Un Vangelo a caso

 

Giovanni 6,52-66

52 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53 Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
59 Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. 60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». 61 Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64 Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65 E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
66 Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

La basilica di Vèzelay stupisce ed inquieta. Per la sua posizione, nel cuore della Borgogna, sulla via che conduce a Santiago, per la sua architettura romanica perfetta che la rende la più grande e meglio conservata chiesa dell’epoca, per i suoi colori e la sua luce, per essere passata alla storia come custode delle reliquie di Maria Maddalena.
Qui, nel medioevo, migliaia di pellegrini venivano a chiedere misericordia, a imparare da colei che, più di ogni altro discepolo, aveva incontrato la compassione di Cristo.
Qui, ancora oggi, intatta, la forza delle pietre e dei capitelli, del timpano mozzafiato, della delicatezza delle sculture. Molti amanti dell’arte conoscono lo splendido Cristo in gloria che troneggia o il capitello del mulino mistico. Pochi, pochissimi, conoscono il capitello di Giuda. Perché si trova in alto, all’imposta della crociera, il primo entrando a destra.
Le foto, oggi, ci permettono ci colmare la distanza fisica che ci separa dall’osservazione di questo capitello posto a venti metri dal suolo.
Forse non quella spirituale.
Da un lato il capitello racconta l’impiccagione di un Giuda disperato, travolto dai suoi sensi di colpa, incapace di perdonarsi. Il volto inquieto, la lingua penzoloni, diavoli orribili che lo circondano. La classica rappresentazione truculenta e violenta del traditore.
Del discepolo, direbbe san Giovanni nel suo vangelo, dell’apostolo.
Troppo semplice dividere gli uomini in buoni e cattivi. Il confine passa dentro di noi, non fuori.
Ma è l’altro lato della storia che sconvolge. Che osa.
Un uomo porta sulle spalle Giuda esanime.
Il volto è quasi deforme, in una smorfia incomprensibile.
Chi è? Che fa?
Molte interpretazioni fanno impazzire gli storici.
Ma chi conosce il vangelo sa cosa dice quel capitello. Sa cosa ha osato pensare l’artigiano che l’ha scolpito e il monaco che l’ha ispirato.
Quell’uomo vestito con la tunica corta è un pastore. Il buon pastore che porta sulle spalle la pecora perduta. La smorfia divide in due parti esatte il volto: una è accigliata e triste per la morte di Giuda. L’altra sorride perché, ora, Giuda è salvo.
O, se volete, la smorfia è segno della fatica che Dio fa per incontrarci.
Come diceva Gesù a Santa Caterina: se gli uomini sapessero che cosa è diventato Giuda, abuserebbero della mia compassione.
Nella basilica di Maria Maddalena si poteva osare tanto.
Alla fine del percorso fatto dal pellegrino, uscendo dalla porta della rinascita, l’ultimo capitello che lo accompagna è quello del debordamento della misericordia.

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