Italiani brava gente




1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
(Articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Assemblea Generale delle Nazioni Unite 10 dicembre 1948)
Noi europei che viviamo in Italia, insieme agli altri europei, ogni giorno calpestiamo i diritti umani e se avete un po’ di pazienza vi spiegherò perché.
Oggi a Lecce nel Teatro Paisiello vari rappresentanti delle Organizzazioni non governative hanno testimoniato quanto segue.
L’Italia dopo la strage di Lampedusa dove persero la vita 339 persone, con l’operazione Mare Nostrum ha raccolto molte persone che provenivano dall’Africa perché nella traversata verso le coste italiane migliaia di bambini, donne e uomini morivano.
Invece di organizzare insieme a tutti i Paesi dell’Europa questi viaggi per gli africani che volessero venire in Europa ci siamo messi a fare i salvataggi in mare. E già questo è molto ma molto strano. Probabilmente serviva a mettere a posto la coscienza. Ci siamo detti: “E’ vero che non li vogliamo, è vero che non li facciamo entrare legalmente, ma almeno non li lasciamo morire affogati in mare”.
Poi gli altri paesi Europei ci hanno detto che noi, attraverso questi salvataggi, in pratica istigavamo gli africani a intraprendere viaggi verso l’Europa.
Invece di rispondere che nessuna persona al Mondo abbandona a cuor leggere la terra in cui è nata, ci siamo messi in riga e abbiamo partecipato nel novembre del 2014 all’operazione, nell’ambito di Frontex denominata Triton. In pratica abbiamo collaborato al fine di respingere gli africani che desideravano venire a vivere in Europa.
Dal 1º febbraio 2018 l’Operazione Themis sostituisce Triton. Anch’essa si sviluppa nell’ambito di Frontex.
Durante tutto il periodo le Ong pensano loro a salvare vite umane.
Poi c’è il Ministro Minniti che va in Libia a trattare con un paese che a detta di tutti è “non sicuro” al punto che l’ambasciatore italiano non è in Libia ma a Roma per motivi di sicurezza.
Dopo l’accordo con Minniti Annalisa Camilli (giornalista, Internazionale) presente al Paisiello testimonia davanti a tutti che gli africani che volevano venire in Italia vengono reclusi, torturati e uccisi dai libici.
Il risultato è che le navi delle Ong pur navigando nel Mediterraneo non incrociano più barconi con africani da salvare.
E dove sono gli africani che vogliono venire in Europa?
Annalisa Camilli (giornalista, Internazionale) presente al Paisiello testimonia davanti a tutti che gli africani che volevano venire in Italia vengono reclusi, torturati e uccisi dai libici.
Ora io voglio fare una domanda a tutti noi europei italiani, o almeno a voi europei italiani che mi leggete. La domanda è la seguente:
I cittadini africani che vogliono venire in Europa hanno gli stessi diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani?
A quelli che hanno risposto si, ricordo che quindi, anche i cittadini africani hanno i diritti sanciti dall’articolo 13 e quindi hanno il diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
Se la risposta è no allora devo fare un’altra domanda: se non è applicabile ai cittadini africani la dichiarazione dei diritti umani, significa che gli stessi non sono esseri umani?
Non ve la porto alla lunga. Siccome la maggioranza schiacciante dei cittadini europei residenti in Italia osanna le politiche migratorie del governo che sono finalizzate a respingere ogni tentativo che mettono in atto i cittadini africani per raggiungere l’Europa, allora di fatto ci comportiamo con loro come se non avessimo a che fare con esseri umani.
Siccome noi desideriamo essere delle Brave persone, non so, se dopo questa riflessione, possiamo sentirci così bravi come pensiamo di essere.

Antonio Bruno Ferro


Commenti

Post popolari in questo blog

Gli esami di Stato del 1976

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...

Il pensiero filosofico di Humberto Maturana: l'autopoiesi come fondamento della scienza