Nella cultura della competizione è impossibile l'UTOPIA



Fabiana Del Cuore ha scritto:

Ho sempre nutrito interesse per la storia politica del nostro paese, ed in particolare per quel mondo “oscuro” che era la politica nella Prima Repubblica.
Un sistema o un “apparato” punito dalla storia e dalla giustizia. Per questo, ci tenevo a vedere il tanto discusso “Hammamet”. Tralascio qualsiasi giudizio o recensione sul film, che però mi ha suscitato alcune riflessioni più profonde. Ricordo che il mio professore di diritto penale, quando noi studenti approcciavamo allo studio dei reati contro la Pubblica Amministrazione, frutto del periodo di Mani Pulite, ci sottopose dei dati sulla corruzione in Italia, prima e dopo il 1992. Appresi, così, a vent’anni, dopo quasi venti anni da quell’inchiesta, che “poco era cambiato”.
Oggi il dibattito politico mi sembra pressoché fossilizzato sull’anti salvinismo. Vedo la rete, i social, invasi di immagini di piazze piene di giovani e meno giovani che manifestano perché la politica torni ad essere improntata sui valori del rispetto, della tolleranza, dell’accoglienza.
Trovo, però, anche questa una semplificazione eccessiva della realtà. Bene le sardine, bene che chi si impegna in politica in prima persona, come me, si spenda per questa giusta causa.
Ma chi fa politica deve dare anche altre risposte. Deve imparare a guardare la realtà sotto tutti gli aspetti.
Ad esempio, deve chiedersi come sradicare quella concezione, a tutti i livelli, secondo cui il politico debba favorire qualcuno piuttosto che qualcun altro. O che si faccia politica per ottenere un tornaconto personale.
Da un’intervista a Gherardo Colombo leggo: “A volte ho l’impressione che una parte dei cittadini si scagli contro i politici non per valori etici ma perché pensa che il bottino non sia equamente diviso. Si sta insieme per differenza. Ciascuno cerca in ogni modo di ottenere di più dall’altro, di ricevere una discriminazione a proprio favore. Eppure la nostra Costituzione dice una cosa molto diversa e bellissima. Dice che ciascuno di noi è degno nella stessa maniera. La pari dignità appunto. L’articolo 3 della Costituzione vuol dire proprio questo, la pari dignità è un valore che impedisce di discriminare in ragione della diversità di genere, di convinzioni politiche o religiose, di condizioni personali e sociali. Noi italiani manteniamo un approccio alla dimensione civica pre costituzionale”.
E poi, la politica deve fornire una soluzione ai tempi della giustizia eccessivamente lunghi, alla persistente incertezza della pena, che quindi perde la sua funzione deterrente. Deve aiutare e favorire il percorso educativo del cittadino, perché si rovesci questa incultura del malcostume e del favore e deve intervenire con delle leggi che accompagnino adeguatamente i magistrati nel loro compito.
Utopia?
No, io ci credo. Ho fiducia in una classe dirigente scevra dai vecchi meccanismi di potere, che vuole invece combatterli. Una classe dirigente libera.

Antonio Bruno ha scritto:

Utopia va bene. Non va bene che la storia dei tentativi utopici come quello che proponi abbia portato l'Umanità a vedere che gli attuali 2.153 miliardari del mondo, posseggono una ricchezza superiore alla ricchezza netta complessiva di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione mondiale. Tu immagini che basta togliere QUESTI QUI CHE HANNO IL POTERE per darlo AI NUOVI (ma poi chi sono questi nuovi?) per risolvere tutto. Tu scrivi della politica che dà risposte, della politica che deve fare questo o quell'altro. Ma chi? Secondo te chi ha il potere e l'ha conquistato competendo e quindi ESCLUDENDO la quasi totalità dei cittadini che hanno titolo (perché i beni comuni sono di tutti) farà un progetto condiviso con tutti? No, non è mai successo, e con questa cultura è impossibile che succeda. Fabiana con il tuo scritto non illustri un’utopia. Quello che illustri è un anelito, una speranza senza indicare un processo. Il processo che potrebbe dare luogo ai tuoi auspici è quello della collaborazione tra tutti i cittadini, nessuno escluso, e affinché si realizzi, tutti insieme dobbiamo lasciarci cadere dalle mani la cultura della competizione accompagnando con un sorriso il suo precipitare verso la dissoluzione. Per quella via, la via che indichi tu, tutto questo non potrà mai accadere perché ESCLUDE CHI PERDE LE ELEZIONI ed invece si dovrebbe includere tutti.

Un'ultima cosa. Tu riporti la seguente affermazione di Gherardo Colombo:

"A volte ho l’impressione che una parte dei cittadini si scagli contro i politici non per valori etici ma perché pensa che il bottino non sia equamente diviso."

Volevo dirti che nella cultura della competizione questo è un comportamento e che di conseguenza, quella di Gherado Colombo, non è un impressione.

Fabiana Del Cuore ha scritto:

Antonio mi chiedo se con la collaborazione che tu indichi come una strada perseguibile in realtà non si voglia celare una necessità di soffocare il dissenso. Mi spiego: la collaborazione tra maggioranza e opposizione di Governo può portare a dei risultati positivi per il paese governato, tuttavia non vorrei che l’accezione nella quale tu la intendi sia un modo per estirpare il seme della democrazia, che è quello del confronto e della differenza di opinioni tra forze politiche diverse.

Antonio Bruno ha scritto:

Gentile Fabiana, io faccio un lavoro che mi ha visto impegnato con gli organismi viventi e quindi la cultura della collaborazione mi perviene dall'esperienza professionale. Ne ho scritto e ne scrivo per il periodico del Fondo Verri che ha per nome SPagine. Ti poropongo la lettura di questo mio scritto che risponde alle domande che mi fai. Naturalmente meglio sarebbe che tale tua curiosità fosse foriera di una conversazione, magari aperta a tutti quelli a cui interessa, la qual cosa mi trova sin da subito disponibile. Ti ringrazio per il tempo che dedicherai alla lettura delle mie parole.

Antonio Fasano ha scritto:

Antonio Bruno utopia. la politica con la P maiuscola prevede una sana competizione dove chi vince governa e chi perde sta all'opposizione e controlla. Sua chi governa e sia chi controlla lo devono fare solo nell'interesse del PAESE e non per interesse personale. È scritto in costituzione. Poi che avvenga tutto il contrario è tutta un altro paio di maniche.

Antonio Bruno ha scritto:

Sana competizione è una contraddizione in termini. La competizione prevede l'esclusione e quindi l'impoverimento della platea di chi collabora per la definizione di un progetto comune. Inoltre instaura relazioni di dominio e sottomissione che sono sotto gli occhi di tutti. La competizione NON E' UMANA e ha dato origine al neoliberismo economico che produce quello che è sotto gli occhi di tutti. C'è anche una altro aspetto della competizione che è la MERITOCRAZIA ovvero l'applicazione in campo educativo del neoliberismo economico. La competizione genera il potere e i leader che da oligarchia storicamente è dimostrato degenerano in tirannia e dittatura. Caro Antonio Fasano ci sono tanti e tali argomenti da far arrendere chiunque. Invece c'è molta timidezza, su questi temi non c'è una riflessione che spero inizi da questi commenti...
Infine, ma non per importanza, la competizione ha come fine il raggiungimento del successo e della ricchezza che nulla hanno a che fare con la collaborazione per la definizione di un progetto comune

Antonio Fasano ha scritto:

A Sana competizione in politica ,nel ventesimo secolo ,significa rispetto per l' avversario, confronto dialettico, analisi dei problemi reali presenti sul territorio . Aggredire i problemi e non permettere che avvenga il contrario è prioritario. L'obiettivo è il raggiungimento del benessere e il miglioramento della qualità della vita di tutti. Lo scontro sterile e la denigrazione dell'avversario per raggiungere il potere dovrebbe essere superato ormai, posto alle spalle. Se non si aggrediscono problemi come il riscaldamento globale ,ad esempio, rischiamo di estinguerci a breve. Ciao

Antonio Bruno ha scritto:

Mi sono perso qualche cosa? Che io sappia nella competizione che storicamente abbiamo potuto osservare nel ventesimo secolo, e in quelli precedenti, non c'è mai stato rispetto per l’avversario, confronto dialettico e analisi dei problemi reali presenti sul territorio. E poi che cos'è che non dovrebbe avvenire, qual è il contrario dei problemi oggetto di aggressione? E da parte di chi c'è stata mai questa aggressione? Anche qui per i secoli precedenti e anche per questo ventunesimo secolo io non ne ho traccia. Ma potrei sbagliarmi, aspetto ansioso di conoscere questi fatti documentati. Non ne parliamo poi del raggiungimento dell'obiettivo ovvero il benessere e il miglioramento della qualità della vita di tutti, ma hai letto i dati Oxfam pubblicati oggi? La cosa che mi incuriosisce di più è il superamento dello scontro sterile e della denigrazione dell'avversario per raggiungere il potere. Quando è successo? Mi sono perso qualche cosa? Il rischio dell'estinzione a breve non mi sembra sia in Agenda, o anche qui mi sono perso qualche cosa? Antonio, ma possibile che non ti sia reso conto che l'unico obiettivo di chi è in competizione è la conquista del successo e della ricchezza?

Antonio Fasano ha scritto:

Antonio Bruno tutti uguali sono stati, Mussolini, de Gasperi, Nenni, Berlinguer, Moro , Pertini.....,tanto per citarne alcuni , nel ventesimo secolo? Non credo. Non tutti arrivano al potere allo stesso modo dai. Comunque io penso che lei abbia ragione. L'umanità non sarà in grado di far fronte alle sfide del futuro ne tantomeno alle catastrofi che potrebbero abbattersi sul pianeta. La sete di potere di pochi al potere continuerà sino alla fine. L'umanità che governa e decide nel mondo continuerà a sfruttare la terra e il suo prossimo fino all'ultimo secondo . Noooo
È il pianeta la vera ricchezza. Il tempo stringe. In 2 secoli abbiamo depauperato le risorse del pianeta come non mai. Quando ce ne renderemo conto sarà troppo tardi e speriamo che mi sbaglio.

Antonio Bruno ha scritto:


Antonio Fasano concordo sull'analisi dovuta alla cultura della competizione. I leader che hai citato non sono diventati dei tiranni perchè sono stati rovesciati prima da altri che anche loro, dopo un po', hanno fatto la stessa fine ovvero rovesciati e gettai nella polvere. Non concordo sulla delega. Io faccio il mio, continuo a fare il mio. Ognuno può fare il suo se non ha come obiettivo il successo e la ricchezza. Come con te, ti ringrazio perchè ho conversato con te, per il piacere di conversare con te. Ed è con le conversazioni che si giunge a un coordinamento consensuale. proprio come noi che sembravamo così distanti all'inizio, ma che invece con la conversazione ci siamo avvicinati. E' solo una questione di desiderio. Cosa vogliamo conservare? La ricerca del successo e della ricchezza o il piacere di stare insieme per il piecere di stare insieme e conversare per il piacere di conversare per il solo piacere di conversare al fine di raggiungere un progetto comune e un coordinamento consensuale?

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