MOBILITAZIONE PER IL CLIMA: I Fridays for Future tornano in piazza per la “resistenza climatica” Se non ci ascoltiamo quando conversiamo, andremo dritti verso l’estinzione

MOBILITAZIONE PER IL CLIMA: I Fridays for Future tornano in piazza per la “resistenza climatica” Se non ci ascoltiamo quando conversiamo, andremo dritti verso l’estinzione


Ferdinando Cotugno ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI oggi 7 ottobre 2023 in cui ci informa che ieri i Fridays for Future, hanno fatto lo sciopero per il clima di inizio autunno e scrive:

“Lo schiaffo è arrivato dal Copernicus Climate Change Service: i dati sull'aumento delle temperature fanno paura. Globalmente, settembre non è stato solo il più caldo settembre di sempre, ma anche il mese con la massima anomalia termica mai registrata in tutti i set di dati: +1.75°C rispetto alle medie pre-industriali.”

Io voglio fare una riflessione partendo da un presupposto ovvero che oggi la vita può essere definita come prima e dopo il Covid-19 .

Il prima, lo sappiamo, è il mondo senza pandemia. Un mondo senza la paura del contagio di un virus incomprensibile. Un mondo senza quarantena e senza aspettative urgenti dell’annuncio di un vaccino. Una vita che se la guardi dalla prospettiva di oggi, appare di una certa calma.

E il futuro? Non c'è ancora chiarezza. Ma per molti aspetti non è più la stessa cosa,

Il covid è la conseguenza di tutto ciò che abbiamo fatto. Questo nostro fare è cominciato ad accadere più di 20 anni fa. È da più di 20 anni, che si riflette su ciò che è vivo e su ciò che è umano.

Di fronte a una crisi sanitaria, umana ed ecologica, io voglio dire a tutti che se non troviamo rispetto reciproco e collaborazione, non genereremo alcun cambiamento finalizzato al benessere dell’umanità. Tanto per capirci, dai miei studi e dalle mie osservazioni sono giunto a questa conclusione e posso assicurare che se non lo faremo, se non troviamo rispetto reciproco e collaborazione, senza o con una pandemia, andremo dritti verso l'estinzione.

Gli organismi viventi e ogni essere umano oggi si trovano ad affrontare una prova: una crisi umana ed ecologica, in cui la strada FONDAMENTALE PER USCIRNE è il recupero della convivenza democratica.

Tutti e in tutto il mondo ci siamo trovati ad affrontare una minaccia esterna condivisa. Il Covid-19 potrebbe avere la particolarità di farci riflettere sulla necessità e l’urgenza che è essenziale riorganizzarsi socialmente, aiutarsi e cooperare. Il Sars -CoV-2 – il virus che causa il Covid-19 – è stato un richiamo alla coscienza. Possiamo ricordare che gli esseri umani esistono solo in relazione ad altri esseri umani, e questo è un momento storico e una grande opportunità per prendere coscienza di sé.

Siamo un'unità biologico-culturale come umanità e possiamo uscire dalla crisi che stiamo vivendo solo smettendo di competere; per cui tutti possiamo iniziare a collaborare, correggendo i nostri errori nel rispetto reciproco, operando in un progetto comune.

La pandemia di coronavirus ha messo in luce le debolezze della società di mercato e dell’iperindividualismo. E la scienza, in questo senso, viene guardata con occhi diversi, nella misura in cui si comprende che la scienza è un aspetto per comprendere ciò che accade nella nostra vita quotidiana.

Ma non è che la scienza sia diventata più rilevante. Possiamo ricordare tutti che durante la pandemia gli occhi delle persone e dei paesi erano puntati sulla ricerca scientifica, perché era la ricerca degli scienziati che poteva trovare un modo per porre fine alla pandemia attraverso un vaccino che ci avrebbe protetto dal virus.

Ma dobbiamo riflettere sul fatto che il mondo è molto più vulnerabile di quanto si credesse in precedenza. È bastato un piccolo virus. Un virus che avanzò con tale letalità da farci sembrare quotidiani i resoconti che leggevamo secoli fa sulla peste nera. La crisi che abbiamo vissuto ci fa ripensare al dolore che ha bussato alla nostra porta, ci rende consapevoli del nostro rapporto con noi stessi e con il mondo.

Il significato della cooperazione e della collaborazione sociale oggi è proprio il modo di vivere che può evitarci nuove crisi. Paradossalmente, la cooperazione e la collaborazione sociale non implicano l’essere in gruppi, oggi viviamo la collaborazione sociale sapendo che siamo in relazione con tutti gli altri esseri viventi e con l’ambiente.

Pertanto, l’impatto sociale dei CAMBIAMENTI CLIMATICI dipenderà in gran parte dalla nostra volontà o meno di collaborare. Se non siamo disposti a collaborare adesso per fermare i cambiamenti climatici, l’effetto sarà disastroso.

La collaborazione deve esprimersi non pensando che il cambiamento climatico è un appello della natura all’umanità a reagire, ma piuttosto con la comprensione che il mondo naturale nel suo funzionamento spontaneo non si preoccupa di ciò che fanno gli esseri umani. Il cambiamento climatico, la scarsità d’acqua e la minaccia dei virus non è una preoccupazione del Mondo naturale. Al mondo naturale non interessa affatto cosa può accaderci senza acqua o con il virus, né interessa affatto se il visus abbia trovato o meno un ospite adatto per la sua riproduzione. Siamo noi, esseri umani, che riflettiamo, parliamo e prendiamo decisioni e che dovremmo preoccuparci del mondo che generiamo nella nostra convivenza.

Sono assolutamente deciso e categorico nell’indicare che, se non ci ascoltiamo e non troviamo il rispetto reciproco, l’onestà e la collaborazione, che è la convivenza democratica, non genereremo alcun cambiamento orientato al benessere dell’umanità e noi tutti esseri umani, senza una pandemia virale o con essa, andremo dritti verso la nostra estinzione.

Se non siamo disposti a riconoscere che abbiamo le conoscenze necessarie per agire adeguatamente di fronte a queste distorsioni ecologiche generate dal modo di vivere umano, ciò ci porterà a un disastro sociale. Se non scegliamo di agire in base alla conoscenza che abbiamo, significa che siamo stupidi o in malafede.

Noi esseri umani siamo gli unici esseri viventi che possono agire consapevolmente per evitare il disastro sulla biosfera che queste distorsioni ecologiche porteranno sul futuro della nostra convivenza sociale biologico-culturale. La prima e ultima medicina è ritrovare noi stessi nell'amare, ritrovarci nell'amore lasciandoci apparire, in una convivenza democratica che ci permetta di parlare e riflettere, scegliendo tra tutti gli esseri umani, cioè tra tutte le persone, le azioni che preservano l'armonia e il benessere tra noi e con la biosfera.

Buona riflessione

MOBILITAZIONE PER IL CLIMA: I Fridays for Future tornano in piazza per la “resistenza climatica”
FERDINANDO COTUGNO
MILANO
Gli attivisti del clima sono tornati in più di trenta piazze italiane. Il principale bersaglio della manifestazione è il negazionismo istituzionale
La carezza del papa e lo schiaffo dei dati sul clima
Sono tornati in piazza ieri i Fridays
for Future, per lo sciopero
per il clima di inizio autunno,
in un autunno che non è ancora
meteorologicamente cominciato.
Questa settimana, prima di manifestare,
hanno ricevuto una
carezza e uno schiaffo: la carezza
è stata quella di Papa Francesco,
che nella sua esortazione
apostolica Laudate Deum ha riconosciuto
il loro ruolo, passato
e presente: colmare il vuoto
politico intorno a loro.
Lo schiaffo è arrivato dal Copernicus
Climate Change Service: i
dati sull'aumento delle temperature
fanno paura. Globalmente,
settembre non è stato solo il
più caldo settembre di sempre,
ma anche il mese con la massima
anomalia termica mai registrata
in tutti i set di dati:
+1.75°C rispetto alle medie
pre-industriali.
Gli scienziati hanno iniziato a
trasmettere apertamente e pubblicamente
la propria paura, come
ha fatto via Twitter/X uno
dei climatologici più famosi a
mondo, Ed Hawkins, elencando
solo aggettivi che avevano a
che fare col terrore puro.
In questo contesto sono scesi
in piazza i giovani di Fridays
for Future, poco meno di 10mila
a Roma, poco più di 2mila a
Milano, quasi altrettanti nella
Torino ancora scossa dagli
scontri di questa settimana. In
tutto hanno manifestato in
una trentina di città.
Lo slogan era "Resistenza climatica”,
una scelta lessicale che dice
molto sul momento storico,
a quasi un anno dall'insediamento
del governo Meloni.
«Abbiamo il peggior governo
che potessimo immaginare»,
spiega Giacomo Zattini, uno
dei portavoce nazionali del movimento,
impegnato a organizzare
uno degli scioperi più delicati,
quello nella sua Forlì ancora
ferita dall'alluvione di maggio.
«L'unico pensiero che possiamo
fare è resistere contro il loro
negazionismo e contro il fatto
che tutte le loro politiche sono
contro il futuro di noi giovani.
La destra ha fatto partire la
sua campagna elettorale per le
elezioni europee e stiamo già
vedendo come sia incentrata
sull'ostilità alla transizione».
Non solo l’Italia
Non è solo la destra italiana ad
aver scelto questa strategia, in
Germania domenica si vota in
Assia e Baviera, l'estrema destra
di AfD ha costruito la sua
ascesa, che almeno nei sondaggi
sembra notevole, anche opponendosi
alla conversione
ecologica del riscaldamento degli
edifici, al punto che un articolo
diPolitico EU si chiedeva,
pochi giorni fa: "La democrazia
liberale finisce con le pompe di
calore?”.
È una linea simile a quella anti-
elettrico di Salvini o di ritorno
al fossile del premier britannico
Sunak, che si è mangiato
cinque anni di impegni di governi
del suo stesso colore politico.
I movimenti per il clima erano
nati prima della pandemia per
aprire gli occhi al mondo sul
fatto che ci fosse un'emergenza
climatica, per farsi postini per
il messaggio della scienza.
Il loro compito, a metà degli anni
Venti, è molto più complesso:
difendere le ragioni della
transizione ecologica, mentre
questa è bersaglio di populismi
e negazionismi.
Non è un momento facile per loro:
a Bologna ci sono tre attivisti
di Extinction Rebellion in
sciopero della fame (uno da oltre
dieci giorni) per chiedere alla
regione di anticipare i suoi
obiettivi di neutralità climatica.
Ultima generazione iniziava
un anno fa un ciclo di proteste
radicali a base di azioni nei musei
e blocchi stradali che sembra
aver esaurito la sua forza, lasciando
dietro una scia di processi.
Gli scioperi di Fridays for Future
continuano a essere un appuntamento
importante, di fatto
insostituibile e senza alternative,
ma non attirano più i
numeri di un tempo.
Lo sciopero è anche un tentativo
di costruire alleanze: scendono
oggi con la Cgil in piazza a
Roma e si uniscono con gli universitari
della protesta delle
tende. Tutti i movimenti sembrano
sospesi tra il desiderio di
inasprire il conflitto e quello di
impegnarsi di più nella politica
istituzionale, soprattutto in
vista delle amministrative del
prossimo anno. «La nostra manifestazione
a Forlì, dove si vota
l'anno prossimo, ha proprio
l'obiettivo di evocare la nascita
di una lista civica legata all'ecologia
», spiega Zattini.
«Qui le strade sono state ripulite,
ma ci sono tantissime persone
disperate, che sono rimaste
senza più niente, e noi dobbiamo
comunque passare il tempo
a smontare le cavolate negazioniste
sul clima o sul fatto
che la transizione ecologica sia
contro la giustizia sociale».
È questo il paradosso dell'Italia
2023 che hanno di fronte i Fridays
for Future: l'anno in cui la
crisi climatica ha accelerato i
suoi effetti è stato anche quello
in cui il negazionismo è tornato
a imperversare nel dibattito
pubblico.

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