Pantaleone Laudisa vittima del fascismo per la sue fede religiosa


Le ricerche di Antonio Bruno Ferro


Pantaleone Laudisa vittima del fascismo per la sue fede religiosa

Dispiace dover rivelare la sofferenza e le atroci nefandezze perpetuate al nostro concittadino Pantaleone Laudisa a causa del suo credo religioso. Lo stesso trattamento è stato riservato alla figlia di quello che è stato un architetto di fama internazionale e che invece è ricordato nel nostro paesello solo come uno scultore. Ma le mie ricerche hanno aperto a questo proposito un Mondo vero e proprio che presto avrò il piacere di parteciparvi.

Riporto di seguito ciò che il fascismo a difesa della Religione di Stato ha inflitto a due nostri concittadini. Lo Stato è, e deve restare, laico! Io credo fermamente in questo e ciò che è accaduto a Pantaleone Laudisa e che potrete leggere di seguito è la conferma.

"Anche l'attaccamento ad una fede diversa dalla religione di Stato era indice di ribellione alle direttive del regime e come tale punibile con il confino. I due fratelli Francesco ed Emanuele De Benedictis di Bari, ad esempio, furono confinati per avere svolto opera di proselitismo a favore del culto pentecostale, così come Nicola Pantaleone Laudisa — architetto nativo di San Cesareo — e la figlia Primo-maggio Fiordisa i quali, nonostante il divieto imposto dalle autorità, avevano continuato a prendere parte alle riunioni religiose dei pentecostali. Entrambi, arrestati il 2 giugno 1936 e assegnati al confino il 22 dello stesso mese dalla com-missione provinciale di Roma, furono destinati a San Mauro Forte. Anche qui svolsero però attività evangelica, per cui vennero trasferiti in colonie diverse; furono prosciolti entrambi condizionalmente dopo circa dieci mesi il 23 marzo 1937, in occasione della nascita del principe ereditario Vittorio Emanuele. "

Ricordiamo così com'è giusto i partigiani, e invece abbiamo dimenticato il sacrificio di questo nostro concittadino oppresso dalla dittatura che imponeva anche a quale Dio credere.

Fonte: http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Strumenti/Strumenti_CXIV_I.pdf

Un ricordo di Pantaleone Laudisa

La marcia su Roma del quadriunmvirato, avvenuta proprio nel 1922, sancì l’inaugurazione del governo Mussolini, capogruppo del Partito Nazionale Fascista.l nuovo locale di culto di via Adige venne ricavato nel seminterrato di un villino di proprietà di Strappaveccia; il locale subì negli anni diverse modificazioni per aumentarne di volta in volta la capienza, difatti, il numero dei fedeli nell’arco di pochi anni superò le duecento unità. La sala, ai nostri giorni, è occupata dall’officina di un meccanico, e porta le tracce dei vari interventi a cui è stata sottoposta. È costituita da una zona a destra, che era la prima configurazione (ne è testimone la pavimentazione ancora originale), e da una seconda zona limitrofa, posta alla sinistra ed ora separata da un muro, nella quale fu realizzato un nuovo scavo per ricavarne la platea, facendo diventare il vecchio locale una galleria, la nuova entrata era in via Agri 7.
La sala era, secondo il resoconto delle spie fasciste, spoglia perché non adorna di statue; il bianco delle pareti era interrotto solo da un dipinto a muro, una grande Bibbia con scritto il versetto: “Celebrate il Signore, predicate il suo nome e fate sapere i suoi fatti fra i popoli”.
Del periodo nel quale i culti si tennero in questo locale di culto dobbiamo necessariamente annoverare le numerose conversioni, alcune delle quali destinate a far parte indelebilmente della nostra storia.
Come non citare, ad esempio, Pantaleone Laudisa e le sue tre figlie, Ofendia, Amelia e Fiordisa Primo maggio, Nicola Pantaleone, originario di San Cesareo (Lecce), aveva ricevuto la testimonianza evangelica negli anni 20 a Milano. Pantaleone, come preferiva essere chiamato, era personaggio del tutto particolare. Autodidatta esercitava con successo il mestiere di scultore e architetto; propugnatore delle idee socialiste, come ben si può cogliere nel nome di una delle figlie, era uno dei baluardi del mondo operaio del Salento. Dell’eclettico Pantaleone ci rimane perfino una lettera, che scrisse all’allora capo del governo Giovanni Giolitti.
Nel 1922 giunse a Roma, ed accettò la testimonianza pentecostale insieme a tutta la sua famiglia, dalla quale emerse presto la figura di Fiordisa; che oltre a possedere un diploma di scuola media superiore, la patente, allora rarissima fra le donne, era dotata di un’intelligenza e di un carattere non comuni.
L'allora conduttore della comunità Ettore Strappaveccia impiegò Fiordisa come segretaria della ditta di costruzioni da lui diretta, mentre in seno alla comunità, si trovò ben presto a far parte del gruppo direttivo insieme ad Angela Gariglio Paretti, curando ad esempio la corrispondenza con i responsabili delle varie comunità e l'organizzazione dei Convegni nazionali del 1928 e 1929.


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