La competizione non è stata abbandonata nemmeno dopo la seconda guerra mondiale. Potrà il Covid 19 convincere tutti?




Salvatore Rolli ha scritto:

Prima di farla ripartire la nostra economia, forse la dobbiamo RICOSTRUIRE dato che la pandemia ha messo in ginocchio un’economia manifatturiera terziarizzata interconnessa, globalizzata basata sul principio della competizione e del massimo profitto. Tra le tante incertezze una cosa è certa che niente sarà come prima e che quindi la RICOSTRUZIONE deve avere come presupposto il CAMBIAMENTO.
Da dove, come e in quanto tempo si può ripartire, visto che non abbiamo esperienze passate a cui rifarci: forse sono queste le domande giuste che meritano risposta.
NOI CI PROVIAMO A IMPARARE A COSTRUIRE NUOVI SCENARI i, pur tra mille difficoltà, con una STRATEGIA MULTIMODALE capace di mettere in rete TUTTE le diverse competenze e professionalità. , SENZA COMPETERE ma COOPERANDO per il BENE COMUNE.

Antonio Bruno ha scritto:

Caro Salvatore Rolli , condivido il tuo intervento nei termini in cui l’hai posto e per i risultati che auspichi si realizzino. Ma a te, così come ho fatto al prof. Palmisano, faccio presente che l’anelito che significhi si è poi storicamente infranto sulla scogliera della cultura Patriarcale che informa tutto l’occidente. Il prof Palmisano parla della Puglia, della Comunità della Puglia, che secondo lui ha deciso di abbandonare il neoliberismo economico e, conseguentemente, la cultura patriarcale dal quale deriva. E’ mia opinione invece che tale scelta sia personale. Mi spiego meglio. Ognuno di noi può decidere, in qualsiasi momento, quali dei suoi comportamenti desidera conservare. Cosa voglio conservare nella sanità specialistica? Voglio conservare le esigenze accademiche o quelle sociali? Cosa voglio conservare nell’agricoltura? Voglio conservare una transizione biologica di prossimità (cooperativa e di consorzio), oppure voglio conservare le tendenze oligopolistiche di un mercato intossicato da interessi lontani dai piccoli produttori e dai consumatori pugliesi?
E siccome queste scelte riguardano molte persone, per poter decidere cosa conservare abbiamo l’unica strada delle conversazioni. Queste conversazioni non possono avere limiti di tempo e quindi non possono essere in funzione di scadenze elettorali. Dobbiamo conversare sino a quando non avremo raggiunto un accordo su un progetto che a quel punto sarà un progetto comune. Ai prescelti con le elezioni affideremo la responsabilità di questo progetto.
Non può essere una decisione di ristrette oligarchie, ma deve essere il desiderio di tutti.

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