Carlo Salvemini 2018: questo Primo Maggio è per me diverso dai precedenti

Molto bello l'intervento dell'anno scorso di Carlo Salvemini, lo ripropongo a me stesso perché ho provato piacere nel leggere le sue parole e a tutti i miei amici di Facebook per riflettere, per capire. Capire cosa? Che secondo la mia opinione, senza la collaborazione di tutti con la relazione umana chiamata democrazia, non potremo far nulla, vedremo istituzioni impotenti e saremo noi stessi impotenti. Nessuna delle oligarchie, nemmeno le più illuminate, potranno mai risolvere questo problema che è possibile affrontare solo in conversazioni che ci vedano tutti coinvolti per riuscire a concordare un "progetto comune sul lavoro" per tutti quelli che vogliono lavorare.
Antonio Bruno Ferro

questo Primo Maggio è per me diverso dai precedenti.
Da sindaco della città in questi mesi non c’è stato giorno che non abbia ricevuto una richiesta di lavoro: giovani madri che chiedono un’occasione per crescere senza angoscia i loro figli, quarantenni disoccupati da mesi, artigiani che hanno chiuso il laboratorio, laureati che non riescono ad avere un’opportunità, diplomati che passano da un’esperienza precaria ad un’altra, ex detenuti che non vogliono più inciampare in brutte esperienze, professionisti piegati da una crisi che non è ancora finita alla ricerca di un incarico.
Ognuno di loro vede nel sindaco una speranza.
La cartellina che sulla mia scrivania raccoglie i curriculum diventa sempre più gonfia.
È mortificante, doloroso, frustrante deludere le aspettative, leggere negli occhi lo stupore nello scoprire che non riesco ad essere la soluzione ai problemi.
Un’impotenza del ruolo che molti ignorano ancora convinti che nella stanza del sindaco si possano garantire possibilità occupazionali.
Non è più così, purtroppo. Le politiche pubbliche a livello locale devono migliorare il contesto sociale ambientale civile necessario ad innescare percorsi di sviluppo. Non riescono più - come pure è accaduto in passato - a dare soluzioni individuali. Che sono troppe e diversificate per poter essere gestite senza incorrere in ingiustizie, discrezionalità, favoritismi, abusi.
Oggi che si celebra la Festa del Lavoro mi passano davanti agli occhi i loro sguardi preoccupati, afflitti, speranzosi, dignitosi.
Mi sento di chiedere loro scusa se non riesco ad essere quello che si aspettavano.
Per alleggerire il peso di questa responsabilità mi ripeto le parole di Papa Francesco:
“non c’è peggiore povertà di quella che non ci permette di guadagnarci il pane, che ci priva della dignità del lavoro.”
Mi ricordano la dimensione globale di un problema che non può poggiare sulle spalle di un singolo.

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