PERIFRASTICO
PERIFRASTICO
Nadia Urbinati, titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York, ha scritto un articolo pubblicato sul quotidiano DOMANI oggi che sostiene il modo di parlare della Signora Elly Schlein.
Solo due parole: ognuno parla come vuole, nessuno ha il potere di dirmi come devo parlare io. Tutto qui. Ad esempio quando ho letto la frase che segue:
“Bisogna abbracciare prospetti dinamici che esprimano paradigmi virtuali di impatto permanente e perifrastico! (Elly Schlein)”.
Siccome non capivo cosa significasse PERIFRASICO, sono andato a vedere sul vocabolario ed è stato tutto chiarissimo! Se avete voglia di capire potete farlo, se non vi interessa capire, avete tutto il diritto di rimanere nel vostro modo di vivere.
Infine ognuno parla come meglio desidera e quindi NON HA ALCUN POTERE DI OBBLIGARE qualcuno ad ascoltarlo. A chi piace ciò che dico, continuerà ad ascoltarmi o a leggermi, a chi non piace non leggerà e non ascolterà come è suo diritto.
Buona riflessione
RETORICA POPULISTA CONTRO LA SEGRETARIA
La campagna contro Schlein e la politica che parla alla pancia
NADIA URBINATI politologa
“Bisogna abbracciare prospetti
dinamici che esprimano
paradigmi virtuali di impatto
permanente e perifrastico!
(Elly Schlein)”. Questa
e altre simili frasi senza senso
attribuite alla segretaria
del Pd circolano da giorni
sui social, lasciando interdetti
coloro che credono che
si tratti davvero di una citazione
e coloro che colgono la
propaganda lanciata dalla
destra e dai suoi consci o inconsci
sostenitori per indebolire
il maggiore partito di
opposizione. È una strategia
retorica populista che invita
ad identificare la leader democratica
con una minoranza
elitaria, lontana dal popolo.
“Non parla come il popolo”,
“non parla come mangia”,
“non parla con empatia”,
“sembra una studentessa
sotto esame”, “parla come
se si rivolgesse ai suoi amici”,
ecc.
Lo scatenamento di questo
metodo di denigrazione rivela
il tenore di un’opinione
pubblica incivile, che per
nullificare i contenuti (proprio
quando sono difficili
da contestare) usa la strategia
della demolizione di chi
li propone. In questo modo,
invece di parlare del pessimo
accordo tra Roma e Tunisi
(criticato largamente in
Europa), in Italia ci si sofferma
sul termine usato da
Schlein qualche giorno fa a
Otto e Mezzo: il governo italiano
usa la politica dell’esternalizzazione.
I lavoratori precari italiani
sanno che cosa sia l’esternalizzazione,
lavorando per
cooperative e aziende che sono
appaltate per svolgere
parti di un lavoro per un
azienda madre, la quale può
così lucrare su un lavoro eseguito
a costi più bassi di quelli
che avrebbe se assumesse i
lavoratori.
Esternalizzare significa far
fare ad altri il lavoro sporco,
nascondendo la responsabilità
per l’eventuale danno ai
lavoratori (o ai migranti).
Non è poi così difficile da capire
dopo tutto. Parla di deresponsabilizzazione.
Ma quella
parola ha provocato un putiferio
sui social, facendo divertire
(che è sano e legittimo)
e scatenando il sarcasmo
(anch’esso sano e legittimo).
L’esito di quel divertimento
più che legittimo
non è per nulla ironico. L’esito
è pagare dazio alla logica
populista che vuole il semplicismo
(da non confondersi
con la semplicità), che vuole
che la parola sia propaganda
urlata e scandita emotivamente.
Proprio come fa Giorgia Meloni
quando veste i panni
della pasionaria sovranista
– sarebbe interessante sapere
come i traduttori del suo
discorso all’Onu abbiano reso
il termine “scafista” nelle
loro lingue che la presidente
ha usato per indicare un nemico
dell’umanità al quale
dichiarare guerra e chiedere
l’intervento delle Nazione
Unite. Ma quella parola per
noi italiani è facilissima, anzi
semplicissima.
Si vuole dunque una lingua
che arrivi alla pancia, salvo
poi lamentare una politica
che parla alla pancia, dimenticando
le critiche al linguaggio
difficile e prendendo a
castigare il semplicismo. Da
un estremo all’altro. L’opinione
competente che dovrebbe
guidare il giudizio
pubblico si fa in questo modo
attenta generatrice di audience:
quanti click ha avuto
quell’articolo? Quanti follower
ha scatenato quella bastonatura
linguistica? Un
metodo che eleva e butta giù
persone e leader con velocità;
che non lascia articolare
un argomento perchè la logica
dell’interlocuzione pubblica
è quella di Twitter: in
due parole che parlino alla
pancia si deve esprime il senso
delle cose.
Non c’è tempo per spiegare.
Ha un effetto civico riascoltare
le interviste di Enzo Biagi
ai politici e alle politiche
del suo tempo, conversazioni
a tratti difficili per le orecchie
di oggi, abituate ad
ascoltare la pancia.
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