ne sono ancora più convinto dopo ciò che è accaduto ieri e oggi perché, la decisione del governo degli Stati Uniti di uccidere uomini iraniani con posizioni di altissimo livello, ha provocato una serie di reazioni in tutto il Mondo e, nel mio piccolo, c’è una emozione dentro di me, e riflettendoci sopra ho osservato che la mia emozione ha una serie di sfumature che partendo dalla preoccupazione giungono alla vera e propria paura.
Mi sono chiesto per quale motivo arrivo ad avere paura. E mi sono detto che è perché quando si scatena la violenza cieca, nulla è prevedibile se non la distruzione, ed è imprevedibile anche il momento in cui, chi è nella violenza decide di smettere, di finire di distruggere tutto quello che gli capita a tiro.
Distruggere, eliminare, escludere sino all’omicidio che non prevede riammissione. Questo accade quando c’è la decisione di usare violenza.
Il governo degli Stati Uniti ha deciso di usare la violenza uccidendo alti rappresentanti dello Stato Iraniano e perché l’ha fatto? La violenza ha l’obiettivo di ottenere la sottomissione di chi non abbassa la testa, di chi non si sottomette. Quindi se il governo degli Stati Uniti otterrà la sottomissione del governo dell’Iran possiamo stare certi che la violenza cesserà.
È una dinamica che conosciamo tutti, che abbiamo messo in atto tutti. È quella dinamica che obbliga le donne a riconoscere il dominio di certi uomini che pretendono di esercitarlo sulle donne con cui vivono, e che usano la violenza sino a quando la loro donna non si sottomette. E se non si sottomette che succede? Può accadere che quest’uomo lasci quella donna oppure, se la considera sua proprietà, può accadere che la violenza si spinga sino alle conseguenze estreme tanto che può accadere un femminicidio.
Il processo dominio – sottomissione è identico sia che si tratti di una coppia di persone in cui uno dei due componenti desideri dominare l’altro, sia che si tratti di partiti politici in cui uno desideri dominare sugli altri, sia nel caso di interi Stati, come quello degli accadimenti di questi giorni tra Stati Uniti ed Iran, in cui gli Stati Uniti intendono dominare l’Iran oppure viceversa è l’Iran che intende dominare gli Stati Uniti.
Quindi la guerra è un comportamento culturale e non è nella natura umana, come invece per millenni poeti, scrittori, preti e filosofi hanno propagandato. L‘organismo umano non prevede la guerra per il suo funzionamento. I reni, il cuore, lo stomaco e tutti i nostri organi, tessuti e cellule non vivono in competizione. Anzi quando accade che si sviluppa la competizione tra cellule l’organismo umano cessa di vivere, muore così come accade nel caso dei tumori.
Ciò premesso voglio dedicare qualche parola ai commenti dei politici e giornalisti, sugli omicidi delle persone di nazionalità iraniana, presenti in tutti i giornali di oggi, nelle Tv e nei Social Network. Ciò che tutti propongono è una diversa intensità della competizione, ma nessuno di loro propone una nuova modalità culturale basata sulla collaborazione. Si arriva a dare un voto al tipo di competizione dei diversi stati come ad esempio dicendo che la Russia mantiene i patti al contrario degli Stati Uniti che li hanno traditi. Insomma si muovono sempre all’interno della cultura della competizione spostandola da uno Stato ad un altro Stato. Ma come ho già scritto la competizione non è un comportamento umano. È un comportamento culturale che, riflettendo, possiamo abbandonare adottando un nuovo comportamento culturale basato sulla collaborazione. Si tratta di operare una scelta di biomimesi, ovvero di imitazione di ciò che accade in natura.
Infatti gli organismi viventi scivolano nel flusso che si determina con l’ambiente nel quale vivono, che è formato da altri organismi viventi e dai minerali; e rimangono nel processo della vita, ma senza competere, questo è il punto centrale della nostra vita come esseri umani e della vita di tutti gli organismi viventi.
Se conosciamo il modo in cui si relazionano in natura gli organismi viventi, compresi quelli umani, possiamo riprodurre gli elementi di quella coerenza in modo da vivere armoniosamente. Quindi possiamo introdurre nella nostra esistenza, qualunque organismo vivente che vogliamo far partecipare a questo stesso processo. Ma per farlo dobbiamo essere consapevoli che ciò che ci accade e che accade in natura non è spiegabile dalla competizione, perché competere un comportamento negazionista. La nozione di deriva naturale afferma che la storia degli esseri viventi non è la storia dell'adattamento, ma quella della conservazione dell'adattamento, e questo perché si verifica nel presente in  evoluzione. Quindi la competizione ha a che fare con la relazione di negazione reciproca e gli organismi non la fanno, non si negano tra di loro perché invece scivolano tra di loro. Quello che devo vedere è come questa armonia sia stata stabilita nella storia della biosfera e imitarla nella sua azione se voglio vivere in armonia con tutti gli esseri umani e con l’ambiente. Ma per farlo devo essere consapevole che non esiste alcun problema di concorrenza, c'è un problema di coerenza nella coesistenza di ciascun organismo con la sua nicchia ecologica. La storia degli esseri viventi non è di competizione, ma di trasformazione coerente con la conservazione della vita, conservazione dell'adattamento.

Antonio Bruno Ferro


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