Come restituire un sentimento unitario e solidale a questo Paese di isterici simulatori e curve di ultrà?



L’Italia sembra un Paese di isterici simulatori e curve di ultrà. È quello che si trae dall’ascolto delle persone che si interessano ancora alla vita sociale del nostro Paese e dalla lettura dei post nei Social Network. Tutti sanno che tutti fanno finta di interessarsi dei cittadini, per ottenere il consenso che consenta loro di esercitare IL POTERE, che si traduce nell’esclusione dei politici che hanno ottenuto minori consensi rispetto a quelli che, invece, ne hanno ottenuti di più.
È una vera e propria “bulimia” di voti popolari che riguarda tutti quelli che oggi sono in Parlamento, anche stavolta, nessuno escluso.
Un tossicodipendente cerca la sua sostanza stupefacente e, se non si disintossica, nessun discorso potrà sottrarlo da questa sua unica quotidiana occupazione.
Il politico ha questa caratteristica perché la sua sostanza stupefacente è il potere e questo politico il cinema italiano lo ha messo in scena ricorrendo a maschere (il divo, il duce, il caimano). Tutto ciò perché dopo settant'anni di democrazia il nostro immaginario del potere è ancora legato all'idea di intrigo, congiura, complotto, cospirazione e perché l'idea che il potere possa anche essere "buono" è estranea al nostro sentire.
Oggi la situazione è questa e l’intrigo, la congiura, il complotto e la cospirazione sono tutti comportamenti messi in atto da persone che costruiscono recinti o, come si sta dicendo in queste ore, perimetri, nei quali far confluire alcuni politici che intrigano, congiurano, complottano e cospirano per escludere altri politici.
Le motivazioni “ufficiali” dell’esclusione sono le più disparate si dice che si esclude tizio o quel partito in quanto capeggiato da pericolosi tiranni che possono mettere in pericolo le libertà democratiche, oppure perché sono dei traditori del patto fatto nel perimetro definito precedentemente o ancora semplicemente perché si dice che sono al servizio di qualche Stato o Potenza estera e chi più ne ha, più ne metta. Invece semplicemente si tratta di un manipolo deciso di donne e uomini decisi che vogliono conquistare il potere escludendo gli altri manipoli!
Possibile che non sia chiaro a tutti che questi comportamenti a cui abbiamo assistito e assistiamo non dipendono dalle idee dei partiti né da quelle degli uomini che in essi militano e che divengono rappresentanti nelle Istituzioni?
C’è un modo per restituire un sentimento unitario e solidale a questo Paese ed è quello di conservare la cultura della collaborazione abbandonando con un sorriso quella della competizione.
Ho letto poco fa un post di Luigina Carrozzini, una persona che stimo molto, che vi riporto:

<<...all'inizio ho cancellato tanti amici di destra e di sinistra perché le buone idee non hanno ideologia...e vabbè ...poi vi siete messi con la lega e ho cancellato quelli del PD ...mo’ vi state mettendo col PD e sapete che faccio? Cancello a voi che mi avete rotto il cazzo 😠>>

Questa è la dimostrazione che la cultura della competizione, una volta che la si conservi, ha la conseguenza di comportamenti tesi ad escludere, sempre gli stessi, risalenti a migliaia di anni fa quando questa cultura, proveniente dall’Oriente, si affermò in Europa, soppiantando la cultura della collaborazione che l’ha preceduta e che si è conservata in tutti noi nei primi anni della nostra vita.
A conferma del bel post di Luigina c’è l’intervento di Massimo Gramellini nella prima pagina del Corriere della sera di oggi che riporto di seguito.
Se non decidiamo di conservare la cultura della collaborazione è inutile illuderci perché rimarremo delusi.

Antonio Bruno Ferro




IL CAFFÈ di Massimo Gramellini
Gli spaccati
Riassumendo per noi casalinghe di Voghera.
Il Pd è spaccato tra Renzi che vuole andare al governo pur di avere il tempo di farsi un partito e Zingaretti che non vorrebbe, ma deve fare finta.
I Cinquestelle sono spaccati tra Di Maio che vuole restare al governo, altrimenti non sa dove andare, e Di Battista che vuole andare alle elezioni, così le perde e manda a casa Di Maio.
I leghisti sono spaccati tra Salvini che non sa più cosa vuole e Giorgetti che vuole comunque il contrario.
Anche i berluscones sono spaccati tra chi vorrebbe mettersi con un Matteo e chi con l'altro.
Soltanto i Fratelli d'Italia non sono spaccati, forse perché sembrano gli unici ad avere un leader con gli attributi: la Meloni.
Ci vorrebbe un maestro di kintsugi, l'arte giapponese di riparare i vasi screpolati con l'oro. Purtroppo il maestro manca. E manca anche l'oro. Ma non si sono spaccati solo i partiti. Persino i singoli capi, tra sé e sé. Salvini si aggira come Amleto con in mano, al posto del teschio, un telefonino per i selfie e una fetta di pane e nutella. A Di Maio non hanno ancora spiegato se deve fare il governo giallorosso con Zingaretti o con Totti. Quanto a Renzi, che ha appena rotto con l'uomo più mite del mondo, Gentiloni, non resta ormai che azzuffarsi da solo davanti allo specchio, come De Niro in Taxi Driver. Per fortuna, a restituire un sentimento unitario e solidale a questo Paese di isterici simulatori e curve di ultrà, da oggi ritorna il campionato di calcio.


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